Il dibattito

5G: ecco le urgenze della industry in Italia e nella Ue

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Ieri alla Camera l’evento ‘5G opportunità per il nostro Paese. Riflessioni per nuove policy di governo e crescita’ organizzato dall’Area Innovazione del Pd con istituzioni, regolatori, accademia e industry

Il 5G è alle porte, cresce l’urgenza di fissare in tempi stretti nuovi standard tecnologici e un quadro di regole condivise, nonché di individuare nuove frequenze (armonizzate) nella Ue e livelli sempre più bassi di latenza, in vista del prossimo avvento (molto atteso e ormai imminente) dell’Internet of Things.

Queste in sintesi le necessità impellenti della industry del mondo ICT in materia di 5G, la prossima generazione di comunicazione mobile ormai dietro l’angolo, visto che entrerà in commercio nel 2020.

Il 5G è un’occasione da non perdere per l’Italia e per la Ue, per riprendere quella leadership globale nelle reti mobili persa con il 4G, dopo i fasti del 2G e del 3G. Questo in sintesi il messaggio dell’evento ‘5G opportunità per il nostro Paese. Riflessioni per nuove policy di governo e crescita’ che si è tenuto ieri alla Camera, organizzato dall’Area Innovazione del Pd.

All’incontro hanno preso parte Antonello Giacomelli, Sottosegretario alle Comunicazioni; Sergio Boccadutri, Coordinatore Area Innovazione del Pd;  Enrico Salvatori, Presidente, Qualcomm Europe; Massimo Mazzocchini, Amministratore Delegato, Nokia Networks Italia; Franco Micoli, Head of Regulatory & Public Affairs, Alcatel-Lucent Italia; Nunzio Mirtillo, Amministratore Delegato, Ericsson Italia; Thibaut Kleiner, Head of Unit Network Technologies, Commissione Europea; Antonio Nicita, Commissario, AGCOM; Mario Frullone, Vice Direttore Generale, FUB; Claudio Leporelli, Università Sapienza; Francesco Vatalaro, Università Tor Vergata

 

Politica e spettro radio

 

“Non è frequente che un’iniziativa promossa da un partito politico come quella di oggi (ieri ndr) del Pd sul 5G entri così nel merito della questione discutendo di licenze condivise, e nuovi standard – dice il Sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli – Questo è anche l’approccio del Governo in materia di digitale, Renzi ha posto come prioritaria la necessità di recuperare il ritardo dell’Italia”. Giacomelli sottolinea come il Piano di Governo per la banda ultralarga fosse e sia tuttora la necessità del Paese e non è certo “una volontà di dirigismo”.  Quando si parla di 5G, poi, “porre il piano di portare la fibra ai cittadini è un’occasione”, aggiunge il Sottosegretario, ricordando che in questo senso “la collaborazione con Enel è un’opportunità unica, chiamando tutti gli operatori a partecipare all’interno di questo progetto”.

La fibra d’altra parte è una straordinaria opportunità, ma servono i servizi: “La rete entra profondamente nella dinamica di sviluppo delle aziende – dice – noi confidiamo in risultati straordinari in pochi anni”.

 

700 Mhz

 

Per quanto riguarda il mobile, la gestione dello spettro deve fare i conti con alcune questioni aperte: “La fame di banda c’è – dice Giacomelli – la liberazione dei 700 Mhz è dietro l’angolo, in base alle prescrizioni del rapporto Lamy (liberazione nel 2020, con due anni di tolleranza in più o in meno) ma, diversamente da quanto succede in altri Paesi (Germania e Francia ndr) mentirei se dicessi che ho una straordinaria pressione degli operatori per andare all’asta dei 700 Mhz. L’orizzonte temporale del rapporto Lamy (limite ultimo il 2022 ndr) è ragionevole”.

L’Italia non è il paese della Tv via cavo, prosegue Giacomelli: “Il ragionamento sulla banda 700 va di pari passo con l’avvento del Dvbt2 e con la riforma, d’intesa con l’Autorità, del problema delle interferenze e tivù locali, che va risolto in maniera corretta a Ginevra”.

La politica europea dello spettro non ha trovato una sua definizione al termine del semestre di presidenza lettone e secondo il Sottosegretario “non è chiaro quando avremo linee generali europee” in questo delicato tema.

Infine, per quanto riguarda roaming e net neutrality, nonostante l’accordo raggiunto in Europa, “i dettagli sono assai difficili da condividere” e quindi possibili sorprese sono ancora dietro l’angolo.

Le attese della industry

“È la prima volta che in Parlamento si parla del 5G, una tecnologia che ancora deve fissare i suoi standard ma che avrà enormi impatti sociali e di politica industriale – dice Sergio Boccadutri, Coordinatore Area Innovazione del Pd – Sulla base delle indicazioni della industry il Governo e la Ue prenderanno le loro decisioni su investimenti e politica industriale. Il 5G sarà il volano dell’Internet delle cose ed è un tema che si interseca sui pilastri dell’Agenda Digitale Europea in particolare sulla crescita dell’economia digitale fondata sul dato. È un tema strettamente legato al piano nazionale per la Banda ultralarga del Governo”.

