i bandi

Tra Pnrr e Tocc prevalgono nebbie, urge più trasparenza. Iniziativa di OpenPolis, che ha indirizzato al Governo una terza richiesta di accesso (sulla base del Foia)  

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Incredibilmente, non si ha notizia nemmeno dei titoli dei progetti che hanno vinto i bandi “Tocc”, affidati dal Ministero della Cultura ad Invitalia: 155 milioni di euro, si sa dati a “chi”, ma non si sa per fare “cosa”…

Da molti anni, e non soltanto su queste colonne, l’Istituto italiano per l’Industria CulturaleIsICult conduce, in parallelo alla propria attività di ricerca e consulenza indipendente, un’attività di sensibilizzazione politica e stimolazione giornalistica basata sull’esigenza di rendere più trasparenti le procedure della Pubblica Amministrazione italica…

Non a caso, ci vantiamo di essere al contempo ricercatori specializzati e giornalisti investigativi. Tante volte abbiamo segnalato anzi denunciato “buchi” di conoscenza e deficit di trasparenza, con particolare attenzione alle tematiche afferenti alla cultura, ai media, alle dinamiche sociali…

Anche rispetto alla gestione del “Recovery Plan”, abbiamo indirizzato i riflettori su aree oscure, o comunque nebbiose, dai 300 milioni assegnati a Cinecittà(società controllata al 100 % dal Ministero dell’Economia e Finanze, ma con il Ministero della Cultura che esercita i poteri dell’azionista) ai 155 milioni di euro che, nell’economia sempre del “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, sono stati assegnati ai bandi cosiddetti “Tocc” (acronimo che sta per “Transizione Organismi Culturali e Creativi”), che il Ministero della Cultura ha deciso di affidare alla gestione di Invitalia (altra società controllata al 100 % dal Mef).

Passando dal livello “micro” (rispetto alle dimensioni complessive del Pnrr) al livello “macro”, non siamo certamente gli unici ad aver segnalato carenze, ad aver denunciato nebbie…

Questa mattina è stata diramata la notizia che la Fondazione Openpolis (centro di ricerca indipendente, presieduto da Vittorio Alvino), che segue tra l’altro anche le dinamiche del Pnrr, ha inviato al Governo guidato da Giorgia Meloni una nuova richiesta di accesso agli atti: si tratta del terzo “Foia” presentato per chiedere più dati sul piano italiano. Anche grazie all’impegno di Openpolis – che aggiorna a cadenza settimanale il suo progetto di monitoraggio “OpenPnrr” – nel tempo la situazione è migliorata sul fronte della trasparenza, ma le informazioni pubbliche non sono ancora sufficienti.

Denuncia Openpolis: “con questa nuova richiesta, chiediamo dati dettagliati sui progetti finanziati dal Pnrr. In particolare, sul loro stato di avanzamento, in termini sia di lavori effettuati che di spesa effettivamente sostenuta. I nodi da sciogliere sugli interventi in agenda vanno anche oltre la mancanza di dati. In primis non è ancora chiaro quale sarà il destino dei progetti che sono stati definanziati con la recente revisione del piano”.

I promotori di Openpolis sono Vittorio Alvino, Guglielmo Celata, Ettore Di Cesare e Vincenzo Smaldore, che portano in eredità i progetti e i dati raccolti in oltre dieci anni di storia dell’Associazione Openpolis, di cui la Fondazione rappresenta la prosecuzione e il superamento. Gli altri fondatori sono EtiPublica, Fondazione per il Cambiamento, Gran Sasso Science Institute e Sergio Galbiati.

Che cosa è il “Foia” (“Freedom of Information Act”) introdotto in Italia nel 2016

Si ricordi che il Foia è uno strumento giuridico per ottenere dati e documenti di interesse pubblico in possesso delle amministrazioni, in modo da assicurare un controllo sociale sull’attività e le scelte amministrative.

Il diritto di accesso civico generalizzato (o Foia, acronimo di “Freedom of Information Act” la più importante legge americana di accesso pubblico all’informazione statale) è stato introdotto in Italia nel 2016 (modificando il decreto legislativo n. 33 del 2013, art. 5 comma 1).

Il cittadino e le associazioni rappresentative possono richiedere alla pubblica amministrazione dati e documenti già esistenti (ulteriori rispetto a quelli per i quali già vige un obbligo di pubblicazione), senza dover dimostrare l’esistenza di un interesse attuale e concreto né motivare la richiesta.

La legge prevede limiti al diritto di accesso per tutelare gli interessi dello Stato (difesa militare, relazioni internazionali, ordine pubblico etc.) o dei privati (segreto professionale, privacy, ecc.: è compito dell’Amministrazione coinvolgere altri soggetti nel procedimento, nel caso in cui la richiesta determini un pregiudizio concreto alla loro riservatezza).

