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Vivendi a gamba tesa sull’entertainment ma la vera sfida è la Serie A

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Operazioni aperte per assicurarsi show e film prodotti in Italia ma la grande sfida sarà quella di conquistare i diritti tv del calcio.

Rafforzata la propria posizione in Telecom Italia e una volta chiuso l’accordo per l’acquisizione di Mediaset Premium, Vivendi è pronta a correre per assicurarsi contenuti di pregio sul mercato italiano, rendendo giù agguerrita la competizione non solo con i broadcaster come Sky ma anche con i newcomers come Netflix.

La media company francese, con una chiara vocazione a diventare un gigante europeo dei contenuti, è già entrata a gamba tesa in Italia sulle produzioni di entertainment e di serie tv e film. Senza tralasciare gli importanti diritti sportivi senza i quali è difficile restare forti sul mercato.

La prossima grande sfida italiana sarà sicuramente quella di accaparrarsi i diritti tv della serie A. Per la prossima asta ci sarà un duello d’eccezione che vedrà contrapposte Vivendi e Sky?

Possibile.

 

La sfida per i diritti di Serie A

Dopo il caso scoppiato a seguito delle multe dell’Antitrust, il governo ha annunciato l’imminente riforma della Legge Melandri che stabilirà le nuove regole per la gara.

Si profila, quindi, un quadro interessante che vedrà questa volta con ogni probabilità la discesa in campo di Vivendi che, a differenza di Premium, potrà contare su solide risorse finanziare per assicurarsi i pacchetti più grossi.

Ma non solo. Essendo azionista di maggioranza di Telecom (24,9%), potrà portare a casa anche quelli per la trasmissione online delle partite, il famoso Pacchetto E che, non essendo stato assegnato alla scorsa asta, disertata, era finito alla tv Serie A Tim, il cui produttore esecutivo è Infront.

All’asta del 2014 a Sky Italia è stato assegnato il Pacchetto A – 8 squadre – e l’ambito Pacchetto D per l’esclusiva delle partite degli altri club. In altre parole, la pay tv di Rupert Murdoch ha avuto i diritti per trasmettere sul satellite tutte le partite della Serie A per 572 milioni di euro. A Mediaset è invece andato il Pacchetto B con le partite di 8 squadre big per il digitale terrestre per 373 milioni di euro.

La prossima asta potrebbe riservarci delle grandi sorprese.

Intanto il governo accelera e prepara la riforma della Legge Melandri con la supervisione del Sottosegretario Luca Lotti, ma parallelamente nei prossimi giorni dovrebbe essere presentata una proposta di legge a firma di due deputate del Pd, Lorenza Bonaccorsi e Daniela Sbrollini, che interverrà su (titolarità e commercializzazione dei diritti tv (primi venti articoli della Legge Melandri).

La distribuzione dei diritti tv sarà più equa, assicura la Sbrollini, e saranno ridefiniti i ruoli degli attori in campo. Il modello è quello dei club inglesi che prevede la spartizione di metà torta in parti uguali per la trasmissione delle partite della Premier League.

Previsti anche dei precisi paletti per Infront che dovrebbe scegliere se essere advisor della Lega Calcio o se lavorare per i singoli club.

Dalla sua Vivendi ha un po’ di tempo davanti per poter prepararsi a questa nuova sfida e magari predisporre dei pacchetti combinati, Premium-Telecom Italia, da offrire agli abbonati.

Bisognerà poi tagliare i costi e probabilmente rivedere il management, ma soprattutto sanare i bilanci, in perdita, delle due pay tv, Canal+ e Premium.

Al momento si sa che Marco Giordani resterà alla presidenza di Premium così come anche l’amministratore delegato Franco Ricci manterrà il suo posto. Mediaset ha, infatti, smentito i rumor di una sostituzione dei vertici con manager francesi.

