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‘Uso condiviso delle frequenze, Italia apripista dello Shared Access’. Intervista a Mario Frullone (FUB)

a cura di Paolo Anastasio |

Mario Frullone, direttore ricerche della FUB: ‘La gestione dello spettro è un tema di politica industriale e quindi richiede risposte strategiche che possono venire solo dalle istituzioni’

La Commissione Europea e il Governo italiano hanno riunito domenica scorsa a Milano allo European Pavillon di Expo2015 i massimi esperti internazionali di spectrum policy e i rappresentanti delle istituzioni responsabili delle strategie politiche e regolatorie per il mercato unico digitale.

L’evento, co-organizzato dal Sottosegretario Antonello Giacomelli e dal Direttore generale della DG CONNECT Roberto Viola, si è focalizzato sulle modalità di condivisione delle risorse frequenziali (tra le quali il cosiddetto Licensed Shared Acess) quale strumento di potenziamento della capacità di banda ultra larga mobile, nella prospettiva del 5G.

In particolare, il nostro Ministero dello Sviluppo Economico ha potuto mostrare il primo esperimento pilota internazionale LSA sulle frequenze 2.3 GHz e le modalità di condivisione tecnica di tali risorse frequenziali, già in corso in Italia, grazie alla collaborazione della Fondazione Ugo Bordoni (FUB). Ne abbiamo parlato con Mario Frullone, direttore ricerche della FUB.

 

 

Key4biz. Qual è il valore del progetto pilota sul Licensed Shared Access in corso in Italia?

 

Mario Frullone. Questo progetto sperimentale è il primo al mondo realizzato su ampia scala. Il modello stesso di realizzazione del progetto, che vede la collaborazione istituzionale dell’Amministrazione con Enti di ricerca e importanti industrie del settore, rappresenta una best practice. Senza contare che la scala del progetto è Europea, coinvolgendo partner che provengono da diversi Paesi europei: Italia, Francia e Finlandia.

Key4biz. Quali sono gli obiettivi del progetto?

 

Mario Frullone. Il pilot sviluppato a Roma è la prima occasione concreta di applicazione in uno scenario reale del Licensed Shared Access (LSA) e da questa sperimentazione ci si attendono risultati che saranno in grado di fornire importanti indicazioni alla Commissione Europea, pronta a emanare a metà del 2016 una raccomandazione sulla banda 2.3 GHz, oggetto appunto della sperimentazione. Lo stesso vale per il completamento dei processi di standardizzazione in corso: organismi come ETSI e 3GPP potranno beneficiare degli esiti del progetto per i loro scopi istituzionali.

Key4biz. Il valore della sperimentazione quindi interessa ambiti sia tecnici sia regolamentari?

 

Mario Frullone. Certamente. Le istituzioni nazionali hanno un ruolo fondamentale nella definizione del processo regolamentare del Licensed Shared Access, che deve essere calato e adattato alle circostanze nazionali, in funzione, ad esempio, degli specifici utilizzi correnti dello spettro che si hanno in un dato Paese. Le Amministrazioni che decidono quindi di muoversi verso l’uso condiviso delle frequenze, devono consapevolmente rivestire un ruolo attivo e di guida nei rapporti tra gli utilizzatori cosiddetti incumbent e coloro che si candidano come nuovi entranti, garantendo da un lato la protezione di chi già usa lo spettro, ma cercando di cogliere, dall’altro, i massimi benefici offerti dallo sharing. Questo richiede l’adozione di modalità di gestione dello spettro più evolute di quanto tradizionalmente si è fatto sino ad oggi e questo progetto pilota può fornire importanti indicazioni in tal senso.

Key4biz. E per quanto riguarda gli aspetti tecnici?

Mario Frullone. Le scelte tecniche hanno importanti implicazioni per cogliere le reali opportunità di sharing e, più in generale, di gestione efficiente dello spettro.

 

 

Key4biz. Può fare un esempio?

Mario Frullone. Sino ad oggi sono stati privilegiati criteri di coesistenza tra servizi nella stessa banda di frequenze, o anche in bande adiacenti, pensati per garantire la protezione dei servizi esistenti rispetto ai nuovi entranti, assumendo requisiti di protezione estremamente cautelativi. Tali ipotesi, tuttavia, non solo si riferiscono a scenari operativi poco realistici, ma hanno anche l’effetto concreto di limitare considerevolmente, sino ad inibire del tutto, le reali opportunità di coesistenza e quindi di efficienza nell’uso dello spettro. In altre parole, porre requisiti di protezione eccessivamente stringenti e, nella pratica non necessari, rappresenta un ostacolo molto difficile da rimuovere per la gestione efficiente dello spettro.

Siamo quindi di fronte a uno scenario di gestione dello spettro in evoluzione cui l’Italia sembra prestare molta attenzione e il pilot LSA lo dimostra.

 

 

Key4biz. Ma come si può passare dall’esperienza, per quanto importante, di un progetto sperimentale a una consuetudine di gestione sempre più efficiente dello spettro?

 

Mario Frullone. La gestione dello spettro è un tema di politica industriale e quindi richiede risposte strategiche che possono venire solo dalle istituzioni. Io posso fornire solamente un punto di vista tecnico.

Key4biz. Qual è il suo punto di vista?

Mario Frullone. Come ho già detto, in uno scenario di crescente competizione nella domanda di spettro da parte di servizi e sistemi diversi, in cui l’accesso condiviso alle frequenze può esprimere tutte le proprie potenzialità, occorre formulare correttamente il problema dell’efficienza d’uso dello spettro. È possibile ad esempio sviluppare degli strumenti da mettere a disposizione dell’Amministrazione che, nel rispetto dei vincoli regolamentari nazionali e internazionali, siano di supporto per la gestione efficiente dello spettro. Questi strumenti possono essere veri e propri tool software che l’Amministrazione potrebbe usare per sviluppare scenari di utilizzo dello spettro e valutarne comparativamente l’applicabilità e l’efficienza, intesa in senso multidisciplinare: tecnico, economico e anche di valore sociale.

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