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Il MiC annuncia 155 milioni di euro per le industrie culturali: 125 per la transizione “digitale” e 30 per la transizione “verde”

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Per la prima volta, lo Stato italiano decide di sostenere anche l’industria musicale: incontro a Milano con gli “stakeholder”. Centrale il problema dei dati e metadati: registro digitale unico o no?

Questa mattina, a Milano, nella elegante sede di Palazzo Litta, la Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni ha promosso un “tavolo di lavoro” settoriale intitolato “Pnrr e le imprese culturali e creative nel settore musicale”: affiancata dal Direttore Generale della Creatività Contemporanea (Dgcc) del Ministero della Cultura Onofrio (detto Ninni) Cutaia, ha annunciato la imminente pubblicazione di due bandi ministeriali, per complessivi 155 milioni di euro, a sostegno anche dell’industria musicale. L’iniziativa si è aperta con un intervento di saluto del Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana.

Si tratta del primo di una serie di “tavoli” settoriali che la Sottosegretaria sta organizzando, per ascoltare le tante voci del sistema culturale italiano.

Commendevole iniziativa, ancor più per aver reso di pubblico dominio questo incontro di lavoro, grazie allo streaming messo a disposizione anche sul canale YouTube del Ministero della Cultura. In effetti, nel corso del tempo, il Ministero della Cultura non ha mai promosso iniziative simili, ovvero ci sono sì state tante occasioni di incontro tra i responsabili del dicastero ed i rappresentanti delle “categorie” (imprenditori e creativi), ma quasi mai questi incontri sono stati pubblici ovvero “a porte aperte”. Come è invece bene sia, per esigenze di trasparenza e di condivisione dei saperi, soprattutto in un settore così delicato qual è quello delle industrie culturali e creative.

Premesso quindi questo plauso alla Sottosegretaria per questa iniziativa di trasparenza, cerchiamo di comprendere in che cosa andrà a consistere questo novello intervento dello Stato.

L’incontro con i rappresentanti dell’industria musicale, è stato dedicato all’individuazione condivisa di possibili progettualità a valere sulla “Misura 3. Imprese culturali e creative” e più specificamente “Investimento 3.3: Sviluppo della capacità degli operatori della cultura per gestire la transizione digitale e verde del Pnrr”.

Si ricorda che, per il settore “Cultura”, le risorse del Pnrr finanziano parte degli investimenti presenti nella “Componente 3” della “Missione 1” (in codice “M1C3”): si tratta, complessivamente, di 4.775 milioni di euro, di cui: 1.255 milioni di euro sono “a fondo perduto” (26,3 %) e 3.520 milioni di euro rappresentano “prestiti” (73,7 %).

Alle imprese culturali e creative sono destinati complessivamente 155 milioni di euro, di cui 125 per favorire la transizione “digitale” (80,6 %) e 30 per la transizione “ecologica” (19,4 %).

La misura è destinata ai settori culturali e creativi come definiti dal programma “Europa Creativa”, ovvero tutti i settori le cui attività si basano su valori culturali ed espressioni artistiche e altre espressioni creative individuali o collettive incluse architettura, archivi, biblioteche e musei, artigianato artistico, audiovisivo (inclusi film, televisione, videogiochi e multimedia), patrimonio culturale tangibile e immateriale, design (incluso il design della moda), festival, musica, letteratura, arti dello spettacolo, (compresi teatro e danza), libri ed editoria, radio e arti visive.

L’obiettivo dell’investimento è sia di migliorare l’ecosistema in cui operano le imprese culturali e creative, incoraggiando attività intersettoriali, promuovendo networking, cooperazione e la trasformazione digitale lungo l’intera catena del valore sia di per migliorare l’impatto delle “Icc” sull’ambiente per favorire la transizione verde

La Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura ha il compito di implementare la misura del “Pnrr “dedicata alle industrie culturali e creative.

