Cronache

Un De Mita nel cda di Cinecittà, intanto oggi sciopero delle troupe cinematografiche

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All’ottimismo della Sottosegretaria Borgonzoni (e di Anica e Apa), si oppongono le mobilitazioni dei lavoratori del cinema e audiovisivo. Qualcosa non quadra, nell’economia delle industrie culturali e creative

Il 20 gennaio 2023, nell’economia di questa rubrica “ilprincipenudo” (ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale) curata dall’Istituto italiano per l’Industria Culturale (IsICult) per il quotidiano online “Key4biz”, anticipavamo una notizia che è risultata confermata, sebbene sia stata ignorata da ogni media (“mainstream” o meno che sia): è stato nominato Consigliere di Amministrazione di Cinecittà spa (società controllata dal Ministero della Cultura, per quanto l’azionista al 100 % sia il Ministero dell’Economia e Finanze) Giuseppe De Mita, unico figlio maschio del più famoso Ciriaco De Mita, mitico esponente della fu Democrazia Cristiana, deceduto nel maggio 2022 all’età di 94 anni (vedi “Key4biz” del 20 gennaio 2023, “Cinecittà: da Bettini a De Mita? Rai: in arrivo la Commissione di Vigilanza. Il Presidente sarà “in quota” M5s”).

Quel che colpisce è la totale assenza di interesse da parte del sistema dell’informazione: delle due, l’una: o a nessuno interessa dei futuri possibili degli “studios” di Via Tuscolana, oppure tale è stato lo sconcerto della nomina che ha provocato un “black-out” comunicazionale… è peraltro strano osservare come la notizia non sia stata nemmeno segnalata dalla newsletter di Cinecittà, “Cinecittà News” (diretta da Marcello Giannotti, già Direttore della Comunicazione Rai) peraltro sempre ricca di informazioni e segnalazioni sul rutilante mondo del cinema e dell’audiovisivo…

Scrivevamo un paio di mesi fa, rispetto a questa possibile cooptazione… Da non confondere con l’omonimo e più noto Giuseppe De Mita, che è invece un nipote di Ciriaco, e che ha seguito attivamente le orme dello zio, con impegni di livello in politica (tra l’altro, dal 2010 al 2013 è stato Vice Presidente della Regione Campania).

Giuseppe De Mita, da Direttore Generale della Lazio e dell’Avellino a Consigliere di Amministrazione di Cinecittà spa

Dell’altro, il “De Mita minore” per così dire, si hanno scarse notizie, anche il web è avaro di informazioni. È stato giovane addetto stampa della Lazio, molti anni fa (1992-1994), a suo tempo cooptato dall’allora Presidente della società biancoceleste Sergio Cragnotti, ed anche Direttore Generale della stessa S. S. Lazio (luglio 2003-ottobre 2004) e poi Direttore Generale dell’Unione Sportiva Avellino Calcio (giugno 2005-giugno 2006). Vent’anni fa, un’edizione romana del “Corriere della Sera” segnalò il suo matrimonio con Lidia Stecchini, a Santa Sabina, testimoni dello sposo Dino Zoff e Marco Mezzaroma (a sua volta Giuseppe De Mita è stato testimone di nozze, nel 2011, della coppia Mara Carfagna-Marco Mezzaroma), con poi 400 invitati all’Excelsior…  Altra notizia curiosa: qualche anno prima, il 5 novembre 1998, sempre il “Corriere della Sera” pubblicava una notizia che smentiva che il figlio dell’allora Presidente del Consiglio fosse entrato, scortato, in una base Nato, per effettuare acquisti sotto-costo, a bordo di una Ferrari… Emerge anche dagli archivi la notizia che nel 2008, insieme a Chiara Geronzi e Tommaso Cellini, De Mita uscì definitivamente da un’inchiesta sui presunti illeciti della società di procuratori sportivi Gea World – di cui è stato Direttore Generale dal 2001 al 2003 – condotta dalla Procura di Roma (il Gip accolse la richiesta di archiviazione delle posizioni dei tre indagati).

Nel suo profilo su Linkedin, Giuseppe De Mita (classe 1969) risulta Presidente di Acme Comunicazione dal 2006, “Agenzia di Comunicazione, Provider Ecm del Ministero della Salute” (capitale sociale 10mila euro, ha una quota del 50 %). Ne è partner anche Tommaso Cellini (già Direttore Marketing della Lazio) Si tratta di una “agenzia di comunicazione integrata”, che tra l’altro organizza eventi per soggetti come Daikin, Bmw, Wind, Bnl… In precedenza, è stato Consigliere di Amministrazione di Ubiq srl (The Digital Evolution).

