Proprietà intellettuale

World IP Day. Stan McCoy (MPA): ‘Più tutela del copyright per sostenere la cultura digitale’

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Stan McCoy, Presidente MPA per la regione EMEA, rilancia sull’importanza di non allentare la tutela del diritto d’autore nell’era digitale.

Oggi, 26 aprile, si celebra la Giornata Mondiale della Proprietà Intellettuale – World IP Day – per sostenere e incoraggiare l’innovazione e la creatività. (World IP Day events map)

Il tema di quest’anno è ‘Creatività digitale: reinventare la cultura’. Sguardo sul futuro della cultura, quindi, per capire come si sta trasformando e lo farà ancora nell’era digitale: come crearla, accedervi e finanziarla.

Un sistema di proprietà intellettuale equilibrato e flessibile aiuta a garantire che le imprese che investono e tutti coloro che lavorano nel settore creativo vengano adeguatamente retribuiti per il loro lavoro, in modo che possano continuare a creare.

La cultura ha ormai varcato i confini nazionali grazie a internet.

Le tecnologie digitali hanno cambiato le modalità di produzione, fruizione e distribuzione dei contenuti. Bisogna re-immaginare la cultura e questo prevede una serie di nuove sfide per il sistema della proprietà intellettuale.

“In questo giorno in cui celebriamo la creatività digitale in tutto il mondo, dovremmo anche pensare a come trovare il giusto equilibrio che riconosca l’importanza dei creatori e degli innovatori a tutti i progressi ai quali stiamo assistendo… come conseguenza della tecnologia digitale“, ha dichiarato Francis Gurry, Direttore Generale della WIPO (World Intellectual Property Organization).

Internet è un palcoscenico mondiale e il pubblico è ormai su scala globale. Questa è un’opportunità creativa e culturale enorme che, sottolinea WIPO in una nota, si vuole celebrare nell’edizione 2016 della Giornata mondiale della proprietà intellettuale.

Le nuove tecnologie hanno facilitato la crescita delle industrie locali di cinema e televisione. “Con l’emergere di una vera industria cinematografica globale, il passaggio alla tv digitale e le nuove possibilità offerte dalla visione online, c’è adesso l’accesso – e una domanda crescente – di storie che provengono da luoghi diversi come Cina, Iran, Cuba, Argentina e Nigeria, giusto per citarne alcuni”, ha commentato Stan McCoy, Presidente e Managing Director della Motion Picture Association (MPA) per la regione EMEA, sul blog ufficiale dell’Associazione.

“Nell’Africa sub-sahariana, per esempio, il settore cinematografico nigeriano sta vivendo una sorprendente rinascita…e oggi è una delle più importanti industrie della regione che stanno lasciando un segno, non solo nel Paese, ma in tutto il mondo“, scrive ancora McCoy.

E’ anche cambiato radicalmente il modo in cui il pubblico africano ha scelto di guardare i film: in sala, su nuovi canali televisivi, sui pc o anche su tablet e smartphone.

“I registi non stanno facendo tutto questo da soli“, osserva McCoy. I distributori stanno infatti aiutando a creare canali innovativi per permettere al pubblico di accedere alle opere cinematografiche.

Le nuove piattaforme internet, come Irokotv di Jason Njoku, stanno fornendo nuovi sbocchi, indica McCoy, a questa prolifica nuova creatività del cinema africano.

“Questo crea un circolo virtuoso: più canali e piattaforme generano più domanda di maggiori contenuti da fonti emergenti come per esempio Spielworks Media nel Kenya e decine di altre…che a loro volta creano ancora più piattaforme, canali e domanda. Questa nuova era è un bene per i consumatori, creatori ed economie globali. Tutti possiamo essere più ricchi, in senso figurato e letterale”, aggiunge McCoy.

Ci sono stati grandi progressi, precisa, ma siamo anche in un momento cruciale per determinare se questo progresso è sostenibile o meno nel lungo periodo.

“WIPO ha fatto un grande e buon lavoro in un contesto difficile”, osserva McCoy, “ma adesso è fondamentale che facciamo un miglior lavoro di protezione della proprietà intellettuale”.

Abbiamo bisogno di incentivare gli intermediari a cooperare e negoziare accordi equi con i titolari dei diritti dei contenuti e, quando necessario, intervenire per fermare la violazione dei copyright”.

“Ancora più importante – rilancia McCoy – dobbiamo resistere – e francamente respingere – gli sforzi di qualcuno che nel settore della distribuzione digitale sta cercando di allentare o intaccare le protezioni IP a proprio vantaggio a scapito dei creatori e della sostenibilità dell’ecosistema creativo”.

Il nodo sta proprio nei Paesi in via di sviluppo dove, rilancia McCoy, si fa ancora affidamento su vecchie argomentazioni sostenute da grandi players: allentare le norme sul diritto d’autore per consentire al proprio Paese di partecipare più velocemente e con maggior impatto all’economia globale con la promessa di maggiori rendimenti.

McCoy non è d’accordo e pensa che “allentare le norme sul copyright produrrebbe esattamente l’effetto opposto“. Se le grandi tech company delle nazioni ben sviluppate erodono le protezioni IP, spiega, allora i mercati dei Paesi in via di sviluppo saranno dominati da queste grandi compagnie e dai prodotti con cui queste scelgono di alimentare il pubblico. E non solo, le voci locali faranno fatica a competere, c’è la possibilità che il loro contenuto diventi profitto di queste stesse aziende.

I Trattati sul diritto d’autore di WIPO “sono le basi per le leggi nazionali che promuovono la creatività e WIPO può assistere le autorità locali e gli stakeholders a usare il sistema per i loro bisogni”, sottolinea McCoy.

L’attuale quadro giuridico realizza un ragionevole e pragmatico equilibrio tra norme comuni globali e flessibilità per gli Stati membri.

McCoy ricorda che i Trattati WIPO proteggono le opere creative nei mercati domestici ed esteri e su qualsiasi supporto, permettendo anche a diversi sistemi nazionali di copyright di coesistere.

L’attuale quadro giuridico, ribadisce McCoy, tiene conto delle legittime e proporzionate eccezioni, pur riconoscendo che gli Stati membri hanno differenti tradizionali normative e resterebbero sovrani nell’implementazione nei loro diritti nazionali.

“Internet – conclude McCoy – ha naturalmente cambiato i modelli di business e di consumo. Ma nonostante i significativi contributi di internet, non dobbiamo abbandonare la base essenziale su cui si fonda il copyright. Le industrie creative sono oggi fiorenti nei Paesi in via di sviluppo non a dispetto delle protezioni IP ma proprio grazie a loro”.