L’annuncio odierno conferma, nella sostanza, quel che la Sottosegretaria aveva prospettato in occasione della sortita durante il Festival di Giffoni Valle Piana, ad inizio agosto, allorquando aveva annunciato la imminente pubblicazione dei nuovi bandi del progetto Mic-Mi (Ministero dell’Istruzione) “Cinema e Immagini per la Scuola” (Cips), ovvero 30 milioni di euro (vedi “Key4biz” del 2 agosto 2021, “Bando “Cinema e Immagini per la Scuola”, Borgonzoni annuncia un budget di 30 milioni di euro”). Da segnalare “en passant”, che a distanza di due mesi dall’annuncio, i bandi 2021 di “Cips” non sono stati ancora pubblicati, ma si ha ragione di ritenere siano imminenti (molti operatori del settore s’attendevano venissero presentati in occasione della Mostra del Cinema di Venezia, ma l’attesa si è rivelata vana).

In quell’occasione, scrivevamo: la Sottosegretaria “ha annunciato un altro bando in gestazione, di importo assai più rilevante, e di cui ad oggi ancora nulla è dato sapere: “stiamo scrivendo un bando per un valore di 165 milioni di euro per le imprese creative, fondi destinati ai giovani”.

Commentavamo allora: “annuncio esplosivo”. Oggi l’elemento discriminante (“giovani”) non è emerso (anche se Cutaia ha più volte rimarcato l’importanza della “formazione”), ed il fondo è alla fin fine di 155 milioni di euro (e non 165 milioni), ma l’iniziativa è senza dubbio importante.

L’obiettivo della riunione odierna (ovvero di questo primo “tavolo” settoriale) è stato l’individuazione, con gli “stakeholder” dell’industria della musica, di possibili progettualità per sostenere la produzione culturale e creativa verso l’innovazione e la transizione digitale lungo l’intera filiera di settore.

Il Direttore Generale Ninni Cutaia ha segnalato che i primi 7,5 milioni di euro dovranno essere assegnati con bandi da pubblicare entro fine dicembre 2021, cui seguiranno altri 7,5 milioni entro il dicembre 2022, ed ha specificato che tutte le risorse dovranno comunque essere assegnate entro il dicembre 2023. “Recepiremo le linee guida dalle parti sociali prima di emettere i bandi, cercando di anticipare i tempi”, ha sostenuto il Dg Cutaia.

Non si sa ancora quanti dei 155 milioni verranno destinati al settore musicale

In questa fase, è prematuro comprendere quanta parte dei 155 milioni di euro del “Pnrr” sarà destinata al settore musicale.

In due ore di riunione, sono stati ascoltati decine di rappresentanti di associazioni, soprattutto del settore specificamente musicale (dalla Fimiall’Afi), ma anche di settori in qualche modo limitrofi (come Cresco, il Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea).

Curiosa – veramente incomprensibile – l’assenza della Società Italiana Autori Editori, ed ancor più strano che Siae non sia nemmeno mai stata citata da nessuno dei partecipanti al “tavolo di lavoro”…

Le premesse “di scenario” sono note: il Ministero ha fatto proprie le stime della multinazionale della consulenza E&Y, contenute nel report del gennaio 2021 intitolato “Rebuilding Europe The cultural and creative economy before and after the Covid-19 crisis”, secondo il quale, prima della pandemia, l’economia culturale e creativa registrava un volume d’affari di 643 miliardi di euro, volume che nel 2020 si sarebbe ridotto a 444 miliardi di euro, registrando dal 2019 un calo di 199 miliardi di euro. L’onda d’urto del Covid 19 è stata avvertita in tutti i settori creativi e culturali: arti dello spettacolo (90 % tra il 2019 e il 2020) e musica (76 %) sono le più colpite; arti visive, architettura, pubblicità, libri, stampa e audiovisivo hanno registrato un crollo dal 20 % al 40 % rispetto al 2019. L’intera catena di valore dei settori culturali e creativi nazionali è stata duramente colpita dalla pandemia sia per le incertezze generate dalla chiusura forzata di eventi e luoghi culturali sia per l’allarmante e conseguente riduzione delle abitudini culturali dei cittadini

In questo contesto, l’intervento del Pnrr mira a sostenere la ripresa e l’innovazione del settore culturale e creativo agendo attraverso due principali linee di azione: “digitale” e “verde”.