Vi è inoltre un divieto assoluto di accesso ai documenti coperti da “segreto”.

L’Amministrazione può autorizzare un accesso parziale ai documenti richiesti (ad esempio “oscurando” alcuni dati a tutela della privacy dei soggetti coinvolti). Il Foia si affianca all’“accesso documentale”, che riguarda documenti utili per un interesse personale di colui che fa richiesta (Legge n. 241 del 1990, art. 22 ss.) e all’“accesso civico semplice”, volto a ottenere la pubblicazione dei documenti e informazioni di interesse della collettività indicati dalla legge, ad esempio bandi di gara e di concorso, sovvenzioni e contributi, titolari di incarichi politici e dirigenziali, personale eccetera (Decreto Legislativo n. 33 del 2013, art. 5 comma 1).

Come nei casi precedenti, l’iniziativa è sviluppata con il sostegno dell’Osservatorio Civico Pnrr, delle centinaia di organizzazioni aderenti alla campagna #DatiBeneComune (Promossa da Associazioni onData, Transparency International Italia, Actionaid, e sostenuta tra gli altri da CittadinanzAttiva, Lega Ambiente, Slow Food Italia…), con l’assistenza dello studio legale E-Lex: “abbiamo fatto questa nuova richiesta perché crediamo che, visto il clima di grande incertezza che regna attualmente intorno al Pnrr, sia fondamentale ripristinare le condizioni minime di trasparenza e informazione per avere un controllo pubblico e generalizzato sulla gestione del Piano”.

L’esigenza vale a livello “macro”, ma non meno anche a livello “micro”…

Abbiamo denunciato la questione dei misteriosi 155 milioni di euro dei bandi “Tocc”, e ci siamo rivolti direttamente alla Direzione Generale competente del Ministero della Cultura, la Dg Creatività Contemporanea: in sintesi, il Ministero ci ha risposto che ritiene assolti gli obblighi di trasparenza, avendo reso note le graduatorie dei vincitori del bando, di cui viene indicata soltanto l’identità, ed il contributo assegnato, e la Regione nella quale ha la sede legale il promotore (non è precisata neppure la città), senza nemmeno rendere pubblico (almeno) il titolo del progetto.

In sostanza, il Ministero della Cultura, attraverso Invitalia, assegna ben 155 milioni di euro del Pnrr senza che si sappia per “cosa”, ovvero per quali progetti

Non abbiamo dubbi che le commissioni di selezione abbiano valutato al meglio tutte le proposte progettuali presentate da migliaia e migliaia di postulanti (circa 5mila)…

Non abbiamo dubbi che queste proposte rispondano al dettato degli avvisi “Tocc”…

Però permane il quesito: perché non viene reso noto almeno il titolo dei progetti vincitori?!

E sarebbe tanto complicato, in epoca di Pubblica Amministrazione digitalizzata rendere accessibile almeno una sinossi dei singoli progetti?!

È veramente tanto complicato?!

Questa esigenza viola forse diritti alla riservatezza di chicchessia?!

Si tratta di rivelare brevetti industriali?

O si tratta di (piccolissimi) segreti di Stato?!

È opportuno enfatizzare che chi redige queste noterelle ha apprezzato l’iniziativa dei bandi “Tocc”, curata dalla Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni (che ha ricevuto dal Ministro Gennaro Sangiuliano la delega per il cinema e l’audiovisivo, ma giustappunto anche per le industrie culturali e creative), di aprire questi bandi anche alle imprese per così dire “atipiche”: non soltanto imprese registrate dalle Camere di Commercio (presso il Registro Imprese) o enti del Terzo Settore iscritti presso il Runts (il Registro Unico degli Enti del Terzo Settore, appunto), ma anche “semplici” associazioni culturali… A suo tempo, Maria Luisa Amante, Direttrice del “Servizio I – Imprese Culturali e Creative, Moda e Design” della Direzione Creatività Contemporanea (Dgcc), ci ha spiegato come, per superare l’impasse definitorio (e giuridico) “impresa” / “non impresa”, era stato introdotto nei bandi “Tocc” – coerentemente con quel che prevede l’Unione Europea – il termine di “organizzazione”: nel concetto di “organizzazione culturale e creativa”, possono infatti rientrare sia le imprese sia i soggetti non profit. Questa adeguata evoluzione terminologica è stato anche il risultato di un’approfondita analisi comparativa effettuata attraverso una lettura critica dei bandi in materia di sostegni alla cultura emessi dalle singole Regioni italiane.

