L'indagine

Transizione ecologica, per gli italiani è la strada giusta. Ma “no” al nucleare. Il sondaggio IPSOS

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Il sondaggio IPSOS “L’Italia e la sostenibilità”, presentato alla XII edizione dell’Ecoforum nazionale sull’economia circolare, rivela un forte consenso degli italiani sulla transizione ecologica. Tuttavia, con riguardo al nucleare è stato registrato il rifiuto netto dei cittadini: il 91% non vuole centrali nelle vicinanze e il 62% considera i potenziali benefici troppo lontani o inesistenti.

La transizione ecologica non solo è necessaria, ma è vista dagli italiani come una grande opportunità. Lo confermano i dati del sondaggio IPSOSL’Italia e la sostenibilità”, presentati oggi a Roma in occasione della XII edizione dell’Ecoforum nazionale sull’economia circolare promosso da Legambiente, Kyoto Club e Nuova Ecologia.

Si alle rinnovabili, no al nucleare

Secondo l’indagine, il 79% dei cittadini ritiene che la transizione ecologica faccia bene all’ambiente, all’economia, alle aziende e al portafoglio. Il 34% la considera fondamentale per la salvaguardia del pianeta, il 24% sottolinea il suo impatto positivo sull’abbassamento delle bollette energetiche, mentre per il 22% rappresenta il futuro dell’industria: le imprese che non si adeguano rischiano di restare fuori dal mercato.

Cresce anche la fiducia nei green jobs: il 40% del campione pensa che aumenteranno (la percentuale sale al 61% tra chi conosce l’economia circolare), contro un 14% che teme una riduzione.

Sul fronte energetico, gli italiani mostrano idee chiare: il 47% chiede al Governo di incentivare le fonti rinnovabili, e il 36% ritiene che vada semplificato l’iter autorizzativo per la realizzazione degli impianti green.

Bocciato invece il ritorno del nucleare: il 91% del campione non vuole centrali nei pressi della propria abitazione – il 39% non le accetterebbe in nessun caso, il 29% solo se a più di 100 km, il 23% ad almeno 50 km di distanza. Anche i presunti benefici della tecnologia nucleare vengono ridimensionati: per il 37% i vantaggi arriverebbero solo tra 20 anni, mentre il 25% non crede arriveranno mai, a causa dei costi elevati e dell’assenza di certezze operative.

Legambiente ribadisce che “produzioni circolari, fonti rinnovabili e transizione ecologica sono un motore per la nuova occupazione verde e per abbassare le bollette. È ora di puntare su cicli produttivi puliti e abbandonare soluzioni irrealizzabili come il nucleare, ormai fuori mercato. Solo così possiamo rafforzare le basi di un vero Clean Industrial Deal made in Italy”.

Focus sui rifiuti

L’Ecoforum ha anche messo in evidenza i risultati positivi del sistema consortile italiano per la gestione dei rifiuti. Il CONOU, consorzio nazionale per la raccolta e rigenerazione dell’olio minerale esausto, ha raccolto 188.000 tonnellate nel 2024 con un tasso di rigenerazione del 98%, ben oltre la media UE del 61%, generando un impatto economico di 73,4 milioni di euro e dando lavoro a 1.850 persone.

Sul fronte degli imballaggi, secondo il CONAI nel 2024 è stato riciclato il 76,7% dell’immesso sul mercato. Anche qui, l’Italia si conferma tra i leader europei.

Resta però da colmare il gap su alcuni settori strategici:

  • Biometano: servono più impianti sul territorio, in particolare al Sud, e un’integrazione con il compostaggio.
  • Assorbenti (PAP): ancora pochi impianti di riciclo. Serve l’approvazione del decreto End of Waste e l’introduzione di un sistema EPR.
  • RAEE: la raccolta è ancora sotto gli obiettivi UE. È urgente potenziare la rete e gli impianti per allinearsi al Critical Raw Materials Act.
  • Tessile: necessario rafforzare la tracciabilità, la raccolta differenziata e introdurre un EPR di settore per dare continuità all’obbligo di raccolta.

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