Analisi

Una cappa di nebbia su Tusma, contratto di servizio Rai, commissioni ministeriali cinema e audiovisivo del Mic

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Imminenti le nomine del Cda di Cinecittà e della Rai: perché non avviare procedure finalmente trasparenti, pubbliche, comparative, meritocratiche?

Non ha cadenza periodica fissa questa rubrica “ilprincipenudo” curata dall’Istituto italiano per l’Industria CulturaleIsICult per il quotidiano online “Key4biz”, ma questa settimana abbiamo ritenuto di intervenire tutti i giorni, da lunedì 4 ad oggi venerdì 8 marzo 2024, perché di stimoli – nel monitoraggio continuativo del sistema culturale e mediale – ce ne sono stati in abbondanza.

Però, quel che stupisce è che ci poniamo come voce quasi unica, in un panorama giornalistico italico che tanta attenzione presta invece all’anteprima della serie Netflix dedicata al porno-attore (sic) e produttore (sic) Rocco Siffredi ovvero “SuperSex” (sic), offerta da mercoledì sulla piattaforma statunitense. A proposito di questa fiction, per la regia di Francesca Mazzoleni, Francesco Carrozzini, Matteo Rovere, prodotta dalla indipendente Small Forward Productions assieme alle non proprio indipendenti Groenlandia (controllata dalla multinazionale francese Banijay) e The Apartment (controllata dal gruppo tedesco Fremantle)… nessuno sembra aver segnalato (denunciato?!) che lo Stato italiano ha generosamente contribuito alla produzione dell’opera con 8 milioni di euro (di “tax credit”, naturalmente, la droga del sistema pubblico) su un budget complessivo dichiarato al Ministero di 27 milioni di euro per 7 episodi da 50 minuti… Torneremo sulla un po’ surreale vicenda, perché se uno Stato regala ben 8 milioni di euro per una simile opera audiovisiva, un qualche quesito di “politica culturale” dovrebbe emergere, soprattutto da un governo di centro-destra, che si ha ragione di ritenere creda in valori tradizionali e sovranisti… Ed invece, silenzio totale, anche su questo.

Quasi nessun interesse mostra nei confronti della politica culturale e dell’economia mediale.

Non è normale che nessuno (ribadiamo: nessuno, fatte salve rarissime eccezioni), segnali e lamenti:

Rai

  1. segnali e lamenti che non viene ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il nuovo “contratto di servizio” Rai per il 2024-2028, che è stato approvato dalla Commissione bicamerale di Vigilanza il 3 ottobre 2023, e perfezionato tra le parti – Viale Mazzini ed il Ministero delle Imprese e del Made in Italy Mimit – il 18 gennaio 2024: questo documento regola (dovrebbe regolare) prestazioni e controprestazioni (per quanto assai genericamente definite, nell’ultima versione del contratto) del servizio pubblico mediale… Scrivevamo su queste colonne ormai quasi un mese fa: nessuno si lamenta per le “piccole” modifiche apportate al contratto di servizio Rai, rispetto al parere della vigilanza, in particolare l’imposizione di un limite agli appalti a società esterne… Si rimanda a “Key4biz” del 16 febbraio 2024, “Nebbia fitta su Rai e cinema: ‘contratto di servizio’ scomparso dai radar, come il ‘Tusma’ e la riforma del ‘tax credit’”.

Silenzio.

Tusma (Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici)

  • segnali e lamenti che non emerge alcuna pubblica evidenza dell’iter di riforma del Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici (il cosiddetto “Tusma”), ad evidente rischio di “deregulation”: l’appello che gli autori (100autori / Anac / Wgi) hanno manifestato il 16 febbraio 2024 (denunciando che “nessuno ci ha ascoltati sulla riforma del Tusma”), è caduto nel vuoto… Ieri l’altro, mercoledì 6 marzo, alle ore 15:30 la Commissione Cultura della Camera, relatore il Presidente Roberto Marti (Lega) era chiamata a esprimere il proprio parere alla Commissione Comunicazioni sullo schema di decreto legislativo che apporta modificazioni al Testo Unico “in considerazione dell’evoluzione delle realtà del mercato, in attuazione della Direttiva (Ue) 2018/1808” (clicca qui per la scheda relativa all’“Atto del Governo sottoposto a parere parlamentare n. 109”), ma la questione è stata rimandata a martedì della prossima settimana, 12 marzo, sempre alla stessa ora. Trasparenza su quel che è in gestazione: zero.