Non risultano specifiche competenze ed esperienze nel settore cinematografico ed audiovisivo (se non per attività consulenziale della sua società Acme per la Fondazione Cinema per Roma e per la Fox).

Scrivevamo allora: “Ma, forse, per come funzionano certe logiche di “spartizione” italiche, non sono nemmeno necessarie. Non sembra che il Governo intenda manifestare segnali di discontinuità, rispetto a Via Tuscolana. Si attende il parere definitivo del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (area Fratelli d’Italia), cui spetta la decisione finale: è infatti il Ministero della Cultura ad esercitare i diritti dell’azionista che controlla Cinecittà società per azioni (che è il Ministero dell’Economia e Finanze)”.

Giuseppe De Mita detto Peppino – apprezzato per la estrema cortesia dei modi – siede quindi dal 1° marzo 2023 nel Consiglio di Amministrazione di Cinecittà.

La notizia è confermata da quel che appare sul sito web della società stessa, che pubblica anche un estratto del verbale assembleare (socio unico il Mef), dal quale risulta come una prima riunione dell’Assemblea dei Soci, convocata per il 25 gennaio 2023, ed avente come oggetto all’ordine del giorno “nomina di un consigliere di amministrazione”, fosse stata “sospesa”, su richiesta del Socio Unico, ovvero il Ministero dell’Economia e delle Finanze, rappresentato per delega da Nicola Borrelli, Direttore Generale Cinema e Audiovisivo (Dgca) del Ministero della Cultura, che esercita i diritti dell’azionista Mef.

Dal verbale dell’assemblea del 1° marzo 2023, si legge semplicemente che è stata assunta la delibera per nominare Giuseppe De Mita consigliere “sino alla data dell’adunanza dell’Assemblea convocata per l’approvazione del bilancio al 31.12.2023”: si tratta quindi di una nomina che ha una prevista durata di poco più di un anno, dato che verosimilmente il bilancio per l’esercizio 2023 verrà approvato entro il giugno 2024.

Il verbale contiene purtroppo diversi “omissis”: non un cenno rispetto al criterio con il quale è stata effettuata la cooptazione; non un cenno sul compenso, che è comunque di 20mila euro l’anno.

Giuseppe De Mita va ad integrare (dopo le dimissioni di Goffredo Bettini nel settembre 2022) un cda così formato: Chiara Sbarigia (Presidente), Nicola Maccanico (Ad), Annalisa De Simone, Federico Bagnoli Rossi, e quindi Giuseppe De Mita. Se le precedenti nomine sono “firmate” dall’ex Ministro Dario Franceschini, quella ultima di De Mita reca l’imprimatur dell’attuale titolare del Collegio Romano, Gennaro Sangiuliano.

In base alle norme sulla trasparenza, sul sito web di Cinecittà è stata pubblicata anche la dichiarazione all’Agenzia delle Entrate per l’anno 2021 di Giuseppe De Mita, che reca redditi complessivi per 38.453 euro.

Come abbiamo già scritto (lamentato) anche su queste colonne, è evidente che esistono criteri di soggettività in questo tipo di nomine, ed il cosiddetto “intuitu personae” – ovvero il carattere fiduciario e/o politico – finisce quasi sempre per prevalere su una valutazione comparativa di capacità ed esperienze.

Ci limitiamo a ribadire – senza alcuna “vis polemica” – che dal curriculum professionale di Giuseppe De Mita non sembrano emergere competenze di sorta nel settore cinematografico ed audiovisivo. Si osservi anche come sia completamente omessa la parte relativa al corso di studi.

Il Ministro Gennaro Sangiuliano e la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni (che ha delega anche per il cinema e audiovisivo) avranno avuto le loro belle ragioni nella cooptazione. Sarebbe interessante conoscerle, ma forse – da cittadini che credono ancora nella trasparenza di alcune procedure – chiediamo… troppo.

Certamente questa nomina non appare come un segnale di discontinuità rispetto al passato.

