I paletti

Vivendi, corsa a ostacoli nei videogame e nelle tlc

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Il Cda di Gameloft ha respinto l’Opa di Vivendi che sta anche tentando manovre sul board di Telecom Italia.

Guai all’orizzonte per Vivendi. L’avanzata della media company, con ambizioni internazionali sul mercato dei contenuti, trova lo stop di Gameloft.

Parallelamente il gruppo francese potrebbe avere problemi con il management di Telecom Italia.

Oggi Gameloft ha annunciato che il Cda ha votato all’unanimità contro l’offerta pubblica di acquisto lanciata da Vivendi il 18 febbraio, giudicandola “contro gli interessi della società, dei suoi azionisti, dipendenti e clienti”. L’editore di videogame indica quattro motivi nel rifiuto dell’offerta, a cominciare dalla “mancanza di una logica industriale del progetto” ai “termini finanziari dell’offerta che non riflettono il valore intrinseco di Gameloft e delle sue future prospettive”.

Gameloft evidenzia “l’impatto negativo sullo staff della società dovuto alla natura ostile dell’offerta e, in particolare, sul team creativo e il management” come pure “le condizioni con le quali Vivendi ha aumentato la sua quota in Gameloft dallo scorso settembre, che secondo il board hanno danneggiato gli azionisti di minoranza che hanno ceduto le loro azioni a Vivendi”.

Vivendi ha lanciato un’Opa totalitaria su Gameloft al prezzo di 6 euro per azione, per una valutazione complessiva di 513 milioni.

Del resto la società parigina della famiglia Guillemot ha sempre cercato di respingere le avance di Vivendi sin da quando quest’ultima ha iniziato ad acquisire azioni arrivando a superare la soglia del 30% del capitale.

Dalla vendita oltre un anno fa delle attività di videogame, Vivendi, il cui fatturato dipende prevalentemente dalla pay Tv Canal+ e dalla major discografica con Universal Music, non ha più alcuna attività che possa apportare sinergie a Gameloft“, si legge ancora nella nota.

“Il Consiglio di Amministrazione si riunirà prossimamente e fornirà una raccomandazione dettagliata a motivata sui termini dell’offerta, in conformità con i regolamenti rilevanti“, ha concluso Gameloft.

Vivendi è infatti uscita completamente dalla società americana di videogame Activision Blizzard nell’estate del 2013.

Ma da settembre, il gruppo guidato da Vincent Bolloré sta tentando di rientrare in questo mercato, puntando in particolare sul mobile gaming.

Gameloft non è l’unica azienda presa di mira. C’è anche Ubisoft. I vertici hanno fatto sapere che nei prossimi giorni incontreranno alcuni investitori canadesi per trovare alleati contro l’offensiva di Vivendi.

Il gruppo lo ha riferito al quotidiano canadese The Globe & Mail.

Il Ceo e fondatore della francese Ubisoft, Yves Guillemot, ha detto senza mezzi termini: “Vogliamo aumentare il numero degli investitori canadesi per avere maggior controllo sul capitale”.

La campagna d’acquisti di Vivendi però non si ferma. Forti di un tesoretto di 6,4 miliardi di euro, la società sta cercando di rafforzarsi per diventare leader nella distribuzione di contenuti.

Vivendi ha anche acquistato una quota del 30% di Mars Films, uno dei leader francesi nella produzione e distribuzione di film.

Ma non solo.

Dalla scalata a Telecom Italia alle trattative ‘smentite’ con Mediaset, la media company è inarrestabile.

In Francia si sta addirittura lavorando a una legge anti-Bolloré perché si teme lo strapotere del presidente di Vivendi sul mercato audiovisivo.

Ma il finanziare bretone prosegue nella sua corsa. Obiettivo, diventare una media company di primaria importanza in Europa.

Come?

Rafforzando l’offerta di contenuti originali e accaparrandosi anche i diritti sportivi.

Ha stretto un accordo con la tv qatariota Bein Sport, sta trattando con Telefonica per l’America Latinaha acquistato Benjiay, produttore mondiale di contenuti, e continua la sua avanzata sul mercato dei videogame.

Intanto si preannunciano altre novità per il Cda di Telecom Italia, convocato per il 17 marzo.

Oltre a esaminare i dati 2016 e le offerte per il controllo della società delle torri Inwit, il board potrebbe dover trattare anche nuovi temi di governance. Secondo indiscrezioni di stampa, l’ingresso dell’amministratore delegato di Vivendi Arnaud de Puyfontaine e di Stéphane Roussel (capo delle risorse umane di Vivendi ed ex Sfr) nel comitato nomine del gruppo sarebbe una mossa propedeutica per stilare la lista dei candidati idonei e graditi al socio francese, che potrebbero essere cooptati nel Cda in caso di future defezioni. E in proposito pare che l’amministratore Jean Paul Fitoussi sarebbe orientato a rassegnare le dimissioni.