Silenzio.

Ministero della Cultura: Direzione Cinema e Audiovisivo (Dgca)

  • segnali e lamenti che non sono state avviate le procedure per la composizione delle nuove Commissioni ministeriali in materia di cinema e audiovisivo, dopo che la Legge di Bilancio 2024 ha demandato al Ministro il diritto di determinarne la ricomposizione: come verranno selezionati i commissari? Quanti saranno? Quando inizierà il loro lavoro?! E cosa si attende per il decreto di nomina del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo, il massimo organo di consulenza del Ministero della Cultura, chiamato peraltro per legge ad esprimere un parere sul piano di “riparto” dei 700 milioni di euro del Fondo per il Cinema e l’Audiovisivo?! E che fine ha fatto la “valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo per l’anno 2022, che la Direzione Cinema e Audiovisivo ha precisato di aver inviato agli uffici del Ministro, e che, ad oggi (8 marzo 2023), non risulta ancora essere stata trasmessa dal Ministro Gennaro Sangiuliano al Parlamento?! Su quest’ultima curiosa dinamica, si veda “Key4biz” di venerdì scorso 1° marzo 2024, “La misteriosa ‘valutazione di impatto’ sulla Legge Cinema e Audiovisivo”.

Silenzio.

Cinecittà

  • segnali e lamenti la totale assenza di trasparenza rispetto all’esigenza di nominare il nuovo Consiglio di Amministrazione di Cinecittà spa, dato che il mandato dell’attuale Cda scade tra poche settimane?! L’attuale consiglio è stato infatti nominato il 20 aprile 2021, per la durata di 3 esercizi (2021, 2022, 2023). Il Consiglio nominato all’epoca (e presieduto fino ad allora dalla dirigente Rai Maria Pia Ammirati) era formato in origine da Nicola Maccanico (Amministratore Delegato), Chiara Sbarigia (Presidente), Federico Bagnoli Rossi, Goffredo Maria Bettini ed Annalisa De Simone… Il 19 settembre 2022 si è dimesso Goffredo Bettini. Il 25 gennaio 2023, è stato nominato Giuseppe De Mita (figlio del mitico Ciriaco), uscito non si sa bene da quale cappello magico. Il 9 novembre 2023, essendo la carica di Annalisa De Simone scaduta con l’approvazione del bilancio 2022, la consigliera è stata sostituita con Isabella Ciolfi. Il Cda di Cinecittà (Maccanico + Sbarigia + Bagnoli Rossi + De Mita + Ciolfi) giunge a scadenza con l’approvazione del bilancio di esercizio 2023, e quindi a breve. Il bilancio dell’esercizio 2022 è stato approvato il 14 aprile 2023. Lo Statuto prevede che il cda sia formato da 5 membri, di cui 2 designati dal Ministro dell’Economia e delle Finanze (1 dei quali con funzioni di Presidente), e 3 designati dal Ministero della Cultura (1 dei quali con funzioni di Amministratore Delegato). Nel Cda attuale, i 2 designati dal Mef sono Sbarigia e Bagnoli Rossi. Finora, queste nomine sono avvenute nelle segrete stanze del Collegio Romano, e sarebbe una bella apprezzabile innovazione se invece il Ministro Gennaro Sangiuliano decidesse di procedere – anche in questo caso – con una pubblica “call”… Secondo alcuni “bookmaker”, ci sono chance di rinnovo della coppia Maccanico + Sbarigia, per quanto entrambi siano stati nominati “in quota” Dario Franceschini, e quindi da tutt’altro governo e maggioranza politica rispetto a quella attuale: in effetti, Sbarigia è divenuta l’alter ego della Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, e Maccanico si sarebbe accreditato direttamente con la Premier Giorgia Meloni. Secondo alcuni osservatori, la visita ufficiale del Ministro Sangiuliano agli “studios” di Cinecittà il 30 gennaio 2024 avrebbe rappresentato una benedizione politica della coppia Maccanico+Sbarigia. In discesa, quindi, l’ipotesi di una presidenza affidata a Giuseppe De Mita, dopo il flop della sua nomina a Presidente della potente Sport e Salute (sostenuto dal Ministro Andrea Abodi, ma la nomina è saltata – ed è andata a Marco Mezzaroma, imprenditore imparentato con Claudio Lotito – anche perché nemmeno laureato), ma comunque nessuno pone quesiti sulla (non) qualificazione del curriculum in materia di cinema e audiovisivi (vedi “Key4biz” del 22 marzo 2023, “Un De Mita nel cda di Cinecittà, intanto oggi sciopero delle troupe cinematografiche”). E nessuno peraltro sembra voler criticare l’incomprensibile “doppio ruolo” svolto da Sbarigia, che è al contempo Presidente della società pubblica Cinecittà e dell’assai privata Associazione dei Produttori Audiovisivi (Apa), un ruolo senza dubbio inopportuno se non incompatibile con la funzione di presidente di una impresa controllata dallo Stato… E che dire infine di una Presidente di Cinecittà che simpaticamente si diletta nell’organizzare mostre artistiche (nessuna traccia di simili sue esperienze, nel suo cv…), inventandosi finanche il mestiere di curatrice, anche in materie extra-cinematografiche, qual è il caso della recente “Architetture inabitabili”, organizzata presso la Centrale Montemartini di Roma (che c’azzecca con Cinecittà, una simile iniziativa?!).