Ma cosa pensano le aziende che producono i componenti tecnologici dei device e le reti? Il 5G è un semplice miglioramento di velocità rispetto al 4G oppure è qualcosa di più, vale a dire un veicolo di iperconessioni fra persone, fra persone e oggetti e fra oggetti e altri oggetti?

Qualcomm

 

“Con il 5G noi ci aspettiamo una piattaforma che evolva il 4G ma che non lo sostituisca – dice Enrico Salvatori, Presidente di Qualcomm Europe – Una piattaforma caratterizzata da scalabilità e adattabilità, in grado di coprire l’evoluzione del broadband e sviluppare soluzioni di copertura omogenee, con servizi che richiedano un basso consumo di batteria”.

Una piattaforma che in altre parole abbia al centro l’utente – sia esso un essere umano, un robot, un auto o la miriade di oggetti connessa in rete – un’architettura in grado di connettersi al cloud e che garantisca il collegamento device to device senza problemi di latenza.

In questo contesto, sarà fondamentale l’armonizzazione dello spettro nella Ue, anche oltre i 6 Ghz, così come l’uso condiviso delle frequenze, in linea con i principi del Digital Single Market. “In questa ottica, stiamo lavorando al primo trial in Italia, organizzato a Roma dal Mise e dalla FUB a Roma sulle bande dei 2.3 Ghz, aggiunge Salvatori, secondo cui 4G, 5G e WiFi dovranno diventare un’unica piattaforma di comunicazione wireless, senza dimenticare le risorse della Banda L.

 

Nokia Networks Italia

“Il 5G sarà presto realtà – dice Massimo Mazzocchini, Amministratore Delegato di Nokia Networks Italia – se vogliamo riprenderci la leadership un po’ persa con il 4G, dobbiamo muoverci adesso e fare sistema”, ricordando che già oggi “un utente 4G scarica in media il 50% di dati in più rispetto ad un utente 3G”.

Un trend destinato ad aumentare, visto che la domanda di banda crescerà trainata da video, apparati, sensori sempre più connessi che investiranno fra gli altri il settore auto, le macchine industriali, gli orologi. “Prevediamo 50 miliardi di moduli connessi nel 2025 – dice Mazzocchini – per questo serviranno reti sempre più flessibili ma anche robuste, per sostenere applicazioni sempre più mission critical”.

L’obiettivo del 5G? Raggiungere un millisecondo di latenza – con il 4g sono 10 millisecondi – e una velocità di 100 Mbps.

Ericsson

“Anche noi vediamo il 2020 come anno di commercializzazione del 5G – dice Nunzio Mirtillo, Amministratore Delegato di Ericsson Italia – Ma le regole servono in anticipo. È importante capire che questa rivoluzione digitale avrà un impatto su tutto il sistema delle aziende. La nostra visione è quella della Networked Society, che porta benefici economici, sociali e ambientali grazie alla rivoluzione dell’ICT, nata negli anni ’70 con le reti di comunicazione e proseguita con il Cloud e l’avvento del broadband”. Una rivoluzione basata sul concetto di ubiquità, che su parecchie catene distributive ha già cancellato i costi di distribuzione, basti pensare al cinema e alla musica.

“Oggi ci sono 7,3 miliardi di sottoscrizioni mobili a livello globale – aggiunge Mirtillo – in base alle nostre previsioni, nel 2020 il 90% della popolazione avrà uno smartphone”. Da questi numeri l’importanza di sviluppare al più presto il 5G, che Ericsson ha già testato a Barcellona raggiungendo i 5 Giga al secondo.

Il 5G, per Ericsson, è compatibile con l’Lte e all’occorrenza consentirà di connettersi contemporaneamente a due diverse stazioni radio base. “Il 5G è un ecosistema – aggiunge Mirtillo – che in futuro consentirà interventi di telechirurgia. È ovvio però che per fare ciò è necessaria una latenza ridotta al minimo e una sicurezza di rete assoluta”. Altri campi di applicazione? “A Stoccolma stiamo lavorando al controllo a distanza di un escavatore in miniera a Barcellona”, chiude Mirtillo, ricordando che Ericsson in Italia collabora a progetti di ricerca sul 5G con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Alcatel-Lucent

“Per noi il 5G è un’occasione di rilancio per le aziende europee – dice Franco Micoli (Head of Regulatory & Public Affairs) di Alcatel-Lucent – a breve il volume di dati per chilometro quadrato aumenterà di mille volte e sulla stessa area ci saranno fino a un milione di device connessi (oggi siamo a mille)”.

Nel giro di un paio d’anni, il volume di traffico aumenterà del 500% e il 5G diventerà la piattaforma dell’Internet of Things. Per sostenere questa massa di dati, “c’è bisogno di una copertura adeguata – dice Micoli – È per questo che stiamo indirizzando le frequenze oltre i 6 Ghz ed è per questo che sarà fondamentale poter contare su una rete ultrabroadband fissa, in grado di sostenere le small cells (picocelle ndr). Il piano del Governo va perseguito, spingendo la fibra sempre più vicino alle case degli italiani, compatibilmente con le esigenze del mercato”.

