La sfida

YouTube, ecco perché fa il pieno di pubblicità

di |

Il tempo speso su YouTube è aumentato del 60% di anno in anno e gli advertiser hanno cominciato a stringere accordi direttamente con i Youtubers più seguiti per allargare l’audience.

In un anno il numero degli inserzionisti di YouTube è aumentato del 40% e a pochi giorni dal VidCon, il festival internazionale sul video online che si terrà dal 23 al 25 luglio a Los Angeles, Google vuole dimostrare a tutti il successo di questa piattaforma.  I 100 top brands, inseriti nelle classifiche stilate da Interbrand, hanno speso il 60% in più dell’anno scorso.

La sfida di YouTube è però far guadagni.

Mentre la società celebra, infatti, i suoi dieci anni di attività e nel 2014 realizza 4 miliardi di dollari di fatturato segnando una crescita del 25% rispetto all’anno precedente, tarda ancora a far profitti.

In occasione della conference call sui risultati trimestrali del gruppo la scorsa settimana, il direttore finanziario di Google Ruth Porat ha assicurato che “i ricavi di YouTube sono aumentati in modo significativo” e Walpert Levy, responsabile dei rapporti con le agenzie pubblicitarie, ha parlato di “un’improvvisa crescita in un anno“.

Gli advertiser hanno capito l’importanza delle comunità dei ‘youtubers’ e ormai stringono partnership direttamente con loro per cavalcare la loro audience.

Sicuramente incide anche il fatto che il tempo speso su YouTube è aumentato del 60% di anno in anno, con la visualizzazione di video da mobile che tocca una media di 40 minuti.

Con questi dati incoraggianti, il gruppo vuole anche dimostrare di saper resistere all’assalto delle altre piattaforme, come Facebook, sul mercato dei video online di pubblicità.

Nel primo trimestre del 2015, secondo le stime di Ampere Analysis, su Facebook sono stati visti 315 miliardi di video, segnando una crescita di oltre il 70% rispetto al trimestre precedente.

Finora il social network ha monetizzato male la propria audience, visto che la maggior parte dei video condivisi sulle sue pagine sono postati su YouTube.

Per rimediare a questo problema a inizio mese ha presentato un nuovo servizio, Suggested Videos, per incoraggiare gli advertiser a investire direttamente su Facebook.

I ricavi verranno condivisi: a Facebook andrà il 45%, la stessa quota prevista da YouTube, anche se la ripartizione sarà differente, dipendendo in particolare dalla durata di visualizzazione.

E’ evidente che l’annuncio di Facebook rappresenta un attacco diretto al modello YouTube.

Ma le differenze tra i due sistemi sono tante. Intanto YouTube resta il punto di riferimento unico per i video mentre Facebook lo sarà per le reti sociali.

Di certo però ora YouTube non potrà riposare sugli allori e dovrà fare di più per incoraggiare gli utenti e i creatori a restare sulla propria piattaforma.