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Trump costretto a sbloccare utenti su Twitter. È contro il Primo Emendamento

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‘Se il Presidente Usa ti blocca su Twitter sta violando il Primo Emendamento, che tutela la libertà di parola’, ha stabilito un giudice americano. Per questo motivo Trump è stato costretto a sbloccare 48 utenti, che sul social l’hanno criticato. Il principio potrebbe valere anche in Italia dove è l’art.21 della Costituzione a garantire il libero pensiero?

Il presidente americano Donald Trump è stato costretto a sbloccare decine di utenti su Twitter “perché la pratica vìola il Primo Emendamento della Costituzione Usa, che tutela la libertà di parola”, ha deciso il giudice distrettuale di Manhattan, Naomi Reice Buchwald. La sentenza è, quindi, a favore del Knight First Amendment Institute della Columbia University che ha intentato la causa per conto di 7 utenti di Twitter bloccati dal Presidente, dopo averlo criticato. “L’account del Presidente @RealDonaldTrump è un forum pubblico, per questo bannare qualcuno comporterebbe la violazione della libertà di parola garantita dal Primo Emendamento”, ha sentenziato il giudice il 23 maggio scorso. Trump il mese successivo ha sbloccato i 7 utenti e in questi giorni è stato costretto a fare lo stesso per altri 41 account, tra questi un produttore cinematografico, uno sceneggiatore, un fotografo e un autore che hanno criticato il presidente Trump o le sue politiche. Molti utenti sono ancora bloccati da Trump. Ma ora hanno una speranza.

La Internet Association, che rappresenta Twitter, Facebook, Google, Amazon, ecc, ha invitato la corte a “limitare la decisione a fatti unici”, come può essere il presidente degli Usa con 54 milioni di follower e comunque a spiegare se la sentenza deve essere rispettata dalla maggioranza dei profili.

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha affermato che la sentenza è “fondamentalmente sbagliata”, perché l’account è privato, in quanto gestito personalmente da Trump e non rientra nel controllo del Governo.

Trump avrebbe potuto “silenziare” gli utenti, senza vedere così i loro messaggi e allo stesso tempo dando loro la possibilità di leggere e rispondere ai tweet del Presidente degli Usa. Solo così non avrebbe violato il Primo emendamento, ha spiegato il giudice che ha espresso la sentenza.

Anche in Italia molti leader politici bloccano gli utenti. Il principio sancito dalla sentenza Usa potrebbe valere anche in Italia? Dove è l’articolo 21 della nostra Costituzione a garantire a “tutti il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.