 

Regole per innovare

C’è un elemento che più di altri dà l’idea del 5G, ed è la latenza. “Già adesso l’Lte Advanced sta raggiungendo, valori da sogno, con performance di 10 millisecondi – dice Mario Frullone, Vice Direttore Generale della FUB – il 5G è il tentativo di ridurre la latenza a un millisecondo, a livello di ‘tactile Internet’, una velocità necessaria per applicazioni complesse e delicate come l’’autonomous driving’ e la chirurgia a distanza”. Dal punto di vista industriale, saranno molteplici i settori che dovranno fare i conti con il 5G. Ma per non finire come settori economici alle prese con la nuova concorrenza della sharing economy, dovranno prepararsi per tempo, in primo luogo nei mercati della sanità e in quello dei trasporti.

L’Italia sarà in grado di seguire questo processo? “Bisogna coinvolgere tutto l’ecosistema e le PMI – dice Frullone – e inoltre l’Italia dovrà pensare per tempo a due aspetti peculiari, vale a dire lo spettro e i limiti dei campi elettromagnetici (6 v/m rispetto alla media europea di 60 v/m ndr). Sarà inutile liberare nuove bande di frequenza per il 5G se non si allineano i limiti elettromagnetici italiani a quelli della Ue”.

 

Oltre alla bassissima latenza – un millisecondo per il 5G a fronte dei 15 millisecondi dell’Lte – un altro settore che cambierà molto con l’avvento del nuovo standard wireless è quello dei data center. “Nel mondo 5G i data center saranno molti e distribuiti e non pochi e concentrati come adesso”, dice Francesco Vatalaro, Università Tor Vergata, mentre per Claudio Leporelli, Università Sapienza, sarà interessante verificare come il 5G lavora con la rete fissa e mobile e con il fixed wireless. “Penso che con il 5G si aprirà il tema della condivisone delle rti e dell’accesso regolato – dice Leporelli – l’uso delle frequenze quindi dovrà essere fatto non staticamente, ma in maniera dinamica”. Inoltre, resta aperto il tema dell’assegnazione delle nuove risorse spettrali: “Dovrà avvenire tramite aste in ottica MEF? – domanda Leporelli – è un problema che va sollevato perché queste tecnologie dovranno essere ovunque e di ottima qualità”.

Agcom

Dal canto suo, l’Agcom ha svolto un’indagine conoscitiva sul M2M e su parti del 5G e entrerà in fase operativa “entro fine mese – dice il commissario Antonio Nicita con la costituzione di un comitato tecnico per affrontare e risolvere i problemi emersi. Inoltre, ci sono diversi ambiti in cui possiamo collaborare con altre Autorità (Energia, Privacy e Trasporti) e con la Banca d’Italia per quanto riguarda il versante dei pagamenti”.

L’Autorità, in attesa dell’avvento del 5G, sta vagliando nuove politiche di gestione dello spettro come il Licensed Shared Access (vedi la sperimentazione sui 2.3 Ghz),“un tema importantissimo per lo sviluppo del 5G”, dice Nicita, che fra i problemi della nuova tecnologia wireless ricorda il tema della numerazione come risorsa scarsa, quello degli standard aperti e infine il roaming fra oggetti in movimento. In attesa delle decisioni di Bruxelles, c’è un tavolo tecnico con gli operatori per il coordinamento condiviso di questi temi.

Commissione Europea

Intanto, la Commissione Europea accelera sul 5G, sul cui sviluppo ha puntato 700 milioni di euro in 5 anni. “Il 5G è un’occasione per accelerare e non solo per inseguire gli altri – dice Thibaut Kleiner, Head of Unit Network Technologies, Commissione Europea – è un’opportunità di ridurre drasticamente consumi elettrici, grazie alla progressiva diffusione di software”. Attualmente, la Ue sta lavorando agli standard, anche se gli altri Paesi, come il Giappone che vuole lanciare il 5G alle Olimpiadi del 2018, corrono. “Servirà più spettro”, dice Kleinerin particolare sulle alte frequenze e bisognerà puntare sulla condivisione delle risorse e dgli standard tecnologici fra tutti i regolatori. Inoltre, non bisognerà ritardare il deployment delle reti, come avvenuto per il 4G. Per stimolare la domanda, la Ue pensa a nuove applicazioni in ottica industry 4.0, ad esempio nel settore agricolo con il massiccio ricorso a sensori e sistemi wireless per le coltivazioni. Bisogna poi creare un’occasione per il lancio in grande stile del 5G, come hanno fatto i giapponesi con le olimpiadi: “Si potrebbe pensare all’obbligo di introdurre il 5G su tutte le autostrade le reti ferroviarie europee”, ha detto Kleiner.