E sicuramente è nomina “marginale”, nel gran calderone delle nomine di enti pubblici e controllate e partecipate dello Stato, che sono oggetto in queste settimane di infinite trattative (ovviamente occulte). Ieri il quotidiano “Corriere della Sera” dedicava una mezza pagine al ruolo assunto da Gianni Letta su questi delicati dossier, in un accurato articolo firmato da Tommaso Labate, intitolato “Il gran ritorno di Gianni Letta nella partita delle nomine. È lui al tavolo per Forza Italia. Berlusconi cede al pressing dei figli e della compagna”…

Da segnalare che nell’edizione odierna de “la Repubblica”, riferendo di un primo vertice sulle partecipate dello Stato tenutosi ieri, il nome del figlio di De Mita viene dato come possibile candidato alla presidenza di Sport e Salute (società creata da Giancarlo Giorgetti, che ha tolto potere al Coni). Avrebbe il sostegno del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del Ministro dello Sport Andrea Abodi e finanche del potente Giovanni Malagò (Presidente del Coni e “dominus” del Circolo Canottieri Aniene). Si tratterebbe di incarico di ben altra levatura, rispetto alla “poltroncina” nel cda di Cinecittà… Nicola Imberti scriveva domenica scorsa sul quotidiano “Domani” che, dei 410 milioni che ogni anno vengono destinati al mondo dello sport, 45 vanno al Coni, mentre i restanti 360 alla società attualmente guidata da Vito Cozzoli. Forse l’assoluto “low profile” comunicazionale su Giuseppe De Mita è codeterminato dalle operazioni per un gran salto “di qualità” per la sua nomina in Sport e Salute, definita da alcuni “la cassaforte dello sport italiano”.

Mattia Morandi, già Capo Ufficio Stampa e Comunicazione dell’ex Ministro della Cultura Franceschini, cooptato a Cinecittà. Roberto Stabile rinnovato nel ruolo di super-consulente per l’internazionalizzazione

Da segnalare anche, rispetto a Cinecittà, un’ulteriore… “cooptazione”: Mattia Morandi, ex Capo Ufficio Stampa e Comunicazione ovvero Portavoce dell’ex Ministro della Cultura Dario Franceschini è stato assunto da qualche settimana a via Tuscolana. Si ricordi che il 25 ottobre dell’anno scorso Morandi ha curato un corposo dossier che riportava le attività svolte dall’Ufficio Stampa e Comunicazione del Collegio Romano dal settembre 2019 all’ottobre 2022, segnalando l’organizzazione di oltre 200 conferenze e la diramazione di oltre 2mila comunicati.

Si ha ragione di ritenere che Mattia Morandi vada a svolgere compiti nell’area “comunicazionale” degli “studios”, andandosi quindi ad affiancare a due manager già in carica: il succitato Marcello Giannotti (Direttore della Comunicazione dal maggio 2022) ed il veterano Giancarlo Di Gregorio (per molti anni a capo della comunicazione di Via Tuscolana, da qualche mese Direttore del progetto Cinecittà si Mostra e del Museo italiano dell’Audiovisivo e del Cinema – Miac, nonché dell’organizzazione dei “padiglioni italiani” nei grandi festival internazionali).

In effetti, nel silenzio dei più (ma formalmente in modo pubblico), il 10 febbraio 2023 sul sito web di Cinecittà è stato pubblicato un bando per un “prestatore d’opera / consulente, cui affidare un incarico di lavoro autonomo ex art. 2222 C.C., che si identifichi in una figura professionale esperta nel rafforzamento e nella promozione della comunicazione e delle relazioni pubbliche, con specifico riferimento alle tematiche del “Progetto Cinecittà” e dei conseguenti interventi realizzati dall’Azienda, a valere dal Pnrr”.

A distanza di un mese, l’Amministratore Delegato di Cinecittà spa nonché Direttore Generale della stessa Nicola Maccanico ha dichiarato che Mattia Morandi risultava vincitore della selezione “per soli titoli” (a seguito di una valutazione da parte di una commissione interna, la cui composizione non è nota). Il compenso è di 40.000 euro al netto Iva, per un anno, dal 1° marzo 2023 al 29 febbraio 2024. Non è noto chi siano stati gli altri candidati e peraltro il bando prevedeva che l’incarico potesse essere assegnato anche in presenza di una candidatura soltanto…

In questo caso – come dire?! – nessuna perplessità sulla professionalità della persona cooptata. E verosimilmente Cinecittà debba gestire al meglio la propria immagine, anche per dimostrare che va ad utilizzare in modo efficiente ed efficace i famosi 300 milioni di euro che le sono stati destinati dal “Pnrr”. Sull’argomento, alcuni osservatori notano l’avvicinarsi di più nubi, ma torneremo presto sulle prospettive di Via Tuscolana, in aggiornamento di nostri precedenti interventi su queste colonne (vedi, da ultimo, “Key4biz” del 27 gennaio 2023, “Cinecittà, l’ad Nicola Maccanico in audizione alla Camera. Ancora silenzio sulle dinamiche in Rai”).