Silenzio.

Potremmo continuare, anche su fronti altri rispetto al cinema e all’audiovisivo.

Come definire questa situazione? Stasi, se non addirittura stagnazione. E nelle ovattate stanze della partitocrazia, i “giochi” sono in corso

E, ancora una volta, deficit di trasparenza.

Se si cercano alcune parole-chiave nel database delle società di monitoraggio media (come L’Eco della Stampa e DataStampa), inserendo nei motori di ricerca parole come “contratto di servizio Rai” o “tax credit cinema” o “Cinecittà”, incredibilmente non emerge nulla nell’ultima settimana, e ciò basti.

Disinteresse assoluto da parte sia dei media “mainstream” sia da parte delle fonti web.

Unica eccezione, per quanto riguarda specificamente la Rai, il sempre accurato e puntuale (e puntuto) blog sul “dietro le quinte” delle vicende di Viale Mazzini, quel “BloggoRai” che tante volte abbiamo rilanciato su queste colonne del quotidiano online “Key4biz”…

Se Meloni, Giorgetti, Sangiuliano, Urso volessero… le procedure per la nomina del prossimo Cda Rai potrebbero essere corrette, non più ipocrite e fasulle come quelle del passato, ma trasparenti, pubbliche, comparative

E proprio da questa fonte, qualificata ed indipendente (per quanto – ahinoi – purtroppo nascosta dall’anonimato: pochi intimi conoscono l’identità del Redattore Anonimo, che è un ex dirigente Rai), riprendiamo l’imminente “cronoprogramma” possibile dei nuovi organi di amministrazione di Viale Mazzini:

  • 18 aprile 2024:    

riunione del Cda per approvazione bilancio 2023;

  • 30 aprile 2024:

assemblea dei Soci (Ministero dell’Economia e delle Finanze per il 99,56 % e Siae Società Italiana degli Autori e Editori per lo 0,44 % delle quote) per approvazione bilancio 2023;

  • 1° maggio 2024:  

avvio procedure di nomina nuovi candidati (60 giorni durata del procedimento; 30 giorni limite presentazione candidature al Parlamento rispetto alla data prevista insediamento)  

  • 15 luglio 2024:

possibile insediamento del nuovo Cda…

Tutto questo in un “calendario ordinario” ovvero determinato con la Legge n. 220 del 2015 alla mano (la cosiddetta controversa “Legge Renzi”, che notoriamente ha rafforzato il potere dell’Esecutivo sul “public service media” italico) e seguendo dettagliatamente le procedure… Si ricordi che le elezioni europee si terranno l’8 e 9 giugno 2024, e non è da escludere che questo cronoprogramma slitti di qualche settimana… Alcuni osservatori sostengono che potrebbe essere verosimile uno slittamento verso settembre 2024, per l’insediamento del novello Consiglio.

Come viene nominato il Cda della Rai, sulla base della “Legge Renzi”

Si ricordi la procedura prevista dalla legge:

RAI. Consiglio di Amministrazione (Cda). I membri del consiglio Rai sono 7:

  • 2 sono eletti dalla Camera dei Deputati;
  • 2 dal Senato della Repubblica;
  • 2 sono designati dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell’Economia;
  • 1 dall’assemblea dei dipendenti Rai.