Oltralpe Vivendi resta in attesa della decisione dell’Antitrust sull’accordo commerciale con BeIN Sport. Un’intesa di fondamentale importanza per il gruppo al punto che il presidente Vincent Bolloré ha dichiarato che, se dovesse saltare, Canal+ rischia la chiusura.

Sul valore dell’alleanza con Vivendi è intervenuto oggi Pier Silvio Berlusconi all’assemblea degli azionisti di Mediaset e ha smentito con un perentorio “assolutamente no” le voci che vorrebbero l’ingresso dei francesi come un primo passo per il disimpegno della famiglia dal mercato.

“L’accordo conferma il nostro impegno, magari per costruire qualcosa di ancora più grande”, ha detto l’ad di Mediaset. “L’impegno della famiglia nel settore editoriale sia televisivo sia della carta stampata rimane immutato”.

Dalla vendita di Premium a Vivendi per il bilancio 2016 “verrà una bella plusvalenza”, ha detto poi Berlusconi. Ancora non è stato deciso se questa plusvalenza potrà aumentare il dividendo “ma Premium ha creato molto valore”, ha aggiunto, spiegando che dalla nascita della pay tv questa ha avuto un rapporto tra costi e ricavi negativo per circa 240 milioni, mentre è stata ceduta a un valore superiore ai 700 milioni. Nei primi 4 mesi 2016 i ricavi di Premium sono in crescita del 20%. “Stiamo lavorando ai modelli di business, allo sviluppo della partnership: il closing è previsto entro settembre e i primi frutti concreti dell’accordo con Vivendi si vedranno ragionevolmente a inizio 2017″, ha poi aggiunto, fornendo anche cifre precise su Mediaset Premium, che al momento dell’intesa aveva in cassa circa 100 milioni di liquidità.

“Abbiamo creato valore: Premium vale il doppio di Rcs, di tutto il gruppo L’Espresso e, spiace dirlo, di Mondadori”, ha detto l’ad di Mediaset al termine dell’assemblea del gruppo televisivo.

In Italia, a gamba tesa sull’entertainment

La sfida di Vivendi è anche quella di assicurarsi contenuti di pregio in Italia. A febbraio scorso ha chiuso l’intesa con Banijay Group, rilevando il 26,2% del capitale della società – nata dalla fusione tra Banijay e Zodiak Media – numero tre in Europa per la produzione e distribuzione di contenuti televisivi.

Banijay produce format tv di successo come Pechino Express trasmesso dalla Rai, L’Isola dei famosi che va in onda su Mediaset e Masterchef, programma di punta di Sky.

A gennaio la Commissione Ue ha dato il via libera alla fusione tra Banijay e Zodiak che ha creato la più grande società indipendente di produzione e distribuzione nel mondo di programmi audiovisivi con un fatturato di circa 1 miliardo di dollari.

Per Arnaud de Puyfontaine, Ceo di Vivendi: “Banijay combina forte talento creativo internazionale con una gamma estremamente ampia di show e format televisivi. Sono convinto che la nuova entità risultante dalla fusione ha tutte le competenze e le risorse per fornire intrattenimento avvincente per il pubblico di tutte le piattaforme media”.

Ma nel mirino di Vivendi c’è anche Cattleya che ha prodotto serie tv di successo come Romanzo criminale e Gomorra, entrambe trasmesse da Sky che non ha celato il proprio interesse a coinvolgere il gruppo nel progetto per la distribuzione cinematografica italiana.

Senza tralasciare che Vivendi controlla attraverso Canal+ anche Studiocanal, numero uno in Europa per la produzione di film e serie tv.

Studiocanal è entrata da poco nel capitale del primo studios indipendente spagnolo, Bambu, e di due studios britannici per diventare “uno dei primi produttori europei di serie tv”.

Il presidente Didier Lupfer ha precisato che Studiocanal è a caccia di nuovi accordi: “Siamo completamente aperti a un ampliamento della nostra rete anche all’Italia”.