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Vorticidigitali. Ha ancora senso usare Twitter dopo l’ascesa di LinkedIn?

di Andrea Boscaro, fondatore The Vortex |

Ha ancora senso usare Twitter nonostante l'evidente calo della piattaforma di produrre contatti qualificati, soprattutto a confronto con la inarrestabile ascesa di Linkedin come ambiente di informazione e relazione professionale?

Vorticidigitali è una rubrica settimanale a cura di @andrea_boscaro promossa da Key4biz e www.thevortex.it. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Passo buona parte dei miei corsi ed una parte non trascurabile delle mie settimane a difendere la mia scelta di continuare a dedicare tempo e attenzione alla mia presenza su Twitter a dispetto di un evidente calo della piattaforma di produrre contatti qualificati, soprattutto a confronto con la inarrestabile ascesa di Linkedin come ambiente di informazione e relazione professionale.

Difendo questa scelta per due sostanziali ragioni.

Innanzi tutto, Twitter è il luogo dove accreditarsi come esperto, Linkedin dove presentarsi come professionista. A mio avviso, questa differenza è sottile, ma importante. Su Linkedin occorre prestare maggiore attenzione alla valorizzazione di essere parte di un gruppo e di lavorare in un team e soprattutto è utile concentrarsi sulla dimensione strettamente professionale laddove su Twitter è possibile toccare temi che fuoriescono da tale ambito pur nel rispetto del personal branding e della reputazione individuale che si intende preservare. Proprio per questo, come “esperti”, possiamo misurarci sulla condivisioni di informazioni e opinioni legate al dibattito pubblico che, con maggiore reticenza, svilupperemmo su Linkedin.

In secondo luogo, Twitter è l’ambiente dove è più facile entrare in contatto con soggetti influenti che su Linkedin o non ci sono o difficilmente presterebbero attenzione ad una richiesta di contatto: opinion leader, figure istituzionali, giornalisti, influencer. Tanto più Twitter estremizza la sua componente asimmetrica dove ci sono persone che parlano ed altre che si limitano ad ascoltare, tanto più si mantiene aperta questa finestra di opportunità.

Io personalmente dedico almeno un tweet al rilanciare una di queste figure non semplicemente retweettandone i contenuti, ma elaborando un tweet originale che li menziona o li cita, anche con l’acronimo “HT” (“heard through”) che nel corso degli anni mi ha portato ad accrescere i miei contatti “alti” per poi intervistarli, coinvolgerli in iniziative pubbliche, migliorare intellettualmente e come professionista.

Una buona selezione di “ricerche salvate” per fare di Twitter il “motore di ricerca del presente”, un’attenta scelta di following che man mano va perfezionata ed un suo uso a cavallo fra il personal branding e il networking sono pertanto delle abitudini che difficilmente mi terranno lontano dal mio social network preferito.