La tendenza

Come cambierà quest’anno il food delivery

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Il food delivery – forse in assoluto la più hi-tech tra le specializzazioni del settore – ha registrato numeri da record per tutto il 2020 e promette di fare lo stesso anche per il 2021. Quest’anno, sette italiani su dieci hanno ordinato piatti pronti per l’asporto o la consegna a domicilio.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

La pandemia è una parentesi – si spera breve, si spera istruttiva – che ribalta i nostri luoghi comuni e nega quanto si dava già per assodato. Società iperconnessa, si è sempre detto, parlando della nostra; ma il lockdown ha mostrato come in situazioni estreme anche una metropoli di milioni di persone può diventare un arcipelago di solitudini stranianti, dove il compito di mettere in comunicazione gli isolotti ad alta tecnologia è affidato a figure come corrieri e fattorini.

Il delivery è infatti stato per lunghi mesi (e in molti casi lo è ancora) il tessuto connettivo che ha aiutato a mettere almeno parzialmente in comunicazione domanda e offerta, aiutando qualche ristorante a rimanere aperto, fornendo i medicinali necessari per l’automedicazione a chi ne aveva bisogno, portando la spesa alle famiglie così da evitare i rischi di contagio negli ancora troppo affollati supermercati.

In particolare, proprio il food delivery – forse in assoluto la più hi-tech tra le specializzazioni del settore – ha registrato numeri da record per tutto il 2020 e promette di fare lo stesso anche per il 2021, almeno a giudicare dagli investimenti che sono stati fatti negli ultimi mesi da diverse aziende per irrobustire una struttura che si è trovata improvvisamente inadeguata per gestire centinaia di migliaia di richieste.

Investimenti e numeri da capogiro per gli ordini a casa

Secondo il rapporto internazionale di Talent Garden e Forward Fooding, in partnership con Accenture, Unilever e Var Group, si tratta comunque di un trend iniziato già da tempo, considerando che dal 2010, in media, il settore del foodtech ha raccolto ogni anno il +42% di investimenti, per più di 65 miliardi di euro; il 2020 è stato l’anno in cui il fenomeno è diventato inarrestabile, con 17 miliardi di euro (anno promettente sì per il delivery, ma comunque complicato – va ricordato – per le disponibilità degli investitori).

In particolare, il food delivery ha attratto quasi la metà (il 48%) degli investimenti complessivi per tutto il settore.

Numeri che, manco a dirlo, sono motivati da una domanda in fortissima crescita. Armati di telefonino (Internet mobile è la vera alleata del food delivery, come ormai abbiamo imparato tutti: su SOStariffe.it sono sempre disponibili le occasioni più convenienti per un confronto), milioni di italiani hanno infatti aperto le app di Just Eat, Deliveroo, Glovo per ordinare pizza, sushi, cene stellate.

Come mostra il recente rapporto di App Annie, «State of Mobile 2021», in un anno nel mondo il numero di sessioni su smartphone Android dedicate all’acquisto di cibo è aumentato del 105%. Ogni nazione, poi, ha i suoi “campioni”: negli USA è andata meglio di tutti DoorDash, seguita da UberEATS; Sempre UberEATS ha dominato in Australia, Giappone, Canada, Gran Bretagna e Francia, mentre in Germania al primo posto c’è stata Lieferando, in Cina Meituan Waimai e in India BevQ.

Delivery e spesa italiana

E in Italia? Secondo l’osservatorio “The World after Lockdown”, curato da Nomisma e Crif, nel 2020 sette italiani su dieci hanno ordinato piatti pronti per l’asporto o la consegna a domicilio, il 28% dei quali utilizzando le piattaforme digitali di consegna e il 12% attraverso il sito o l’app del pubblico esercizio oppure prenotando via WhatsApp, telefono o social (a testimonianza di quanto sia importante sia avere una propria homepage di riferimento che una presenza sui social network: in particolare, Instagram ha invogliato molti a ordinare la cena a casa, grazie alle fotografie più accattivanti delle pietanze preparate dai ristoranti).

Il giro d’affari italiano, in totale, è arrivato a 706 milioni di euro, per un incremento del +19% rispetto all’anno precedente; in più, nel settore del cibo a domicilio gli ordini online sono passati dal 18% del 2019 al 25% del 2020, con il meal delivery che ha fatto segnare quasi cinque volte le vendite rispetto al 2016.

Il food delivery? Da noi è salutare

Riguardo a che cosa viene ordinato (e a che cosa verrà ordinato in futuro), un aiuto arriva dall’Osservatorio periodico di Just Eat, che ha mostrato le tendenze del passato 2020 per gli ordini effettuati presso ristoranti.

È il cibo salutare, l’healthy food, a essere cresciuto di più, a dispetto del luogo comune che nel lockdown ci voleva tutti indecisi tra hamburger pieni di salse e pizze dalle improbabili farciture: i ristoranti specializzati in cucina vegana disponibili sulla piattaforma di delivery sono aumentati del 158%, del 127% quelli che cucinano poké, +77% per i ristoranti con cucina vegetariana, +45% per le insalate e +30% per il cibo genericamente healthy.

Le città più “sane” in quanto a ordini sono Roma, Trieste, Milano, Ferrara, Genova, Bari, Bologna, Torino, Brescia e Napoli; a ordinare questo genere di piatti sono soprattutto le donne (il 63% contro il 36% degli uomini) di giovane età (il 40% di chi ordina fa parte della fascia tra i 25 e i 34 anni, il 30% di quella tra 35 e 44). Sempre secondo Just Eat, le parole d’ordine per gli ordini di food delivery nel 2021 saranno ceci, lenticchie e legumi; quinoa, cereali, grani antichi; l’immancabile avocado, il superfood ad oggi più amato e utilizzato in assoluto nei piatti a domicilio, seguito da un altro alimento “modaiolo” come lo zenzero e in compagnia di un classico come gli spinaci. A chiudere frutti rossi e mirtilli insieme a semi di chia e canapa.

Le tendenze 2021

Da questi ingredienti si può capire come le tendenze per quest’anno, in fatto di piatti, rimarranno autentici capisaldi della cucina sana come burger vegetariani e vegani, poké bowl da comporre liberamente, zuppe di legumi e verdura mista di stagione, insalate con verdure di stagione e hummus di ceci.

Un’altra tendenza virtuosa è quella degli ordini “plastic-free”, visto che una delle conseguenze più spiacevoli del food delivery è il proliferare di piatti e posate di plastica, che magari poi non vengono correttamente smaltiti e costituiscono un enorme problema per l’ambiente.

A partire dai pionieri di Deliveroo, sono sempre di più le piattaforme che hanno inserito la possibilità di ordinare senza posate, e nel 2020 ben l’88% degli ordini su Deliveroo è stato inserito con questa modalità, in aumento del 5% rispetto al 2019.

Fonti:

https://www.italiaatavola.net/cultura-media-lifestyle/lifestyle/delivery-settore-online-in-crescita-2021/73030/

https://www.repubblica.it/economia/rapporti/osserva-italia/trend/2021/01/20/news/foodtech_dal_delivery_alla_carne_vegetale_record_di_investimenti_nell_anno_della_pandemia-283416614/

https://www.justeat.it/blog/mercato-e-trend/trend-2021-per-un-food-delivery-healthy

http://www.alternativasostenibile.it/articolo/deliveroo-crescono-ordini-plastic-free-88-senza-posate-usa-e-getta