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Venezia73, Piano d’azione Ue per il cinema dal 2017. Italia all’impasse?

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Il Commissario Oettinger annuncia a Venezia il Piano d’azione per la ripresa del cinema. In Italia poco spazio ai nuovi talenti?

Occhi puntati sulla 73a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia dove tra gossip da red carpet, dibattiti aperti e anteprime, si discute dei nuovi equilibri del mercato mentre all’orizzonte c’è la nuova riforma del diritto d’autore che sarà presentata entro fine mese dalla Commissione Ue.

E’ dal Lido di Venezia che il Commissario alla Digital Economy, Günther Oettinger, ha anticipato alcune delle novità che saranno contenute nel nuovo pacchetto di disposizioni alcune delle quali, come quella riguardante il principio di territorialità, hanno già avviato un animato dibattito all’interno dell’industria cinematografica europea.

Ma l’occasione di questo Festival è anche quella di capire se il cinema italiano, come qualcuno già sostiene, sia fermo a un punto morto.

“Vogliamo aiutare film e serie europei raggiungano nuovo pubblico”, ha scritto su Twitter Oettinger.

Il Commissario considera, infatti, una priorità far circolare i film europei, “che era anche l’obiettivo con cui è stato creato il programma Media di fondi Ue ai film, che festeggia quest’anno i suoi 25 anni”.

“Viviamo in un’epoca digitale e il mondo dei film ne fa parte per il modo in cui li produce, li trasporta, li immagazzina. Ma abbiamo bisogno di modernizzare le regole e di standardizzarle per i 28 Paesi”, ha osservato Oettinger in occasione dell’incontro col presidente della Biennale, Paolo Baratta, sul tema “Come è possibile promuovere ulteriormente la circolazione dei film europei all’interno dell’Europa?”.

“Prima della fine di settembre presenterò le mie proposte per un nuovo programma legislativo sul copyright pensando al mondo sempre più digitale“, ha annunciato.

Il Commissario ha poi aggiunto: “Abbiamo anche in mente un piano di azione per far sviluppare il settore industriale del cinema e favorire la produzione e la diffusione dei film europei. Ad esempio ci sarà il finanziamento per un progetto che favorisca sottotitolazione e doppiaggio delle opere. Vorremmo realizzare un nuovo deposito online per fare accedere più facilmente il pubblico ai film doppiati che già esistono e vorremmo creare un centro di licensing per rendere disponibili i film anche nei Paesi dove non sono stati distribuiti o non c’è un distributore nazionale. Inoltre lanceremo un dialogo sul settore dell’animazione con gli studios. E’ un piano d’azione che entrerà in vigore a metà 2017″.

Oettinger ha però sottolineato che “alcuni Paesi hanno suggerito un taglio per il settore di 4 milioni e mezzo all’anno sui 100 annuali disponibili ma io lotterò per la stabilità del budget, e abbiamo buoni argomenti per difenderlo come il valore aggiunto del settore“.

Altri Paesi, però, ha poi spiegato, chiedono che il budget del settore “sia aumentato di 5-10 o 15 milioni all’anno, e quella sarebbe la cosa migliore”.

Analizzando la situazione del mercato italiano, tanti osservatori hanno cominciato a domandarsi se l’industria si trovi in una situazione di stallo, se quest’anno sarà quello della svolta.

La vendita dei biglietti di quest’anno indica una ripresa e la produzione è ricca, solo a Venezia sono stati presentati ben 126 film.

Per alcuni manca però la qualità.

E poi, perché non ci sono registi giovani?

L’Italia dà forse poco spazio ai nuovi talenti?

La pensa così Marco Chimenz, partner in Cattleya, che senza mezzi termini ha sostenuto: “L’ambiente business in Italia non è stato il migliore negli ultimi 5-7 anni per la nascita di nuovi talenti, perché molti dei finanziamenti sono andati a commedie molte delle quali sono esclusivamente locali”.

Chimenz ha commentato che Paolo Sorrentino – la cui serie tv ‘Il giovane Papa’ sta piacendo molto al pubblico di Venezia – “ha fatto diversi film prima di diventare noto a livello internazionale e vincere un Oscar per ‘La grande bellezza’“.

Ma Giona Nazzaro, a capo della Settimana Internazionale della Critica, non è d’accordo con quelli che lamentano l’assenza di una potenziale nuova generazione di registi dopo Sorrentino e Matteo Garrone.

Adesso, ha indicato Nazzaro, c’è un differente tipo di cinema italiano.

“C’è una generazione che è cresciuta lavorando con budget molto limitati, non solo perché costretta, ma anche perché ha scelto di avere maggiore libertà produttiva ed espressiva“, ha sottolineato, precisando che quindi non si tratta di “un gap qualitativo. Essi rappresentano una differente visione”.

“Per fortuna il cinema italiano è cambiato – ha concluso Nazzaro – e quello che stiamo vivendo è estremamente eccitante e incoraggiante”.