l'altro punto di vista

Fake news, Avaaz: ‘Pagine chiuse grazie a nostra inchiesta. Facebook deve fare di più per la democrazia’

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Christoph Schott, Direttore della campagna di Avaaz: ‘Facebook ha fatto un buon lavoro nel chiudere queste pagine, ma il fatto che un'azienda multimiliardaria debba appoggiarsi a un'inchiesta finanziata dal basso di Avaaz per difendere la democrazia in Europa la dice lunga. Facebook deve fare di più, e deve farlo con urgenza”.

Senza l’indagine di debunking della Ong Avaaz, Facebook non avrebbe mai chiuso 23 pagine italiane con quasi 2,5 milioni di followers, oltre la metà a sostegno di Lega e 5 Stelle, che condividevano fake news. Pagine, che a circa 15 giorni dalle elezioni europee che si terranno in Italia domenica 26 maggio, avrebbero continuato a condividere informazioni false e contenuti divisivi sui migranti, vaccini, ecc., con l’obiettivo di aumentare la polarizzazione degli utenti-elettori e sperare anche di influenzare l’esito elettorale.

Leggendo i titoli che riportano la notizia, il merito sembra essere attribuito a Facebook, che in questa vicenda ha fatto ben poco se non limitarsi solo a cancellare le pagine. Il grande lavoro di fact-checking è stato condotto da Avaaz, il movimento cittadino globale, che ha presentato i risultati dell’indagine a Facebook il 3 maggio.

Facebook, infatti, ha agito dopo che Avaaz ha segnalato numerose violazioni delle Condizioni d’uso della piattaforma, come cambi di nome che hanno trasformato pagine non politiche in pagine politiche o partitiche; l’uso di profili falsi; contenuti d’odio (hate speech); comportamenti non autentici o di spam delle pagine.

La pagina più attiva era “Vogliamo il movimento 5 stelle al governo”, una pagina non ufficiale a sostegno del Movimento 5 Stelle. Un esempio di fake news condivisa dalla pagina è la falsa citazione attribuita allo scrittore e giornalista anti-mafia Roberto Saviano, secondo la quale avrebbe detto che avrebbe “preferito salvare i migranti che le vittime italiane dei terremoti”. Non l’aveva mai detto, ma è stato obbligato a negarlo pubblicamente.

La più attiva pagina a sostegno della Lega tra quelle chiuse, “Lega Salvini Premier Santa Teresa di riva”, è stata quella che di recente ha maggiormente condiviso un video che mostrava migranti intenti a distruggere una macchina dei carabinieri. Il video, che ha quasi 10 milioni di visualizzazioni, è in realtà una scena di un film e la bufala è stata smascherata molte volte negli anni, ma continua ad essere condiviso.


“Facebook deve fare di più, e deve farlo con urgenza se vuole difendere la democrazia”

La dichiarazione del direttore della campagna di Avaaz, Christoph Schott, mette alla berlina i limiti di Facebook sulla gestione delle fake news: “Tutto questo è l’ennesima prova che esistono reti che condividono disinformazione e notizie false allo scopo di alimentare odio e divisioni, proprio in vista delle elezioni europee. Facebook ha fatto un buon lavoro nel chiudere queste pagine, ma il fatto che un’azienda multimiliardaria debba appoggiarsi a un’inchiesta finanziata dal basso di Avaaz per difendere la democrazia in Europa la dice lunga. Facebook deve fare di più, e deve farlo con urgenza.”

Perché Facebook non ha cancellato prima, spontaneamente, queste pagine di fake news? Prima di questa azione e secondo la policy aziendale, il social network “non cancella le fake news, ma quando uno degli istituti di fact checking con cui collaboriamo, ci segnalano i post con notizie false, noi le abbassiamo nel news feed”, ha detto pubblicamente il 17 gennaio scorso, Laura Bononcini, Public Policy Director di Facebook Italia. Noi di Key4biz le abbiamo chiesto allora perché non le cancella? Bononcini ci ha risposto: “Non siamo un’Autorità Garante o un giudice in grado di dire cosa si può cancellare e cosa no”. Evidentemente a Facebook le fake news fanno comodo, perché, paradossalmente, sono tra i contenuti che generano più traffico sul social.

Ma Facebook se vuole smettere di “mettere a rischio le democrazie”, parafrasando le parole Carole Cadwallard, la giornalista che ha scoperto lo scandalo di Cambridge Analytica, deve fare di più e deve farlo con urgenza, come ha anche invocato Christoph Schott direttore della campagna di Avaaz, che infatti chiede a Facebook di “verificare con urgenza, e agisca in linea con le sue stesse regole per ridurre la portata della disinformazione di tali gruppi e pagine”. Può farlo. Ma prima Mark Zuckerberg deve decidere se è più importante il traffico sul social, generato anche dalle fake news, o una piattaforma affidabile in grado di veicolare solo news autentiche, dove l’aggettivo “autentico”, non riguarda solo il contenuto ma, prima di tutto, il processo di raccolta, verifica e produzione della notizia.