Il quadro

Tlc-Tv, Bollorè asso pigliatutto. Mediaset nell’angolo. Divorzio in vista?

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Settimana d'oro per Vivendi, che mette a segno in successione la maggioranza relativa nel progetto rete unica tramite Tim, il blocco del progetto MFE di Mediaset e lo sblocco della quota del 28,8% nel Biscione.

Da Mediaset alla rete unica, Vivendi asso pigliatutto nel panorama Tv e Tlc del nostro paese. Nel giro di tre giorni, il gruppo francese, primo azionista di Tim (23,9%) e secondo azionista di Mediaset (28,8%) ha messo a segno tre colpi da novanta. Il primo, sulla rete unica, dove detiene la maggioranza relativa nel quadro del progetto Cdp approvato dal Governo, che prevede la maggioranza del 50,1% in mano all’ex monopolista; il secondo, bloccando il progetto Media For Europe (MFE) promosso da Mediaset con la doppia sentenza al tribunale di Madrid e di Amsterdam; e infine il terzo, con la sentenza di ieri della Corte di Giustizia Ue, che di fatto scongela la quota del 28,8% detenuta nel Biscione. Di fatto, un doppio colpo per Mediaset.

Conseguenze della sentenza della Corte Ue

La sentenza della Corte di Giustizia europea ha provocato un terremoto che ha colpito in pieno Mediaset. Scongelata la quota del 28,8% in mano ai francesi, la sentenza ha avuto due conseguenze primarie: da ul lato, ha aperto ad una potenziale scalata francese nei confronti del Biscione; dall’altro, ha mostrato la necessità di rivedere la Legge Gasparri (articolo 43 del Tusmar) che risale al 2004 ed è ormai superata nel nuovo quadro delle comunicazioni.

Espansione francese

Ed è soprattutto questa situazione di fragilità in cui si trova gettata Mediaset a suscitare le maggiori preoccupazioni nel Governo giallorosso. Un’eventuale (seppur improbabile) scalata di Vivendi a Mediaset, se andasse a buon fine, vedrebbe il gruppo di Bollorè come detentore del controllo contemporaneo di Mediaset, primo broadcaster commerciale del nostro paese, e di Tim, primo operatore nazionale nonché designato come azionista di maggioranza nel progetto AccessCo in tandem con Cdp, e benedetto dal Governo. Il tutto senza argini giuridici adeguati a contenere l’espansione francese.

La fragilità di Mediaset

La fragilità di Mediaset si traduce nella provocazione, visto il mutato contesto – che provoca anche come effetto collaterale la fine dell’ordine stabilito dal duopolio televisivo – di guardare al mercato delle tlc e in particolare alla rete unica. Secondo Repubblica, questa fragilità di Mediaset rappresenta un problema anche per il Governo, che sta vagliando la situazione dal punto di vista regolatorio, per verificare se le norme Agcom e Antitrust contemplano un quadro in cui lo stesso attore, Vivendi, possa detenere la maggioranza nei principali player Tlc e Tv del paese. Non si esclude nemmeno il ricorso al golden power per arginare la posizione dominante del del gruppo francese.  

Nodo rete unica

La prima preoccupazione riguarda il progetto di rete unica. Pd e M5S sarebbero in fibrillazione di fronte alla maggioranza del 50,1% in mano a Tim, alla luce delle mutate condizioni del mercato delle comunicazioni in seguito alla sentenza choc della Corte Ue. Peraltro, l’ingresso di Mediaset nella società della rete potrebbe avvenire soltanto a patto che la maggioranza non fosse in capo a Tim. A questo punto, quel che è certo è che di qui all’8 settembre, data del prossimo consiglio del Biscione, Vivendi e Mediaset dovranno confrontarsi.

La Gasparri va in soffitta

Un altro effetto collaterale della sentenza dei giudici del Lussemburgo è la prossima “rottamazione” della Legge Gasparri. Lo ha confermato il ministro del Mise Patuanelli, affermando che la revisione dei tetti di concentrazione individuati dal SIC (Sistema unico delle comunicazioni) verranno cambiati entro il 31 dicembre, in concomitanza con il recepimento nel nostro paese della nuova direttiva Ue sulle Tlc, che contiene anche il nuovo Codice delle Comunicazioni Elettroniche. Della revisione della Gasparri sarà responsabile il sottosegretario del Mise con delega alle Tlc Mirella Liuzzi, che gestirà un tavolo ad hoc.

Vivendi-Mediaset, divorzio consensuale?

La stampa francese saluta con toni trionfalistici la vittoria di Bollorè alla Corte di Giustizia Ue, che si aggiunge all’altra vittoria di qualche giorno fa con il blocco del progetto Media For Europe (MFE) di fusione delle attività italiane e spagnole di Berlusconi in una nuova holding di diritto olandese, disegnata per catalizzare i principali broadcaster europei e dichiarare guerra ai big americani dello streaming, Netflix in testa.

Battaglia legale esaurita?

Secondo un analista interpellato da Les Echos, a questo punto la battaglia legale fra i due gruppi “è ormai esaurita”. C’è da dire che la famiglia Berlusconi chiedeva un risarcimento danni di 3 miliardi di euro per la scalata definita ostile di Vivendi, che risale alla fine del 2016, dopo il dietrofront sull’acquisizione di Premium. Ma a questo punto, venuti meno i presupposti del congelamento delle quote di Vivendi con la sentenza della Corte di Giustizia Ue, sembra difficile che Mediaset possa pretendere ancora una somma del genere. Secondo Les Echos, i due gruppi saranno costretti a negoziare una pace che potrebbe prevedere il divorzio consensuale.

Obiettivo Tim?

In questo modo, Vivendi si potrebbe concentrare su Tim, che nelle dichiarazioni del gruppo è sempre stato definito come un investimento di lungo termine. Mediaset potrebbe inoltre mettere sul tavolo negoziale non soltanto la rinuncia formale ad ogni pretesa di risarcimento pregresso, ma anche l’impegno futuro a non entrare nella nuova società della rete unica. Non a caso il titolo del Biscione è salito ieri dopo l’annuncio del potenziale interesse per la rete unica, la cui rinuncia potrebbe valere per siglare la pace armata con il gruppo francese.