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Video Droni. La campagna mongola tra cavalli e cavalieri, vista dal drone

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La Mongolia è stata da sempre abitata da varie tribù nomadi.

Il primo nucleo riguarda gli Xiongnu nel 209 a.C. Per far fronte alle incursioni distruttive degli Xiongnu, la Cina decise la costruzione della Grande muraglia, che non sempre si rivelò efficace.

L’eroe nazionale mongolo fu però Temujin, noto come Gengis Khan (1162 – 1227), che unificò i territori mongoli e creò l’impero più vasto della storia.

Sotto i suoi successori l’impero toccò i confini della Polonia a ovest, della Corea a est, e dalla Siberia a nord, fino al Golfo di Oman e Vietnam del sud, che coprono circa 33.000.000 km² (22% della superficie terrestre totale delle terre emerse), e con una popolazione di oltre 100 milioni di persone.

Dopo la morte di Gengis Khan, l’impero venne suddiviso in quattro regni (noti come khanati) che acquisirono maggiore autonomia dopo la morte di Munke, avvenuta nel 1259.

Uno dei khanati, dopo aver invaso la Cina, distrusse definitivamente la dinastia Jīn, dando vita alla Dinastia Yuan per opera del nipote del Temujin, Khubilai Khan, che fondò il suo regno presso l’odierna Pechino, ma dopo più di un secolo di potere, la Dinastia Ming riprese il potere nel 1368, con la corte mongola in fuga verso nord.

L’avanzata militare dei Ming proseguì in Mongolia, conquistando e distruggendo la capitale Karakorum; le conquiste azzerarono il progresso culturale e militare dell’era imperiale ed iniziò così il tramonto dell’impero mongolo.

La cultura mongola è diretta discendente dalle tradizioni pastorizie dei nomadi che risiedevano nella prateria, sebbene la globalizzazione e l’influsso dei cinesi abbiano portato alla scomparsa quasi definitiva della pastorizia e dunque del grande patrimonio culturale mongolo, scomparsa, secondo alcuni, dovuta dalla necessità, per il commercio internazionale, di bonificare la maggior parte dei terreni (fattore che plausibilmente ha reso la prateria una steppa).

I mongoli usavano (e la maggior parte usa ancora) abitare in grandi tende, chiamate yurte (ger in lingua mongola), e avevano l’abitudine di cacciare a cavallo, utilizzando dei particolarissimi strumenti chiamati uurga, lunghi bastoni a cui veniva legato un cappio, nell’uso dei quali i mongoli erano formidabili. Li utilizzavano i guardiani di cavalli per addomesticarli, ma anche i cacciatori per cacciare i lupi, ancora abbondanti in Mongolia.

La dieta alimentare dei mongoli era costituita da pecore, cavalli, gazzelle, marmotte e non prevedeva assolutamente volatili, verso i quali essi portavano grande rispetto, in quanto volavano alti verso il Tengger (Cielo, divinizzato).

Inoltre, il popolo mongolo porta tuttora un grande rispetto nei confronti del lupo, totem mongolo per generazioni e figura mitica, vista come la più amata dal Cielo e presa a modello di coraggio, forza d’animo, rispetto per la natura, coesione sociale, irremovibilità.

La popolazione mongola ha vissuto secoli e secoli di aspre lotte contro i lupi, le quali hanno contribuito ad accrescere la stima nei confronti del carismatico animale.

Il lupo inoltre provvedeva alla “pulizia” della prateria da erbivori che, in gran quantità, avrebbero arrecato ingenti danni all’ecosistema, quali roditori (topi, marmotte), gazzelle, e anche cavalli.

Infine, la costante selezione naturale che i lupi apportavano sulla natura faceva sì che solo gli animali più tenaci sopravvivessero, e lo stesso era per gli uomini: dunque i mongoli attribuiscono il merito della loro passata potenza alla presenza dei lupi.

Un altro aspetto caratterizzante dei mongoli è l’utilizzo dell’olio di marmotta, che veniva impiegato per diversi scopi: restando liquido fino a bassissime temperature, poteva essere utilizzato dai guardiani di cavalli per non congelarsi il volto d’inverno, ma anche per lavorare le pelli (le rendeva infatti più resistenti) e poteva anche essere impiegato in cucina. In caso di necessità era pure un buon rimedio contro le scottature. Oltretutto da una marmotta si riusciva a ricavare un chilo di olio, che si vendeva anche per due yuan circa.