Un registro digitale unico a livello nazionale per le opere musicali?! Chi è pro (Afi), chi contro (Itsright)

Dai tanti interventi (alcuni prevedibili, alcuni stimolanti) è emersa una questione centrale, in materia di “digitalizzazione”: la gestione dei dati e dei metadati relativi alle opere musicali, ovvero l’esigenza di un “registro digitale” nazionale (un database unico), che consenta di acquisire informazioni certe in materia di diritto d’autore e di diritti connessi.

Una parte delle risorse pubbliche potrebbe essere destinata proprio a questo grande database, che oggi è “parcellizzato” tra più fonti.

Si sono scontrate due visioni: favorevoli e contrari.

Tra i primi, la Afi; tra i secondi, Itsright.

C’è chi sostiene che un grande “database” e quindi un “registro digitale nazionale” sarebbe una esigenza indispensabile ed essenziale, e benefica per tutti gli operatori della filiera (imprese ed artisti), e chi invece sostiene che si debba preservare il capitale informativo costruito da singoli soggetti nella gestione dei propri database (knowhow che è un vero proprio “asset” delle organizzazioni).

Massimo Benini (Ad Evolution Collecting) ha sostenuto che l’assetto informativo attuale del sistema determina frequenti conflitti nell’attribuzione dei diritti, che spesso non possono essere ripartiti in modo corretto ed adeguato.

Eleonora Bianchi della Universal (recentemente quotata in borsa) ha ricordato come il 54 % dei ricavi di una “major” come quella di cui è manager derivi dal “catalogo”: è quindi indispensabile disporre di database accurati.

Sostanzialmente, si sono scontrate due visioni, una più pubblicistica ed una più privatistica della cultura.

È stato invocato un sistema unico di rilevazione e di riconoscimento dei brani, al fine di poter identificare automaticamente i titolari dei diritti d’autore e dei diritti connessi.

Trattasi di questione senza dubbio complessa, perché, per esempio, un brano come “Ti sento” dei Matia Bazar è stato pubblicato in ben 8 differenti versioni (con tutti gli annessi e connessi del caso nella ricostruzione dei diritti da assegnare).

Chi ha opposto resistenza, ha proposto piuttosto di stimolare un “efficientamento” dei singoli database dei vari soggetti, nella direzione di una “interoperabilità” dei dati grezzi e delle varie basi di dati. In particolare, il rappresentante di Itsright, Gianluigi Chiodaroli, ha evocato il fallimento del “pubblico registro cinematografico”, invitando a non emulare quella “tragica” esperienza (seppur maturata in settore altro rispetto alla musica).

Quel che ci domandiamo è: come è possibile che nessuno o quasi abbia evocato le potenzialità della “blockchain”, in materia?! Eppure risulta che anche la stessa Siae stia esplorando, da oltre un anno, quel che potrebbe produrre una simile tecnologia innovativa.

L’autocoscienza dell’industria musicale italiana non è granché evoluta

Impressione complessiva?

Non adeguata (auto)coscienza dell’economia del settore, considerata nella sua interezza e nelle varie fasi della filiera industriale.

L’industria musicale italiana non ha infatti una accurata cognizione della propria struttura economica ed anche le dinamiche di relazione ed interazione tra i tanti attori che sono in scena non brillano per chiarezza e trasparenza. D’altronde, non esiste un rapporto annuale sul sistema musicale italiano, e quindi si procede, ancora una volta, in modo piuttosto approssimativo, a causa del solito deficit cognitivo.

