Rapporto Censis

Tv locali a rischio, colpa dello streaming?

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Presentato oggi a Roma il 19° Rapporto Censis. Crollo dei ricavi per le tv locali che devono riposizionarsi su un mercato dominato dai contenuti in streaming.

La tv resta la regina incontrastata nei salotti italiani ma le abitudini cominciano a cambiare e sono sempre di più i telespettatori che fruiscono i contenuti direttamente dal web.

E’ questa la fotografia scattata dal 49° Rapporto Censis, presentato oggi a Roma, che nel capitolo dedicato a Comunicazione e media, indica che nel 2015 il 96,7% della popolazione continua a guardare la televisione tradizionale ma cresce la visione da altri dispositivi: +1,6% rispetto al 2013 per la web tv, +4,8% per la mobile tv, mentre le tv satellitari si attestano a una utenza complessiva del 42,4% e il 10% degli italiani usa la smart tv che si può connettere alla rete.

In totale si registra un +16,4% di consumo di tv connessa.

Non perde smalto la radio, seguita dall’83,9% degli italiani mentre cresce del 2% sia l’ascolto attraverso i telefonini che da internet.

Lo streaming mette in difficoltà le Tv locali

Difficoltà invece per le tv locali chiamate a raccogliere la sfida innescata dalla digitalizzazione dei contenuti, supportata dall’esplosione delle connessioni mobili, dallo sviluppo della banda larga e ultralarga e dall’arrivo di molti player internazionali, Netflix in primis, che offrono contenuti on-demand in streaming.

In effetti, gli utenti di internet continuano ad aumentare (+7,4%), raggiungendo una penetrazione del 70,9% della popolazione italiana.

Le connessioni mobili mostrano una grande vitalità, con gli smartphone forti di una crescita a doppia cifra (+12,9%) che li porta oggi a essere impiegati regolarmente da oltre la metà degli italiani (il 52,8%), e i tablet praticamente raddoppiano la loro diffusione e diventano di uso comune per un italiano su quattro (26,6%).

Le emittenti locali devono riposizionarsi in questo mutato mercato dell’audiovisivo, dovendo anche fare i conti, come osserva il Censis, con la grave flessione dei ricavi pubblicitari (287 milioni nel 2013), la consistente riduzione dei contributi pubblici (56,9 milioni di euro nel 2013, -20,4% rispetto all’anno precedente) e il rilevante calo degli ascolti.

I ricavi complessivi hanno subito un crollo: 409 milioni del 2013 con un calo del 15% rispetto all’esercizio precedente.

La reputation dei media

Per gli italiani i mezzi di informazione che negli ultimi anni hanno incrementato la loro credibilità sono stati proprio i nuovi media: per il 33,6% è aumentata quella dei social network, per il 31,5% quella delle tv all news, per il 22,2% e per il 22% rispettivamente quella dei giornali online e degli altri siti web di informazione. Per gli italiani la credibilità si basa prima di tutto sul linguaggio chiaro e comprensibile, apprezzato dal 43,8% della popolazione. Seguono l’indipendenza dal potere (36,1%) e la professionalità della redazione (32,8%). Completano la ricetta della credibilità altri ingredienti fondamentali: l’aderenza oggettiva ai fatti (31,7%) e la rapidità di aggiornamento delle notizie (31,1%).

 

Su Facebook il 77% dei giovani italiani

Gli italiani frequentano sempre più i social network. Il Censis riferisce che Facebook primeggia, frequentato dal 50,3% dell’intera popolazione e addirittura dal 77,4% dei giovani under 30, mentre YouTube raggiunge il 42% di utenti (il 72,5% tra i giovani) e il 10,1% degli italiani usa Twitter.

Distanza abissale sul web tra giovani e anziani

Interessante lo spaccato offerto dal Censis che mette a confronto giovani e anziani nel rapporto con internet per arrivare alla conclusione che c’è una distanza ‘abissale’ tra i due.

Tra i giovani, osserva il Censis, la quota di utenti della rete arriva al 91,9%, mentre è ferma al 27,8% tra gli anziani. L’85,7% dei primi usa telefoni smartphone, ma lo fa solo il 13,2% dei secondi. Il 77,4% degli under 30 è iscritto a Facebook, contro appena il 14,3% degli over 65. Il 72,5% dei giovani usa YouTube, come fa solo il 6,6% degli ultrasessantacinquenni. I giovani che guardano la web tv (il 40,7%) sono un multiplo significativo degli anziani che fanno altrettanto (il 7,1%). Il 40,3% dei primi ascolta la radio attraverso il telefono cellulare, dieci volte di più dei secondi (4,1%). E mentre un giovane su tre (il 36,6%) ha già un tablet, solo il 6% degli anziani lo usa.

Papa Francesco fenomeno mediatico dell’anno

A fare da trait d’union è sicuramente Papa Francesco che il Censis definisce ‘fenomeno mediatico globale’ dell’anno: “Interrogati su quali siano i punti di forza del cattolicesimo, i residenti di Roma hanno indicato proprio il carisma di Bergoglio al primo posto (con il 77,9% delle risposte), prima ancora del messaggio d’amore e di speranza della religione. Anche la rilevazione del Pew Research Center è inequivocabile: nel corso del suo primo anno di pontificato, Papa Francesco precede in graduatoria, per numero di citazioni nelle news digitali statunitensi, la candidata alla presidenza Usa Hillary Clinton e leader di fama mondiale del calibro di Putin e Merkel”.

In sette anni raddoppiata la spesa per telefonia

Altra cosa sulla quale gli italiani sembrano d’accordo è la spesa in tecnologie. Tra il 2007, l’anno prima dell’inizio della crisi, e il 2014, la voce “telefonia” ha più che raddoppiato il suo peso nelle spese degli italiani (+145,8%), superando i 26,8 miliardi di euro nell’ultimo anno, mentre nello stesso arco di tempo i consumi complessivi flettevano del 7,5%.

Gli italiani risparmiano su tutto ma non sui media connessi a internet.

Perché? Intanto perché prenotare viaggi online, guardare film o partite di calcio, e fruire dei servizi di PA Digitale o eBanking permette di spendere meno soldi e sprecare meno tempo.

I dati offerti dal Censis sono molto interessanti: la ricerca online di informazioni su aziende, prodotti, servizi coinvolge il 56% degli utenti del web; segue l’home banking (46,2%) e un’attività ludica come l’ascolto della musica (43,9%, percentuale che sale al 69,9% nel caso dei più giovani).

Ormai poi 15 milioni di italiani (43,5% degli utenti del web) fanno shopping in rete

Guardare film (25,9%, percentuale che sale al 46% tra i più giovani), cercare lavoro (18,4%), telefonare tramite Skype o altri servizi voip (16,2%) sono altre attività diffuse tra gli utenti di internet.

Ancora segno meno per la carta stampata

Non si inverte il ciclo negativo per la carta stampata, che non riesce ad arginare le perdite di lettori: -1,6% per i quotidiani, -11,4% per la free press, stabili i settimanali e i mensili, mentre sono in crescita i contatti dei quotidiani online (+2,6%) e degli altri portali web di informazione (+4,9%).

Non è favorevole l’andamento della lettura dei libri (-0,7%): gli italiani che ne hanno letto almeno uno nell’ultimo anno sono solo il 51,4% del totale, e gli eBook contano su una utenza ancora limitata all’8,9% (per quanto in crescita: +3,7%).