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Rete unica, Gualtieri ‘Grande obiettivo del paese, piena autonomia a Cdp’. Ma tace sui rischi

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Il ministro Gualtieri ribadisce "massima fiducia in Cdp" come garante e catalizzatore della rete unica. Ma tace su tutti i profili di rischio che potrebbero bloccare l'operazione sia a livello italiano che europeo. Il caso della lettera d’intenti che potrebbe alterare la concorrenza.

“La società unica della rete è un grande obiettivo comune che l’Italia deve darsi nel più breve tempo possibile. Non ci sarà un intervento del ministro”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, nel corso di un’audizione presso la Commissione di vigilanza sulla Cassa Depositi e Prestiti, incentrata in primo luogo sul rilancio di Autostrade: Gualtieri si è detto moderatamente fiducioso ma “anche prudente” sul negoziato in corso tra Cdp e Atlantia su Aspi. 

Per la verità il ministro è intervenuto ed anche pesantemente nel corso delle settimane scorse. E lo ha fatto in un settore, quale quello delle telecomunicazioni, che rientra tra le competenze funzionali di un altro ministro: quello dello Sviluppo economico.

Patuanelli, da parte sua, è uscito allo scoperto la scorsa settimana, ribadendo ancora una volta il suo pensiero: l’esigenza di una rete in mano allo Stato. Ma poi si è piegato ai desiderata di Gualtieri, specificando la ricerca di una governance pubblica, in considerazione della richiesta irrinunciabile di TIM relativa al 50,1% del controllo sulla società della rete.

Cdp investitore di lungo periodo

Cdp è “un investitore di lungo termine con una vocazione forte e coronata da risultati importanti nelle infrastrutture, un soggetto che crediamo con fiducia possa svolgere questo ruolo di rilancio della rete autostradale italiana, ma anche di catalizzatore di investimenti e garante e attore di un’altra grande operazione industriale come quella della realizzazione della rete unica in fibra ottica che aiuti il Paese a raggiungere l’obiettivo di dotarsi nei tempi più rapidi possibili di una infrastruttura digitale, immateriale, ed efficiente”, ha aggiunto.  

“Cdp – ha detto ancora Gualtieri – ha al suo interno organismi di controllo e di valutazione e poi ha un Cda in cui siede anche un rappresentante Mef, c’è un ruolo della fondazioni, ci sono tutti gli strumenti per avere anche una adeguata accountability rispetto alle funzioni che svolgerà”. Tutte cose sulle quali nessuno può esprimere dubbi. Che cadono invece sulla volontà politica pervicacemente perseguita dal ministro Gualtieri sull’intera vicenda.

Ma il ministro ignora i profili di rischio

Nessun accenno da parte di Gualtieri ai numerosi profili di rischio, regolatori e di concorrenza, che potrebbero ostacolare l’operazione voluta dal Governo. E su tutti si sta delineando un nuovo caso sulla lettera di intenti sottoscritta da TIM e Cassa Depositi e Prestiti. Come valutare una lettera di intenti sottoscritta tra due concorrenti sul mercato della banda ultralarga, dal momento che CDP oltre a essere presente in TIM è anche proprietaria del 50% di Open Fiber, concorrente di TIM.

Nessun accenno da parte del ministro al via libera necessario non soltanto dalle autorità di regolazione nazionali (Agcom e Agcm), ma soprattutto dall’Europa (DG Competition della Commissione Ue) che dovranno vagliare il progetto e che potrebbero porre condizioni severe per dare disco verde. In particolare, l’intervento più deciso potrebbe arrivare dall’antitrust europeo.

Vedi anche: FiberCop e AccessCo, tutti i nodi regolatori da sciogliere per la rete unica

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