l'intervista

Stefano Mannoni: ‘Il break up degli Ott? Un colpo di teatro, serve aggiornare le regole antitrust’

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Intervista a Stefano Mannoni, professore di Diritto delle Comunicazioni all’Università di Firenze, già commissario Agcom: 'Quello della senatrice Warren mi sembra più un colpo di teatro che una proposta concreta. L’Antitrust americano è stato sempre inerte sulle questioni degli OTT. Occorrerebbe che il governo e la FTC sfidassero le piattaforme digitali con un caso davanti alle corti. In più occorre aggiornare il diritto antitrust'.

Dopo la scandalo Cambridge Analytica si respira, in alcune parti del mondo evoluto, un nuovo clima anti Big Tech. La senatrice democratica del Massachusetts Elizabeth Warren, candidata alle presidenziali Usa nel 2020, ha proposto un piano di ‘Break up’ per alcune delle più grandi aziende tecnologiche statunitensi, tra cui Amazon, Google e Facebook. Sia su questa idea sia su come regolare lo strapotere e l’oligopolio degli Over the Top (comprese le adeguate sanzioni proporzionate alle violazioni commesse), abbiamo intervistato Stefano Mannoni, professore di Diritto delle Comunicazioni all’Università di Firenze, già commissario Agcom, e di recente coautore del libro “Is Competition a Click away. Sfida al monopolio nell’era digitale”.

Key4biz. Cosa ne pensa dello ‘spezzatino’ degli Ott proposto dalla senatrice Warren?

Stefano Mannoni. Quello della senatrice Warren mi sembra più un colpo di teatro che una proposta concreta. L’Antitrust americano è stato sempre inerte sulle questioni degli OTT. Che di punto in bianco si possa passare dal nulla allo spezzatino mi sembra inaudito. Dove sarebbe il comprovato fallimento di mercato? Così grave da rendere inutili strumenti antitrust che non sono mai stati provati sul campo…

Stefano Mannoni

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Key4biz. Nel caso, sarebbe possibile da un punto di vista normativo-regolatorio?

Stefano Mannoni. Bisogna distinguere il caso americano da quello europeo. Nel caso degli USA, dovendo partire da zero, occorrerebbe che il governo e la Federal Trade Commission sfidassero le piattaforme digitali con un caso davanti alle corti. Sarebbe un inizio. Ben più avanzata è la situazione europea dove la Commissaria Vestager ha già fatto moltissimo utilizzando gli strumenti tradizionali. I quali si sono rivelati in taluni casi non adeguati alla new economy. Pertanto, l’ipotesi più giudiziosa è che i concetti classici del diritto antitrust vengano aggiornati per metterli alla prova. Penso a quello di risorse essenziali, di predazione, di discriminazione. O ancora al campo da poco sfiorato della intersezione tra privacy e abuso di posizione dominante.

Key4biz. Alla fine dell’Ottocento negli Usa quale legge antitrust fu varata per impedire che imprese troppo grandi monopolizzassero i mercati e condizionassero la democrazia americana?

Stefano Mannoni. Lo Sherman Act del 1890 e il grande precedente storico. La differenza capitale con la situazione odierna però risiede nel fatto che allora i robber barons erano del tutto impopolari. Oggi invece le piattaforme digitali godono ancora dei benefici di una forte retica positiva nel pubblico. Il che rende qualsiasi operazione a largo raggio decisamente più difficile, perché nella sostanza di ispirazione puramente tecnocratica.

Key4biz. Alla commissaria Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager non piace la proposta di smantellare gli OTT: “Meglio adottare un approccio regolatorio al problema dei flussi di dati degli utenti”. Secondo lei quale la migliore soluzione per regolare l’accesso ai dati e big data?

Stefano Mannoni. D’accordo con l’approccio della Commissaria Vestager la quale, giustamente, non preconizza poco plausibili fughe in avanti.  Del resto, anche il documento rilasciato dalla Commissione europea Competition policy for the digital era riflette questo realismo. Non mi è invece chiarissimo cosa si intenda regolare quando si ha di mira il flusso dei dati degli utenti. Una delle grosse questioni del mondo digitale è che le piattaforme fanno uso interno dei dati. Nel grasso degli operatori più grandi la questione dei flussi nemmeno si pone. Semmai invece sarebbe pertinente chiedersi se questi dati debbano essere tenuti sottochiave e non resi accessibili a certe condizioni alla concorrenza.

Key4biz. A livello europeo “L’algoritmo vero e proprio (il codice) non è conoscibile perché è una ‘proprietà intellettuale’, ed è protetta anche in base alla recente direttiva Trade Secrets dell’Unione europea”. In che modo si potrebbero rendere trasparenti gli algoritmi?

Stefano Mannoni. Una prima risposta al nodo della trasparenza dell’algoritmo la Commissione l’ha già data con la Proposta di regolamento per l’equità e la trasparenza per gli utenti commerciali dei servizi di intermediazione online.  In effetti è qui che la regolamentazione può esprimere i suoi effetti più incisivi nella misura in cui l’accesso all’algoritmo per via antitrust a condizioni FRAND non è sentiero molto facile da percorrere.

Key4biz. Cosa pensa dell’annuncio di Zuckerberg sul pericoloso merger Facebook-WhatsApp-Instagram? Se la fusione dovesse andare in porto nascerebbe il nuovo sistema operativo delle nostre vite?

Stefano Mannoni. Quello delle fusioni è il capitolo più controverso della prassi della Commissione sulle piattaforme digitali. Finora è stato sdoganato tutto per una interpretazione molto rigida dei precedenti. C’è da augurarsi che questa sfida (o provocazione…)  dia la forza a Bruxelles per imprimere allo scrutinio delle concentrazioni un mutamento di rotta.

Key4biz. Quali i rischi?

Stefano Mannoni. Difficile rispondere a questa domanda. Sul piano giuridico, che è quello sul quale posso esprimermi, mi pare che sarebbe la volta buona per vietarla o per imporre quei paletti che si è trascurato di erigere fino ad oggi.

Key4biz. #WhatsAppDown. Di recente WhatsApp, Facebook e Instagram non hanno funzionato, contemporaneamente, per tre ore. Secondo alcuni lo spezzatino è necessario anche per evitare casi simili, perché ormai questi ‘social’ sono diventati per molti utenti ‘servizi essenziali’. Qual è la sua posizione in merito?

Stefano Mannoni. Io eviterei di épater le bourgeois con uscite rocambolesche. Mi limito a fare osservare che appena qualche mese fa è stato approvato il nuovo Codice delle comunicazioni elettroniche. Ebbene è stato accolto con il più ampio plauso ancorché abbia omesso di affrontare il tema fondamentale dell’assimilazione di molti servizi OTT a quelli di comunicazione elettroniche. Eppure, non c’è forse un tema di equivalenza? Se proprio si voleva esercitare la fantasia, quello era il terreno adatto, non un’improbabile qualificazione come servizi essenziali per gli utenti di Facebook.

Key4biz. Oggi nella sfida al monopolio nell’era digitale le istituzioni preposte ai mercati e alle regole quali scelte coraggiose e innovative dovrebbero prendere?

Stefano Mannoni. In sintesi, mi sembra che l’Unione europea si stia muovendo sulla direzione giusta: aggiornamento, non sconvolgimento, delle regole antitrust, ed uso sussidiario della regolazione là dove sia provato che le prime non siano sufficienti.