L'intervista

‘Web tax. Juncker fa melina, ma ci sono i numeri per agire subito’. Intervista a Francesco Boccia (PD)

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Francesco Boccia (PD), fautore della web tax dal 2013, commenta con Key4biz quanto (non) deciso dall’Ue al Digital Summit in Estonia: ‘Nutro perplessità sulle parole di Juncker, la Commissione prende tempo. Si proceda con la cooperazione rafforzata per tassare i giganti del web con le stesse regole in un gruppo di Stati. Si arriva alla soglia dei 9 Paesi’.

“Ha tirato la palla in tribuna Juncker per prendere tempo, per non decidere”. Utilizza un’espressione calcistica Francesco Boccia (PD), presidente della Commissione Bilancio alla Camera dei Deputati e fautore della web tax dal 2013, per commentare quanto (non) deciso dall’Unione europeo al Digital Summit che si è svolto a Tallinn, in Estonia, pochi giorni fa.

Key4biz. All’EU Digital Summit di Tallinn non c’è stato un accordo tra i 27 Paesi sulla web tax. Tutto rimandato all’Ecofin del 2018. Molto rumore per nulla?

 

Francesco Boccia. Nutro delle perplessità sulla dichiarazione di Jean-Claude Juncker, che mi sembra, come tutte le sue dichiarazioni sul tema, una palla lanciata in tribuna, un modo per prendere tempo, insomma fa melina. Io mi sarei aspettato, dopo il documento specifico sulla web tax della presidenza estone, una presa d’atto della Commissione Ue e, invece, il presidente Juncker ha detto che “la Commissione avanzerà nuove proposte nella primavera del 2018 per tassare i giganti del web”. Sono sicuro che quando si arriverà a questa fase chiederà ancora altro tempo…

 

Key4biz. Quindi un Summit del tutto fallimentare per i fautori della web tax?

Francesco Boccia. Vediamo il bicchiere mezzo pieno. Abbiamo la certezza che la presidenza estone si chiuderà con un documento specifico sulla web tax. Per la prima volta un numero di Paesi importanti, come Italia, Francia, Germania e Spagna portano avanti una proposta comune di tassazione dell’economia digitale. Certo per quelli come noi, che da quattro anni si battono per regolare la tassazione dei giganti del web, non hanno ancora davanti un risultato concreto, una tassazione come l’abbiamo pensata nel 2013 (leggi la sua intervista a key4biz). Però una presidenza europea così chiara sulla web tax non c’è mai stata. Ora, fortunatamente, sulla questione il “vento” in Europa è cambiato.

Key4biz. Come anticipato dal premier Gentiloni, in assenza dell’unanimità, si può procedere con la ‘cooperazione rafforzata’: sarebbe la strada giusta per evitare le ‘calende greche’?

 

Francesco Boccia. Assolutamente sì. Sono d’accordo con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che ha contribuito con molta forza a far cambiare questo “vento” anche in Italia, per cui si vada avanti con la cooperazione rafforzata se alcuni continuano a lanciare la palla in tribuna. E prendono tempo sia i Paesi che rappresentano i paradisi fiscali degli Over the Top (OTT), come Irlanda, Lussemburgo e Malta, sia alcuni esponenti della Commissione, a partire dal presidente Juncker.

Key4biz. Per procedere alla cooperazione rafforzata, come previsto dai Trattati dell’Ue, occorre arrivare ad almeno 9 Paesi per applicare, nei medesimi Stati, la tassazione per l’economia digitale con le stesse modalità. I sicuri sono Italia, Francia, Germania e Spagna. Si arriva alla soglia?

Francesco Boccia. I numeri ci sono. Si arriva alla soglia di almeno 9 Paesi tra i 27 (Uk è in uscita).

Key4biz. Il Governo italiano, come si sa, può procedere anche senza il ‘permesso’ dell’Ue. Nella prossima legge di Bilancio l’esecutivo affronterà il tema della web tax, come anticipato dal viceministro dell’economia Luigi Casero.

 

Francesco Boccia. Sono assolutamente d’accordo. Con un mio emendamento quest’anno in Italia è stata introdotta la cosiddetta ‘web tax transitoria’, l’opzione volontaria di accordi di tipo fiscale tra i colossi dell’economia digitale e il Fisco italiano, il tutto rispettando la disciplina comunitaria sulla stabile organizzazione, che, come noto, io non condivido. La strada maestra, dal mio punto di vista, è l’obbligo della stabile organizzazione nel Paesi in cui si fa business. Quando arriveremo a questo optimum incasseremo qualche miliardo in più, inizierebbe così una stagione nuova.

Key4biz. Lei, presidente Boccia, presenterà, nel caso ce ne fosse bisogno, un emendamento?

 

Francesco Boccia. Potrebbe accadere. Io sono pronto a dare più poteri e più strumenti al lavoro già straordinario svolto in questi anni dall’Agenzia delle Entrate e dalla Procura della Repubblica di Milano guidata dal procuratore capo Francesco Greco.

  

Key4biz. Voltiamo pagina. Una volta chiusa la partita sull’equità fiscale attraverso la web tax, la politica di quali altri importanti effetti della digital transformation deve occuparsi?

 

Francesco Boccia. Sono 4 e sono:

  1. La portabilità dei dati, i cui unici titolari siamo ognuno di noi che li genera e non gli Over the Top (OTT), che li gestiscono. Affermare “è vero che sono generati dagli essere umani, ma dato che i singoli individui non sono in grado di gestirli, sono di proprietà degli OTT”. Questa considerazione per me equivale a una bestemmia. Faccio due esempi: se i miei dati sono, momentaneamente, sul cloud di Apple e volessi trasferirli su un altro di una società diversa dovrei poterlo fare in tempo reale. Se io volessi trasferire la mia storia, con post, foto e video, da Facebook a un altro social network dovrei avere la possibilità di farlo immediatamente.
  2. Cloud pubblici sui dati sensibili: non mi riferisco a quelli gestiti dall’Intelligence, ma a quelli connessi con lo Stato e la Pubblica amministrazione. I miei dati di contribuente, di paziente e i dati anagrafici vorrei fossero archiviati in un cloud pubblico.
  3. La Blockchain: regolare, rigorosamente, i bitcoin perché con il sistema che si sta evolvendo non si sta andando nella direzione giusta.
  4. Sistemi di pagamenti pubblici e poi l’Intelligenza artificiale e l’Internet of Things (IoT), ma per questi ultimi due fenomeni non vedo nelle Istituzioni né spiccate competenze né modelli di regolazione.