Lo scontro

Facebook e la rivolta degli azionisti. Perché vogliono cacciare Mark Zuckerberg

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Tempi difficili per il CEO del social network dove la sua leadership è messa a dura prova dagli azionisti. Ma al momento Zuckerberg non può essere cacciato.

Tempi difficili per Facebook, dove la riunione dei vertici andata in scena nei giorni scorsi all’Hotel Nia di Menlo Park ha svelato ‘disordini’ e tensioni tra gli investitori della società.

Gli azionisti indipendenti hanno sostenuto due proposte per indebolire il potere di Mark Zuckerberg.

La prima è che circa il 68% degli investitori ordinari, coloro che non fanno parte della direzione o del consiglio di amministrazione, vogliono cacciare Zuckerberg come presidente e portare una figura indipendente a presiedere il consiglio dell’azienda di Menlo Park.

Questione etica

I motivi di questo allontanamento sarebbero due.

Il primo è che gli azionisti sono furiosi per il modo in cui Zuckerberg ha gestito i vari scandali di Facebook legati alla privacy, tra cui l’interferenza elettorale sul social network nel 2016 con l’elezione di Donald Trump e la gigantesca violazione dei dati di Cambridge Analytica lo scorso anno. Pensano che la società trarrebbe beneficio da un presidente nuovo ed indipendente. Inoltre gli azionisti ritengono Zuckerberg e tutta la sua squadra siano gli unici responsabili degli scandali.

Questione finanziaria

Il secondo motivo è relativo al crollo del valore delle azioni.

Nonostante il fatturato dell’azienda vada a gonfie vele – vedi le ultime trimestrali – il prezzo delle azioni è crollato drammaticamente lo scorso anno dopo il disastro di Cambridge Analytica. Lo stock non si è completamente ripreso dopo aver toccato un massimo di 217,50 dollari il 25 luglio dello scorso anno. Le azioni sono scese del 7,5% a 164,15 dollari a seguito delle notizie della nuova potenziale indagine dell’Antitrust americana di ieri.

Azioni Classe A e Classe B

La seconda proposta degli azionisti è rottamare la struttura azionaria di doppia classe di Facebook. La proposta è stata sostenuta dall’83,2% degli azionisti esterni.

Attualmente, gli azionisti di Classe A hanno un voto per azione, mentre gli azionisti di Classe B ottengono 10 voti per azione. La direzione e gli amministratori controllano le azioni di Classe B.

Zuckerberg, infatti, possiede più del 75% delle azioni di Classe B, il che significa che ha circa il 60% del potere di voto su Facebook. In altre parole, se Zuckerberg e i suoi alleati più vicini non sono d’accordo con gli azionisti, hanno sempre la carta vincente.

Le dichiarazioni

Secondo quanto riporta Business Insider, Michael Connor, direttore esecutivo di Open Mic – un’organizzazione che collabora con gli azionisti per migliorare la governance aziendale nelle più grandi aziende americane – ha dichiarato che i risultati inviano un messaggio chiaro alla direzione di Facebook. “I risultati parlano da soli, Mark Zuckerberg e il consiglio di Facebook devono ascoltare gli azionisti della compagnia, l’arroganza non è un sostituto per un buon governo societario“, ha affermato.

La campagna Fire Mark Zuckerberg

Fuori dall’hotel è l’associazione Fight for the Future ha lanciato la campagna “Fire Mark Zuckerberg”, con tanto di proiezione sulla facciata dell’albergo e hashtag sui social network. Insomma il malcontento nei confronti del CEO di Facebook è ormai dilagante.