Banda ultralarga

‘Voucher banda ultralarga, ricorso all’Antitrust. Ma basterebbe poco per migliorarlo’. Intervista a Davide Rossi (AIRES)

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AIRES e ANCRA si rivolgono all’Antitrust contro il Piano Voucher. Davide Rossi (AIRES): ‘Dispiace che siamo dovuti arrivare a questo punto. Basterebbe un pit stop, un confronto di 48 ore, per migliorare l’iniziativa’.

La AIRES (Associazione Italiana Retailers Elettrodomestici Specializzati) e ANCRA (Associazione Nazionale Commercianti Radio Televisione Elettrodomestici e Affini) hanno dato mandato oggi ad un pool di avvocati per depositare un esposto alla Autorità Antitrust contro il decreto denominato “Piano voucher sulle famiglie a basso reddito” emanato il 7 agosto 2020 dal MISE. Dopo il ricorso al Tar del Lazio, che sarà discusso il 20 novembre, nuovo capitolo della battaglia delle principali catene di elettronica contro il piano voucher, che in barba alla concorrenza affida in esclusiva agli operatori Tlc l’erogazione del voucher per la connettività e per il dispositivo a chi ne ha diritto. Ne abbiamo parlato con Davide Rossi, presidente Optime e Direttore Generale e Consigliere AIRES Confcommercio, l’Associazione Italiana dei Rivenditori di Elettronica e di Elettrodomestici Specializzati.

Key4biz. Dopo il ricorso al Tar e la segnalazione alla DG Competition della Commissione Ue, oggi vi rivolgete anche all’Antitrsut contro il piano voucher.  Perché?

Davide Rossi. Dispiace che siamo dovuti arrivare a questo punto. Noi condividiamo al 100% la diffusione della banda ultralarga e la lotta al digital divide sotteso ai voucher. Sono misure che fanno bene ai cittadini ma anche alle nostre imprese, per questo siamo i primi a tifare per una maggiore digitalizzazione dell’Italia. Purtroppo però non capisco perché non ci hanno voluto ascoltare. Basterebbe un pit stop, un confronto di 48 ore, per migliorare il voucher e renderlo più aperto alla concorrenza con vantaggio primario dei consumatori.

Key4biz. Ma cosa è successo?

Davide Rossi. Ci siamo presentati con la massima disponibilità per contribuire anche alla buona riuscita dell’iniziativa. Quindi, non è soltanto una questione di fatturato che abbiamo perso. Non è che ci sentiamo esclusi da un qualcosa che pensiamo sia fatto per favorire le aziende. Non vogliamo né contributi né aiuti. Però ci siamo arrabbiati perché questa misura ci danneggia. Bastava pareggiare. Dispiace, perché stiamo collaborando bene con il MISE su diverse iniziative.

Key4biz. Ma c’è stato un errore?

Davide Rossi. Posso vagamente capire una logica che dice: ‘Puntiamo alla massima semplificazione’. Ma noi abbiamo spiegato che sarebbe stato ugualmente semplice per noi.  

Key4biz. Come?

Davide Rossi. La dimostrazione è che lo stiamo già facendo su altre iniziative come il Bonus Docenti o il Bonus Tv 4.0. Ma sul voucher banda ultralarga abbiamo trovato una chiusura inaspettata su quello che chiamiamo il “Bonus Infratel”. Noi speravamo fino all’ultimo di poter ritirare i nostri ricorsi.

Key4biz. Ma la richiesta al Tar è quella di spacchettare il Bonus fra offerta di connettività e offerta del device?

Davide Rossi. Sì sostanzialmente è così. Di fatto, l’avente diritto va alla Vodafone o da TIM o da un altro operatore. Lì stipula il contratto per la connettività. La TIM (o chi per lei) glielo fa. A quel punto, in base ad un registro centrale dei beneficiari, la TIM registra il fatto che l’utente ha stipulato un contratto di 300 euro e quindi glene restano altri 200 da spendere per un apparecchio (il bonus complessivo è di 500 euro ndr).

Key4biz. A quel punto?

Davide Rossi. A quel punto, se la TIM riesce ad accalappiarselo e a vendergli il tablet da 300 euro bene. E’ la cosa più probabile. Ma se invece quell’utente decide di uscire e di andare a spendere altrove, magari nei nostri negozi di elettronica, allora non ci vedo nulla di male. Magari trova un altro negozio che gli propone un prezzo più vantaggioso della TIM. In questo modo si metterebbero in concorrenza le varie offerte delle telecom.

Key4biz. Come funzionerebbe?

Davide Rossi. Potrebbe venire in negozio da noi, ci lascia il codice fiscale, il nostro addetto va nel sito dove si trovano registrati tutti coloro che hanno beneficiato del bonus connettività, verifica che effettivamente ha stipulato un contratto con TIM e che dispone ancora di 200 euro residui da spendere per il device. E gli eroghiamo il bene per il valore di 200 euro con lo sconto se previsto. Così il consumatore ha la più ampia capacità di scelta; mettiamo in concorrenza le telecom, mettiamo in concorrenza le offerte. E, posto che è vero che 20mila euro di ISEE sono pochi, ci sono anche consumatori che potrebbero voler acquistare prodotti di qualità più elevata e magari fa un po’ di credito al consumo e paga in due anni. In questo modo, invece di essere legato all’operatore al quale paga l’abbonamento a internet e a rate l’apparecchio, invece lo paga a rate e intanto è suo.  

Key4biz. Per ora il voucher è destinato soltanto alle famiglie con ISEE inferiore a 20mila euro?   

Davide Rossi. Sì è così. Però si sono sentite già varie dichiarazioni di esponenti della maggioranza (ad esempio Simona Malpezzi del PD) – gli veniva fatta l’obiezione che le famiglie con un reddito ISEE inferiore a 20mila euro sono molte di più delle 400mila che potranno essere coperte – che vogliono ampliare la platea degli aventi diritto aumentando la dotazione finanziaria del bonus. Quindi, l’affare si ingrossa.

Key4biz. Cosa criticate di più?

Davide Rossi. Quello che in questo momento critichiamo in modo più marcato, oltre all’esposto che facciamo oggi anche all’Antitrust, è che nell’offerta pubblicitaria, in particolare quella di TIM, leggendo non si capisce più cosa sia voucher dello Stato e cosa sia invece sconto promozionale offerto dall’operatore. C’è una completa confusione che induce a pensare che intanto lo sconto c’è. Se ce lo mette la tasca della TIM o la tasca dello Stato non si capisce. Ecco, questo è inaccettabile dal punto di vista della concorrenza. Mischiare una promozione privata con un voucher statale è fuorviante.

 Key4biz. Ma i negozi come i vostri non potrebbero fare accordi con gli operatori?

Davide Rossi. E’ la stessa cosa che mi ha chiesto anche il viceministro all’Economia e le Finanze Antonio Misiani. Ma a lui ho risposto che un accordo fra operatore e retailer di apparecchi concedendogli un’esclusiva amplificherebbe la distorsione invece di correggerla. Perché si darebbe ad un operatore privato l’autonomia, l’arbitrio di scegliere quale altro operatore privato che fa il mestiere diverso di retailer possa essere coinvolto in una iniziativa pubblica.

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