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Tim, su rete unica rinnovo del MoU ma senza esclusività? Per Intermonte ‘Progetto Minerva’ meno gravoso per CDP

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Dopo il nulla di fatto al Cda senza Vivendi di venerdì scorso, sulla rete unica possibile rinnovo del MoU ma senza esclusività. Per gli analisti di Intermonte ‘Progetto Minerva’ meno gravoso per CDP.

Rete unica, tutto da rifare per quanto riguarda il MoU che CDP voleva prolungare. Dopo il nulla di fatto al cda Tim di venerdì scorso per l’assenza di Vivendi, le cose potrebbero cambiare. Secondo fonti di stampa, Il Messaggero e il Corriere della Sera di sabato scorso, ci sarebbe stata la richiesta di spostare di un mese – a fine novembre – il termine del MoU, che è scaduto il 31 ottobre scorso.

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Rete unica, la fine del MoU. Per Barclays ‘crescono le quotazioni’ del Progetto Minerva

La stampa riporta che Vivendi sarebbe interessata a riprendere le trattative sulla rete con il nuovo governo, mentre secondo il Corriere della Sera sempre Vivendi sarebbe alla ricerca di una migliore offerta per NetCo da parte di CDP e degli altri partner. Insomma, le posizioni al momento sarebbero ancora cristallizzate.

La Repubblica scrive che il CdA ha esaminato 3 candidati in sostituzione di Luca De Meo, dimessosi a settembre, ovvero Stefano Proverbio (McKinsey), Filippo Passerini (Inixia) e Massimo Sarmi (Presidente Fibercop).

Nuovo Cda di Tim atteso in settimana o al limite entro fine mese

Un nuovo Cda di Tim è atteso in settimana, o al massimo entro fine ottobre, prima dell’appuntamento con il bilancio del terzo trimestre fissato per il 9 novembre.

Rete unica, l’esclusività del MoU potrebbe finire nel dimenticatoio

Il Messaggero riporta che oltre a una proroga del termine per il MoU, l’esclusività nelle trattative su Tim potrebbe cadere nel dimenticatoio. Il quotidiano accenna alla possibilità di un PTO (Pubblic takeover offer, offerta pubblica di acquiato) sulla società, visti i livelli molto bassi di quotazione del titolo (la capitalizzazione di mercato delle azioni ordinarie è di appena 2,65miliardi di euro, capitale totale 3,7 miliardi), ma non è chiaro chi farebbe una tale offerta.

Secondo gli analisti della banca d’affari Intermonte, “in caso di estensione del MoU, la fine dell’esclusività dovrebbe aiutare Tim ad avviare colloqui con altri soggetti potenzialmente interessati all’acquisto di una partecipazione in NetCo, vista la propensione dei fondi infrastrutturali per le reti in fibra ottica o la possibilità di arrivare a accordi di coinvestimento con altri player”, si legge nella nota.

Il caso Vodafone–Altice per l’FTTH in Germania

A questo proposito, gli analisti di Intermonte segnalano “in particolare la notizia di questa mattina di una JV 50:50 tra Vodafone e Altice per investire 7 miliardi di euro nello sviluppo di FTTH in Germania (1,2 miliardi di proventi per Vodafone), ma anche l’annuncio di venerdì da parte del fondo svedese EQT per la cessione di una quota di minoranza in Globalconnect, infrastruttura FTTH e datacenter in Scandinavia e Germania, a Mubadala (fondo Abu Dhabi)”.

Per Intermonte ‘progetto Minerva meno gravoso per CDP’

Secondo Intermonte, se “i colloqui di NetCo con i firmatari del MoU o altri fondi dovessero fallire, potrebbe entrare in gioco il piano Minerva di FdI che prevede un potenziale PTO (offerta pubblica di acquisto) da parte di CDP combinato con la cessione degli asset retail (di Tim – si legge nella nota – Questa alternativa sembrerebbe finanziariamente meno gravosa per CDP e avrebbe lo stesso esito finale delineato nell’attuale MoU per l’acquisto della NetCo: in entrambi i casi, CDP controllerebbe le società della rete di Tim e Open Fiber. I principali rischi e ostacoli per un eventuale PTO (offerta pubblica di acquisto) sono legati alla posizione dell’Antitrust UE, con cui CDP dovrebbe trovare un accordo (la CDP detiene attualmente il 60% di Open Fiber e il 10% di Tim) prima di poter procedere con una offerta pubblica di acquisto; ciò vale soprattutto nel caso di cessione degli asset retail di Tim ad un operatore già presente sul mercato (come Iliad)”.

S&P abbassa il rating a BB- con prospettive negative

Standard & Poor’s ha abbassato il rating di lungo termine su TIM da BB- a B+, lasciando l’outlook negativo. Secondo l’agenzia, la visibilità sul piano di turnaround e sul deleverage dal 2023 si è attenuata a causa del deterioramento dello scenario macroeconomico, mentre le condizioni competitive sul mercato interno dovrebbero rimanere difficili, con ripercussioni su utili e FCF (Free cash flow). Dall’ultimo downgrade a BB-/Negativo nel marzo 2022, il quadro macroeconomico è ulteriormente peggiorato a causa del rallentamento della crescita del PIL, dell’aumento dell’inflazione, dei maggiori costi energetici e dell’aumento della disoccupazione, che potrebbero avere un impatto notevole sull’attività retail di TIM e sull’attività del segmento B2B considerando il elasticità della domanda dei clienti e potenziali ritardi nei pagamenti o ridimensionamento dei budget aziendali. Anche l’aumento dei tassi di interesse non aiuta, visti gli eu8bn di debito in scadenza nei prossimi 24 mesi.

“Il downgrade era inaspettato ma non da escludere visto il deterioramento del contesto macro (ad agosto S&P ha confermato il rating BBB sull’Italia, ma ha tagliato l’outlook da positivo a stabile) – chiude la nota di Intermonte – Il nuovo rating S&P di TIM è un livello sopra il rating di Moody’s (Ba3, negativo) che è stato rivisto l’ultima volta a luglio, e 2 livelli sopra il rating di Fitch (BB, negativo)”.