È emersa in diversi interventi l’esigenza di “superare i codici Ateco” (criticità evocata, in particolare, da Sergio Cerruti, Presidente di Afi), e questo conferma come non esistano analisi di scenari e studi di mercato che possano consentire alla mano pubblica di intervenire in modo organico, calibrato, mirato.

Servirebbe anche – tra l’altro – una “mappatura del pubblico”, come ha rimarcato Rita Zappador di Audiocoop, oltre ad un “monitoraggio critico” del Fus, come ha sostenuto Davide D’Antonio di Cresco.

Ahinoi, la politica culturale italiana è sempre più nasometrica, in assenza di studi, di analisi, di valutazioni di impatto. Ed anche la grande manna del “Recovery Plan” non ci sembra venga gestita con particolare cognizione e coscienza…

Encomiabile quindi l’idea della Sottosegretaria di ascoltare gli “stakeholder”, prima di procedere all’elaborazione dei bandi, ma forse sarebbe anche necessario uno sforzo di studio e di analisi del funzionamento complessivo del sistema musicale italiano, tra interventi del Fus (il “Fondo Unico per lo Spettacolo, tutto concentrato su musica classica ed enti lirici) ed attività di buona parte del settore che non beneficia del Fus (per esempio, gli organizzatori di concerti di musica pop-rock-jazz).

L’elenco degli intervenienti di questa mattina è lungo (ma va apprezzato come tutti i partecipanti non abbiano parlato per più di cinque o dieci minuti), a conferma di molte e variegate soggettività settoriali. Sarebbe anche interessante sapere se il Ministero dispone di una “mappatura critica” della rappresentatività di ognuno di questi soggetti (tra piccoli e grandi, tra storici e novelli)…

Vale la pena riportare l’elenco degli intervenuti (in… ordine di apparizione): Sergio Cerruti (Afi – Associazione Fonografici Italiani, Vice Presidente di Confindustria Cultura Italia); Roberto Bonizzoni (Acep – Autori Compositori Editori Produttori); Andrea Romiti (Vice Presidente Cism – Confederazione Internazionale delle Associazioni Musicali e Segretario Anmbima – Associazione Nazionale Bande Italiane Musicali Autonome); Luciano Messi (Presidente Atit – Associazione dei Teatri di Tradizione); Francesco Russo (in rappresentanza dei disc-jockey); Claudio Barcellona (Audiocoop); Davide D’Antonio (co-fondatore C.Re.Sco.); Carlo Solaro (Presidente di Emusa – Editori Musicali Associati); Enzo Mazza (Ceo di Fimi – Federazione dell’Industria Musicale Italiana); Claudio Carboni (Egea, Consigliere Adeidj – Associazione delle Etichette Indipendenti di Jazz); Roberto Caselli (Ibu – Italian Blues Union); Mario Limongelli (Presidente Pmi – Produttori Musicali Indipendenti); Dino Lupelli (General Director di Music Innovation Hub); Gianluigi Chiodaroli (Presidente ed Ad di Itsright); Massimo Benini (Ad Evolution Collecting); Carlo Fontana (Presidente dell’AgisAssociazione Generale Italiana Spettacolo); Andrea Ricci (in rappresentanza del Presidente di Nuovo Imaie Andrea Micciché); Mariano Fiorito (Direttore Generale Scf Italia); Claudio Donato (Anpad – Associazione Nazionale Produttori Autori Disc Jockey)… Sono intervenuti anche due rappresentanti delle “major”: Eleonora Bianchi (Head of Digital Sales di Universal Music Group); Enrico Pugni (Head of Digital & Brand Partnership di Warner Music Italy)… E chiediamo venia, semmai ci fosse sfuggito qualcuno.

