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Vivendi invita Mediaset nella joint venture fra Canal+ e Tim?

File photo of Vincent Bollore, Chairman of media group Vivendi, reacts during the company's shareholders meeting in Paris, France, April 21, 2016. REUTERS/Charles Platiau/File Photo

Vivendi potrebbe invitare Mediaset a partecipare al progetto di joint venture fra Tim e la pay tv del gruppo francese Canal+ per il lancio imminente, preannunciato a luglio scorso dal presidente di Tim e Ceo di Vivendi Arnaud De Puyfontaine, della nuova pay tv digitale Canale+ sul mercato italiano.

Lo scrive oggi il Sole 24 Ore, rilanciando indiscrezioni di Bloomberg, secondo cui la proposta del gruppo francese al Biscione, ancora da formalizzare ufficialmente, aprirebbe le porte all’ingresso di Mediaset Premium nella joint venture, disegnata per creare un nuovo polo mediterraneo dei media digitali nel Sud Europa, in ottica anti-Netflix.

Non più tardi dello scorso mese di luglio, in concomitanza con l’addio dell’amministratore delegato Flavio Cattaneo da Tim, De Puyfontaine aveva preannunciato la volontà di lanciare Canale+ sfruttando il know how e l’expertise tecnologica della francese Canal+. Una nuova entità, controllata da Tim e Vivendi, per l’acquisizione di diritti audiovisivi e produzione di film, programmi e serie originali con la possibilità di partecipare all’asta per l’assegnazione dei diritti della Serie A del prossimo triennio 2018-2021, che si terrà in autunno e che potrebbe far gola anche a Premium, che dopo il dietrofront di Vincent Bollorè versa in cattive acque. Da tempo si parla di un possibile riavvicinamento in nome del pallone.

Secondo Bloomberg, la mano tesa di Vivendi all’ingresso del Mediaset Premium nella nuova joint venture sarebbe finalizzata a sbloccare l’impasse venutosi a creare nel nostro paese per Vivendi, alle prese con una maxi richiesta di risarcimento danni di 3 miliardi di euro da parte dei Berlusconi per la mancata acquisizione di Premium a luglio 2016 e per la scalata ostile del gruppo francese al capitale di Mediaset, dove il gruppo di Vincent Bollorè ha rastrellato il 28,8% del capitale.

Tra l’altro, secondo altre voci di stampa, Agcom sarebbe pronta a bloccare la joint venture fra Vivendi e Tim fino a quando Vivendi non comunicherà ufficialmente in che modo intende ridurre la sua partecipazione in Mediaset.

Intanto, secondo l’Ansa mercoledì prossimo, 13 settembre, il Consiglio dell’Agcom ha in programma un’informativa sul piano proposto da Vivendi in merito alla quota in Mediaset, con la proposta definitiva del gruppo francese, chiamato a scegliere tra la partecipazione in Tim e quella nel gruppo televisivo. La proposta originaria, arrivata il 19 giugno, è stata modificata anche in seguito alle interlocuzioni con gli uffici dell’Autorità.

Vedremo come andrà a finire, ma di certo dietro le quinte proseguono i contatti fra Vivendi e la famiglia Berlusconi per trovare una via d’uscita onorevole dal ginepraio italiano in cui si trova Vivendi tanto in Tim quanto in Mediaset.

Bocche cucite in Mediaset e Tim, mentre Vivendi ha fatto sapere che un progetto del genere non è in agenda, ma nonostante le tensioni un accordo resta possibile anche secondo il sito francese Boursier.fr, secondo cui l’impasse italiano di Vivendi, fra tensioni sul piano banda ultralarga con il Governo (che sta valutando l’esercizio del golden power sulla rete e su Sparkle, il verdetto è atteso per metà mese) e con Mediaset per la vicenda Premium e la successiva scalata ostile al capitale del Biscione, sta danneggiando economicamente tutti gli attori in ballo. Di certo ne soffre il titolo Vivendi, su cui pesa l’incertezza della sua campagna italiana.

Un compromesso, con il conferimento di Mediaset Premium nella joint venture Tim-Canal+, rafforzerebbe la presenza italiana nella nuova entità in rampa di lancio. Il che farebbe certamente piacere al Governo Gentiloni, che vedrebbe di buon occhio una presenza italiana più forte nella nuova pay tv, dopo le frizioni estive fra Parigi e Roma su Fincantieri e Saint Nazare e la querelle sui bandi Infratel che ha portato alle dimissioni di Cattaneo prima, e alle carte bollate sulla golden power poi.

“Una soluzione di questo tipo consentirebbe (a tutti ndr) di salvare la faccia, consentendo l’uscita di Vivendi dal capitale di Mediaset che ci sembra oggi quasi ineluttabile per soddisfare le autorità italiane (Agcom in primis ndr) e Fininvest – scrive la società di analisi Invest SecuritiesNel contempo, questa soluzione (l’ingresso di Premium nella joint venture Canale+ ndr) darebbe più sostanza alla volontà strategica di Vivendi di creare un gruppo di media, contenuti e distribuzione con una forte presenza nel Sud Europa. Ogni novità che andasse in questa direzione avrebbe un impatto positivo su Vivendi, perché la complessità della situazione italiana pesa sull’andamento del titolo in borsa”.

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