Per quanto riguarda i componenti eletti dal Parlamento, la legge prevede che questi siano individuati tra coloro che presentano la propria candidatura nell’ambito di una procedura pubblica di selezione (il problema è proprio qui: nella “teoria” e “prassi” di questa procedura, finora dimostratasi una foglia di fico della più assoluta logica partitocratica).

  • Presidente del Consiglio di Amministrazione:

è eletto dal Consiglio di Amministrazione stesso, tra i suoi componenti. La sua nomina però, per essere effettiva, deve essere confermata dalla Commissione Parlamentare di Vigilanza, con una maggioranza dei 2/3 dei componenti.

  • Amministratore Delegato:

nominato dal Consiglio di Amministrazione, su proposta dell’Assemblea dei Soci (Mef + Siae), è la figura con maggiori responsabilità di direzione aziendale. È lui infatti che “sovrintende all’organizzazione e al funzionamento dell’azienda nel quadro dei piani e delle direttive definiti dal consiglio di amministrazione”. Anche le altre principali nomine dipendono dall’Ad, prime tra tutte quelle dei dirigenti di primo livello; nel caso si tratti di direttori di rete, di canale o di testata, è richiesto il parere del Consiglio di amministrazione; per quanto riguarda i direttori di testata, inoltre, quando il parere è espresso dalla maggioranza dei 2/3, assume carattere vincolante.

Scriveva il 26 febbraio 2024, il Redattore Anonimo di BloggoRai: “se l’opposizione tutta insieme volesse provare un possibile esperimento di “far uscire la politica dalla Rai” è a portata di mano: il/la candidato/a dovrà essere scelto con criteri trasparenti, aperti e verificabili già a partire dai “selezionatori”. Una volta scelto e condiviso il nome, verrà poi votato in Parlamento. Ribadiamo, può essere solo un “esperimento” che comunque è meglio di quanto avvenuto la volta precedente, dove ancora non si sa come, perché e da chi sono stati scelti gli attuali consiglieri. O meglio, purtroppo lo sappiamo molto bene: dalle segreterie dei partiti. Ovvero gli stessi che oggi vorrebbero se stessi fuori dalla Rai”.

Se veramente il Governo guidato da Giorgia Meloni volesse dimostrare un reale “nuovo corso” nella gestione della “res publica” in materia di cultura e media, la procedura per la nomina del nuovo Cda di Cinecittà e la procedura per la nomina del nuovo Cda della Rai potrebbero essere riformate: pur non intervenendo a livello normativo, basterebbe mettere in atto procedure veramente trasparenti e meritocratiche…

Il “gioco delle nomine”: basta procedure fasulle e ipocrite; basta procedure pseudo-trasparenti, foglie di fico della partitocrazia

Basterebbe attivare procedure di invito alla autocandidatura che non siano fasulle ed ipocrite come quelle messe in atto finora da Camera e Senato per i membri del Consiglio di Amministrazione Rai (un’autentica presa in giro, mostrando assoluto disprezzo di criteri minimi di trasparenza e tecnicalità), ma vere procedure trasparenti, pubbliche, comparative, anche attraverso audizioni dei candidati

Il “gioco” delle nomine di Rai e Cinecittà è in mano a Giorgia Meloni, a Giancarlo Giorgetti (Ministro dell’Economia e delle Finanze), a Gennaro Sangiuliano (Ministro della Cultura), ad Adolfo Urso (Ministro delle Imprese e del Made in Italy)…

E, nel suo piccolo, in questo gioco delle nomine, per quanto riguarda la Rai, potrebbe finalmente manifestare la propria opinione anche il socio di minoranza Siae (ovvero il Presidente Salvatore Nastasi), che pure rappresenta la spina dorsale del sistema culturale italiano, forte dei suoi oltre 100mila associati… Perché la Siae – giustappunto forte della propria rappresentatività sostanziale (al di là della simbolica quota azionaria) – non rivendica che almeno 1 dei membri del Cda Rai sia espressione dell’anima autoriale della cultura italiana?! E perché Siae non chiede a Mic/Mef di esprimere anche 1 membro del Cda di Cinecittà?! Anche questo sarebbe sì un segnale di vero “nuovo corso”.

[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.