Le due linee di azione: transizione “digitale” (125 milioni di budget) e transizione “verde” (30 milioni)

Queste le due principali linee di “azione”, tra transizione “digitale” (125 milioni di euro di dotazione) e transizione “verde” (30 milioni di dotazione):

«TRANSIZIONE DIGITALE»

Azione A1 + A2: favorire la ripresa delle attività delle Icc attraverso l’uso della tecnologia digitale su tutta la catena di valore (budget complessivo: 125 milioni di euro)

Azione A1

Obiettivo:

Migliorare l’ecosistema in cui operano i settori culturali e creativi incoraggiando la cooperazione tra operatori e organizzazioni culturali e facilitando il miglioramento delle loro competenze e la riqualificazione

Budget:

10 milioni di euro

Indicatori:

40 progetti di “capacity building”; 240.000 € max budget “per project”; 4 % costi di funzionamento

Azione A2

Obiettivo:

Sostenere la produzione culturale e creativa verso l’innovazione e la transizione digitale lungo l’intera filiera.

Budget:

115 milioni di euro

Indicatori:

1.470 progetti; 75.000 € max budget per beneficiario; 4 % costi di funzionamento

«TRANSIZIONE VERDE»

Azione B1 + B2: Incoraggiare l’approccio verde lungo tutta la catena di valore; orientare il pubblico verso comportamenti ambientali più responsabili, favorire la riduzione dell’impronta ecologica della produzione e partecipazione culturale (budget complessivo: 30 milioni di euro)

Azione B1:

Obiettivo:

Promuovere la riduzione dell’impatto ecologico degli eventi culturali promuovendo l’inclusione di criteri sociali e ambientali

Budget:

10 milioni di euro

Indicatori:

40 progetti di “capacity building”; 240.000 € max budget “per project”; 4 % costi di funzionamento

Azione B2

Obiettivo:

Promuovere l’innovazione e la progettazione ecocompatibile inclusiva, anche in termini di economia circolare, e orientare il pubblico verso un comportamento più responsabile nei confronti dell’ambiente e del clima

Budget:

 20 milioni di euro

Indicatori:     

260 progetti di “capacity building”; 75.000 € max budget “per project”; 4 % costi di funzionamento

Si osserverà come il “Pnrr” preveda più che altro una “cornice” (una sorta di perimetro, di campo di azione): i contenuti sono ancora tutti da definire, dato che i margini di manovra appaiono assai ampi, a fronte di una discreta genericità degli “obiettivi”.

Insomma, nella “cornice” fin qui tratteggiata può veramente rientrare… di tutto, ed il contrario di tutto.

Non resta che confidare nelle capacità propositive degli “stakeholder”, così come nella capacità di sintesi e di elaborazione strategica della Direzione Creatività Contemporanea del Ministero, che pure riteniamo dovrebbe interagire anche con altre direzioni generali in qualche modo afferenti (in primis, la Direzione Generale Cinema e Audiovisivi retta da Nicola Borrelli e la Direzione Generale Spettacolo retta da Antonio Parente). Immaginiamo che un tavolo “inter-ministeriale” sia stato già promosso, con la supervisione del Capo di Gabinetto Lorenzo Casini e del Segretario Generale Salvo Nastasi.

In conclusione, la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni ha proposto agli “stakeholder” di inviare materiali sul tema “digitalizzazione” – documenti proposte e suggestioni – entro 10 giorni, e si è assunta l’impegno a manifestare un feedback entro 20 giorni. “Ci rivediamo a fine ottobre”, ha annunciato Borgonzoni. Auguriamoci che anche questi documenti vengano resi di pubblico dominio.

Conclusivamente va osservato che, per quanto “circoscritte”, le deleghe che il Ministro Dario Franceschini ha assegnato alla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni (vedi “Key4biz” del 14 giugno 2021, “Mic, deleghe più circoscritte alla Sottosegretaria Borgonzoni”) le consentono un ampio margine di intervento innovativo, in settori trascurati dallo Stato italiano, come quello della moda e del design

Clicca qui, per il documento “Milano Pnrr Musica”, la documentazione messa a disposizione dei partecipanti al tavolo di lavoro Ministero della Cultura – Direzione Creatività Contemporanea “Pnrr e le imprese culturali e creative nel settore musicale”, Milano, Palazzo Litta, 29 settembre 2021