Da segnalare anche che uno dei più ascoltati consiglieri della Sottosegretaria Lucia Borgonzoni è risultato a sua volta vincitore del più recente bando promosso da Cinecittà, pubblicato il 22 febbraio 2023: con tempismo eccezionale, il 6 marzo 2023, l’Ad Nicola Maccanico ha firmato l’atto che nomina Roberto Stabile nella veste “figura esperta nell’internazionalizzazione del comparto del cinema e dell’audiovisivo, nelle relazioni internazionali e nella realizzazione dei progetti speciali della Direzione Generale Cinema”. In questo caso, il compenso è di 50.000 euro al netto Iva. Da molti anni, l’iperattivo Stabile è la figura di riferimento – sia per Cinecittà, sia per l’Anica, sia per il Ministero della Cultura – per la promozione internazionale del cinema e dell’audiovisivo “made in Italy”.

Oggi sciopero generale dei lavoratori del cinema e audiovisivo, promosso da Cgil, Uil, Cisl, per il rinnovo del contratto delle troupe

Mercoledì scorso 15 marzo, la Sottosegretaria delegata al Cinema e Audiovisivo, la leghista Lucia Borgonzoni, veniva intervistata dal quotidiano “Libero” e dal quotidiano “Il Tempo” (articoli quasi identici).

La prima testata apriva l’articolo con uno scherzoso “Borgonzoni goes to Hollywood”… Entrambi i quotidiani riportavano le impressioni maturate dalla Sottosegretario nel suo ultimo trip negli States (sempre con l’orchestrazione organizzativa del succitato Roberto Stabile), anche per la celebrazione della “stella” dedicata al grande Giancarlo Giannini nella “Wall of Fame” hollywoodiana.

Approccio ancora una volta positivo, anzi ottimista, rispetto alla situazione del sistema cinematografico e audiovisivo. In perfetta sintonia con le due maggiori “lobby” del settore, l’Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Digitali) e l’Apa (Associazione Produttori Audiovisivi / Serie – Film – Intrattenimento – Doc – Animazione) per i rispettivi Presidenti Francesco Rutelli e Giancarlo Leone sembra vada tutto complessivamente bene, anzi alla grande…

E così Lucia Borgonzoni ha risposto alla domanda sulle dinamiche dei doppiatori, che – come è noto – sono stati in sciopero per tre settimane (le trattative con i datori di lavoro sono state riavviate ma l’esito permane incerto): “il doppiaggio è una invenzione italiana e una industria da valorizzare. Ho incontrato i loro sindacati e ho parlato della questione anche con le piattaforme da Apple a Amazon. Ci sono problemi come quelli dell’utilizzo delle voci reali dall’Intelligenza Artificiale che sono difficili da normare ma rappresentano il vero grande problema del presente. Si deve riuscire a distinguere ciò che è creatività da ciò che è mera riproduzione. Un problema che riscontriamo soprattutto con le piattaforme che dispongono di contenuti a livello internazionale”…

Ma va tutto sostanzialmente bene, come sostengono la Sottosegretaria ed i produttori suoi grandi estimatori, sui mercati internazionali e sul mercato interno?!

In verità, a parte un qualche titolo di successo all’estero – sulle piattaforme ovvero su Netflix – non ci sembra che i dati di mercato (internazionale e nazionale) consentano un particolare ottimismo sullo “stato di salute” della nostra industria audiovisiva (al di là dell’assenza di premi agli Oscar…).

In effetti, si producono ormai in Italia centinaia e centinaia di titoli: questo è senza dubbio vero, ma è l’effetto di un flusso impressionante di sovvenzioni pubbliche, nell’ordine di oltre 750 milioni di euro (e considerando soltanto l’intervento del Ministero della Cultura, cui si associano i contributi delle Regioni ed altri ancora…). Ma la quasi totalità di questi lungometraggi – peraltro teoricamente destinati alla prioritaria distribuzione “theatrical” – scompaiono nel nulla: non escono nei cinematografi, non vengono trasmessi dalle emittenti televisive, non vengono offerti dalle piattaforme. E nemmeno tutti entrano nel circuito élitario dei tanti festival… E la quota di mercato del cinema italiano in sala non cresce…

Secondo i dati Cinetel, dal 1° gennaio al 19 marzo 2023 (poco più di due mesi e mezzo) sono stati incassati nei cinematografi italiani soltanto 99 milioni di euro.