Abbiamo segnalato (rimarcato positivamente) questa “giusta direzione”, più volte, nell’economia della rubrica curata da IsICult per questo quotidiano online: si rimanda, da ultimo, all’articolo “Industrie culturali e creative, fondo di 30 milioni in 10 anni grazie alla ‘Legge sul Made in Italy’”, su “Key4biz” del 7 febbraio scorso.

Ed abbiamo seguito l’evoluzione della gestazione dei bandi “Tocc” (nella versione “digitale” ed “ecologia”) con grande attenzione, segnalandone il carattere innovativo: si legga, tra gli altri, “Key4biz” del 21 ottobre 2022, “Pubblicato il bando da 115 milioni del MIC per la digitalizzazione: aperto a imprese e no profit”. Avevamo compreso l’importanza dell’iniziativa già in occasione dei primi annunci da parte della Sottosegretaria Borgonzoni: vedi “Key4biz” del 29 settembre 2021, “Il Mic annuncia 155 milioni di euro per le industrie culturali: 125 per la transizione “digitale” e 30 per la transizione “verde””.

A fronte di questa eccellente “apertura mentale” (ovvero intelligenza burocratica) dimostrata dal Mic e specificamente dalla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni (e da coloro che hanno guidato la Dg Creatività Contemporanea, dapprima Onofrio Cutaia – chiamato poi come Commissario Straordinario del Maggio Fiorentino – e, da qualche mese, Angelo Piero Cappello) non corrisponde purtroppo però adeguata trasparenza: ed è grave, e questo deficit si collega, nel suo piccolo, alla battaglia condotta da Openpolis.

Ricordavamo alcuni dati, nel nostro intervento del 7 febbraio 2024…

Con i fondi Pnrr di 155 milioni di euro sono state sostenute dal Mic 2.320 iniziative, ma non si conosce nemmeno il nome dei progetti sovvenzionati. Tipico caso di italica “trasparenza a metà”

I bandi “Tocc” ovvero “Transizione Digitale Organismi Culturali e Creativi” (cosiddetto “Tocc 1”) e “Transizione Ecologica Organismi Culturali e Creativi” (cosiddetto “Tocc 2”) hanno registrato rispettivamente 3.183 istanze e 1.809 istanze: sono stati ammessi a finanziamento 1.913 progetti per “Tocc 1” e 407 progetti per “Tocc 2”.

In sintesi: 2.320 progetti approvati, su un totale di 4.992 proposte progettuali: nel complesso, è stato accolto ben il 47 % delle richieste.

Complessivamente, con i 155 milioni dei fondi “Pnrr” sono state sostenute 2.320 iniziative.

Rispetto a queste iniziative, si resta comunque in attesa delle adeguate valutazioni di impatto, anche perché le procedure di assegnazione non si sono caratterizzate per una particolare trasparenza: basti osservare che sono state sì pubblicate da Invitalia gli elenchi con i soggetti ammessi, e l’entità delle sovvenzioni a fondo perduto accordate ad ognuno dei beneficiari, ma non è stato reso di pubblico dominio né l’elenco dei progetti approvati (nemmeno i titoli dei progetti!) né una sinossi degli stessi (per consentire alla collettività – così come anche ai proponenti che non sono stati ammessi alla sovvenzione – di sapere cosa lo Stato ha deciso di sostenere). Nelle graduatorie, viene precisato soltanto il cosiddetto “ambito”: per esempio, “moda” piuttosto che “arti visive” o “artigianato artistico” e “audiovisivo e radio”… Un po’ poco, si converrà, nella genericità della classificazione.

Insomma, rispetto a questa “manna” di 155 milioni di euro provenienti dal Pnrr, non si dispone ad oggi né dei titoli dei progetti né di una sintesi delle iniziative sostenute dallo Stato: un tipico caso – come abbiamo denunciato tante volte (anche) su queste colonne – di italica “trasparenza a metà”.

Incredibile, ma vero.

A fronte di “casi” come questo – piccolo ma sintomatico – non si può non aderire all’iniziativa di Openpolis, pur nella coscienza che le 2.320 iniziative sostenute dal Mic attraverso i bandi “Tocc” rappresentano soltanto l’1 % (uno per cento) degli oltre 230mila progetti complessivamente sostenuti attraverso il “Pnrr”…

Clicca qui, per leggere la terza richiesta in modalità Foia sullo stato di attuazione del Pnrr, trasmessa da Openpolis al Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) il 12 febbraio 2024, avente come oggetto “istanza di accesso civico ai sensi dell’art. 5, commi 1 e 2 del D.lgs. n. 33 del 2013”.

[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.