L'accordo

Veicoli a zero emissioni entro il 2040, accordo globale alla COP26. L’Italia non firma

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A Glasgow si vuole accelerare la transizione energetica di auto e furgoni verso le zero emissioni entro i prossimi 20 anni. I mercati più rilevanti del settore non hanno aderito, neanche il nostro Paese, ma alcune città vanno controtendenza e vogliono schierarsi, come Roma, Bologna e Firenze.

La dichiarazione per una mobilità a zero emissioni

Entro il 2040 si dovranno vendere solo auto e furgoni a zero emissioni in tutto il mondo. Questo l’accordo annunciato alla COP26 tra Governi, amministrazioni regionali e cittadine, enti pubblici, aziende e associazioni.

Si tratta ovviamente di un documento non vincolante, che impegna comunque in qualche modo i firmatari a fare il possibile affinché queste vetture siano non inquinanti entro i prossimi 10 anni ed entro il 2035 nei principali mercati mondiali.

Come spiegato dal comunicato ufficiale, Governi nazionali e regionali si impegnano a convertire la flotta pubblica ad una mobilità a zero emissioni già entro il 2035, mentre le imprese potrebbero anticipare al 2030.

L’accordo è stato sottoscritto da 26 nazioni, tra cui il Regno Unito, il Canada, Austria, Paesi scandinavi e baltici, Polonia, Slovenia, Croazia, Cambogia, Israele, Nuova Zelanda, Cile.

Roma, Firenze e Bologna dicono si

Brilla l’assenza dell’Italia, uno dei mercati più importanti a livello mondiale, ma anche quella di Stati Uniti, Germania, Francia, Russia, Cina e resto dell’Asia.

Per il nostro Paese, però, hanno aderito in maniera autonoma al patto le città di Bologna, Firenze e Roma, mentre per gli Stati Uniti città come Atlanta, New York, Dallas, Los Angeles, San Francisco, Seattle e Stati come la California e Washington.

Solo sei importanti case automobilistiche hanno firmato l’impegno, tra cui Mercedes-Benz, Ford e Volvo. Altre aziende leader salite a bordo sono la società di trasporti Uber e il rivenditore di generi alimentari Sainsbury’s.

Un accordo che non taglierà a sufficienza le emissioni

Un accordo che comunque è valutato dagli esperti e gli ambientalisti come debole e privo di efficacia, soprattutto perché non vincolante e non in grado negli effetti di limitare l’aumento della temperatura media globale entro i +1,5°C.

Ciò che preoccupa oggi è che le principali economie, come Stati Uniti, Germania, Cina, Giappone, e produttori di livello mondiale, come Volkswagen, Toyota e Hyundai, non sono nemmeno riusciti a firmare una dichiarazione d’intenti sui veicoli elettrici, non riuscendo a fare quanto necessario in termini di sicurezza climatica”, ha dichiarato Martin Kaiser, direttore di Greenpeace Germania.

Con la Cina, gli Stati Uniti, la Germania e la Francia assenti, ci vorrà più di una dichiarazione non vincolante per ripulire la più grande fonte di inquinamento, che è il settore dei trasporti“, ha affermato in una nota l’ong Transport & Environment.

Elettrificazione vs eFuel, il futuro dell’industria auto ad un bivio

Secondo quanto contenuto in un tweet del ministro dei Trasporti tedesco, Andreas Scheuer, la mancata firma dell’accordo da parte della Germania è legata ad un confronto/scontro piuttosto lungo, tra industria e mondo della politica.

Alla base del disaccordo, si legge nel post, c’è il disaccordo di base tra due fronti, quello dell’elettrificazione dell’auto e quello dei carburanti sintetici.

Sostanzialmente, all’elettrico si oppone l’efficacia degli eFuel, carburanti sintetici ecologici, cioè e-gas, e-benzina e e-diesel, prodotti/sintetizzasti a partire da fonti rinnovabili, cosa che abbassa notevolmente il carico di carbonio, ma che al consumo emettono – comunque – basse emissioni di CO2.