Il dato è confortante rispetto allo stesso periodo del 2022, con un incremento del 61 per cento, ma resta sconfortante rispetto al dato dell’anno pre-pandema: il dato 2023 è infatti più basso del 34 % rispetto al 2020. I biglietti venduti sono stati poco meno di 14 milioni: + 54 % sul 2022, ma – 39% sul 2020…

In sintesi, su 10 (dieci) spettatori cinematografici del 2020, 4 (quattro) non stanno andando più in sala. Dato inquietante.

Qualcosa non torna

Lo stesso giorno delle interviste alla Sottosegretaria, il 15 marzo 2023, la triade sindacale Cgil Uil Cisl proclamava uno sciopero nazionale, indetto per oggi mercoledì 22 marzo 2023, con assemblea generale presso il Cinema Nuovo Aquila di Roma (sempre più centro culturale polivalente della Capitale), con un comunicato dai toni preoccupanti: “le organizzazioni sindacali e la delegazione sindacale troupe ritengono necessario avviare una mobilitazione della categoria a sostegno del rinnovo contrattuale”.

Qualcosa – per così dire – emerge certamente dalla “non normalità” nelle relazioni industriali del settore (come sostiene l’appassionata Sabina Di Marco, Segretaria nazionale della Slc Cgil)…

La mobilitazione promossa da Slc / Cgil e Fistel / Cisl e Uilcom / Uil è finalizzata ad un rinnovo contrattuale necessario per contrastare “i processi di disintermediazione attuati con trattative individuali favorite dal divario tra paghe di fatto, spesso onnicomprensive di prestazioni eccedenti ed eccessive, e minimi sindacali risalenti al 2004”, nonché “il “Far West” normativo che peggiora le condizioni di lavoro per prolungamenti orari, ritmi, contratti individuali firmati se, come e quando decide l’azienda, e il complessivo mancato rispetto di norme che, pur vigenti, non vengono rinnovate dal 1999, per non citare il superamento di norme di legge in materia di orari di lavoro, pause, riposi”.

Quella di oggi si conferma come iniziativa molto partecipata, come quella tenutasi sabato 4 marzo: sala affollata anzi strapiena e centinaia di persone collegate via Zoom.

L’assemblea di oggi si è conclusa con un saluto commemorativo del regista Citto Maselli, che ha lasciato la dimensione terrena ieri, all’età di 92 anni: un “grande vecchio” (nel senso nobile dell’espressione), intellettuale raffinato ed attivista politico, sulla cui figura – fondamentale anche per le politiche culturali del nostro Paese – avremo occasione di presto tornare anche su queste colonne (chi cura questa rubrica IsICult per Key4biz ha collaborato in gioventù alla preziosa rivista “Gulliver”, che si definiva “mensile sulle comunicazioni di massa”, fondata da Citto e diretta dalla compagna Stefania Brai, un indimenticato laboratorio critico di cui ancora oggi si sente la mancanza). Su Citto, rimandiamo a lungo e bell’articolo dedicatogli oggi dal quotidiano “il Riformista” (diretto da Pietro Sansonetti), a firma di Susanna Schimperna, intitolato “Il partigiano bambino che ci disse: un altro mondo è possibile”.

Ancora una volta, riemergono quelle “asimmetrie” (tra soggetti forti e soggetti deboli) e quel “Far West” (digitale) evocati spesso anche su queste colonne: ci sono variegate e striscianti patologie nella complessiva economia del sistema audiovisivo e mediale italiano… Concetti essenziali come “approccio sistemico” ed “ecologia dei media” sono assenti dal dibattito pubblico italiano. E finora il Governo guidato da Giorgia Meloni non ha ancora affrontato in modo deciso ed organico le politiche culturali nazionali: basti osservare la stagnazione Rai (e peraltro anche i lavoratori di Viale Mazzini sono in stato di agitazione, ieri l’altro 20 marzo è stato prospettato da tutti i sindacati un imminente sciopero nazionale, a partire da questa tesi: “dopo quasi due anni dalla nomina degli attuali vertici, poco o nulla si è fatto per dare risposta ai problemi e alle criticità che rischiano di strangolare la Rai”).

Emerge prudenza e frammentazione… E, quindi, conservazione.

Alla mobilitazione dei doppiatori si affianca quindi un’altra azione di protesta. Oggi quindi sciopero nazionale, per l’intera giornata, dei lavoratori delle troupe coinvolti sui set, nei laboratori, nelle attrezzerie, nelle sale di montaggio e post-produzione, negli uffici amministrativi, eccetera.

Qualcosa non va bene…

Anzi forse – parafrasando una gran bella canzone di Adriano Celentano – “la situazione non è buona”…

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.