Banda ultralarga

Tim, nulla di fatto al Cda senza Vivendi. Scontro sulla rete unica  

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Cda sempre più spaccato in Tim sulla rete unica. Nulla di fatto alla riunione di oggi convocata per ridiscutere l’agenda del dossier assente il primo socio Vivendi.

Consiglio di amministrazione sempre più spaccato in Tim e situazione sempre più tesa intorno alla rete unica. I rappresentanti di Vivendi, principale azionista di Telecom Italia, non hanno preso parte al Cda odierno, indetto per discutere della richiesta di Cdp di avere più tempo per una possibile offerta sulla rete Tim dopo il forfait del Mou targato Cdp-Open Fiber.

Tim: cda su richiesta proroga MoU, nessuna delibera.

Il cda si è riunito e sul tavolo aveva la richiesta di prorogare il MoU, firmato con Cdp, Macquarie, Open Fiber e Kkr che fissava al 31 ottobre il termine della discussione. In assenza del primo azionista Vivendi, non c’è stata dunque nessuna delibera. Resta da capire se il presidente Salvatore Rossi procederà a una nuova convocazione per rispondere alla richiesta di estendere la timeline.

L’assenza di Vivendi

Secondo fonti interne al gruppo francese citate da Reuters, i rappresentanti di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine e Frank Cadoret, avevano fatto sapere in anticipo al presidente di Tim Salvatore Rossi che non sarebbero stati in grado di partecipare all’appuntamento per impegni preesistenti.

Secondo la fonte, De Puyfontaine e Cadoret sono “sorpresi” che Rossi abbia deciso di convocare il cda su un argomento così importante come la proroga dei tempi per l’offerta di Cdp sulla rete nonostante la loro indisponibilità a prendervi parte.

Vivendi ha espresso in passato la volontà di collaborare con il governo italiano sul progetto di rete unica del Paese, ricorda la fonte, affermando che il gruppo francese è pronto a “costruire un dialogo positivo e a collaborare” con il nuovo esecutivo.

Dossier Rete unica va per le lunghe

Il dossier va sempre più per le lunghe e dopo lo sforamento della dead line del 31 ottobre si rischia di andare a fine anno per la proposta non vincolante. Secondo altre fonti, per l’offerta vincolante si potrebbe arrivare addirittura nel primo trimestre del 2023. Tempi lunghissimi, un’eternità.

Una situazione sempre più difficile per Tim, che nell’ultimo mese, come ricorda oggi Il Sole 24 Ore, ha perso il 14% ed è precipitato su nuovi minimi storici a 0,17 euro e oggi è arrivato il downgrade di S&P.

Una partita, quella della rete unica, di grande rilevanza economica ma anche politica, tanto che Cdp ha messo il freno a mano per attendere l’insediamento del nuovo governo per una eventuale offerta per la rete, di cui parlerà il 27 novembre al prossimo Cda in programma.

Salta il banco?

Ma è chiaro che più i tempi si allungano, più le possibilità che si proceda con il progetto rete unica targato Cdp-Open Fiber, secondo lo schema che vedrebbe Open Fiber pivot dell’operazione, si fanno sempre più difficili in primo luogo per la distanza abissale fra quanto è disposta ad offrire Cdp (tra 15 e 20 miliardi, secondo diverse ricostruzioni di mercato) e i 31 miliardi richiesti da Vivendi, il primo socio di Tim con il 23,75% la distanza.

Ed è anche per questa spaccatura all’interno del Cda di Tim che pochi giorni fa, all’indomani del tramonto definitivo del MoU, gli analisti di Barclays hanno rilanciato le quotazioni del piano alternativo di FdI, denominato progetto Minerva, che prevede l’acquisizione della rete di Open Fiber da parte di Tim e il suo mantenimento all’interno del perimetro aziendale. “Vediamo una probabilità in calo che il piano del management si concretizzi e crediamo invece che il progetto alternativo di Tim stia diventando più probabile”, secondo Barclays.