Bilancio

Tim, primo trimestre ancora in rosso. Progetto di riorganizzazione il 7 luglio

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Tim chiude il primo trimestre del 2022 con ricavi da servizi in calo del 2,5% a 3,4 miliardi di euro a fronte di un Ebitda organico a 1,4 miliardi di euro (-13,3%). Cresce l'indebitamento netto. Per Barclays 'le tendenze rimangono sfidanti'.

Il primo trimestre di Tim si chiude in rosso ma meglio de previsto, in linea con la guidance. Nei primi tre mesi del 2022 Tim registra ricavi organici a 3,644 miliardi di euro (-4,5%), ricavi da servizi in calo del 2,5% a 3,4 miliardi di euro, l’Ebitda organico a 1,4 miliardi di euro (-13,3%), frutto della flessione del 18,3% a 1,02 miliardi in Italia, soltanto parzialmente compensata dalla crescita del 5,1% a 360 milioni di Tim Brasil.

Il calo dei ricavi arriva “per effetto del mutato contesto nel mercato domestico che l’anno scorso beneficiava del piano voucher per le famiglie e della maggiore richiesta di connettività derivante dalla pandemia”, si legge nella nota.  

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Cresce l’indebitamento netto

L’indebitamento netto del gruppo si è attestato a 22,6 miliardi di euro, in aumento di 1,5 miliardi rispetto al primo trimestre del 2021.

La perdita netta si è attestata a 200 milioni di euro, superiore a quanto previsto dal consensus degli analisti di Factest, che puntavano su un risultato negativo di 32 milioni di euro. Si tratta tuttavia di una perdita inferiore a quanto registrato nello stesso periodo dell’anno precedente pari a 228 milioni.

Il gruppo è però riuscito a registrate un flusso di cassa della gestione operativa positivo per 490 milioni di euro nel primo trimestre 2022 al netto di 186 milioni di euro connessi all’acquisizione di diritti d’uso di frequenze per servizi di telecomunicazioni 5G in Brasile. E “alla luce dell’andamento dei principali segmenti di business nel primo trimestre 2022, viene confermata la guidance già comunicata con l’approvazione del Piano Industriale TIM 2022-2024”.

Progetto di riorganizzazione il 7 luglio

Il prossimo 7 luglio, in occasione del Capital Market Day “sarà presentato al mercato il progetto di riorganizzazione – annuncia in una nota – che, superando il modello di integrazione verticale, consentirà di accelerare il percorso verso una generazione sostenibile di flussi di cassa e di far emergere il valore intrinseco degli asset di gruppo”.

Ansiosa di ridurre il proprio debito, TIM aveva annunciato a metà aprile la vendita al fondo di investimento francese Ardian di una quota del 41% della loro joint-holding Daphne 3, che possiede il 30,2% di Inwit, per un importo di 1,3 miliardi di euro.

Perdite del 2021 a 8,65 miliardi

Tim aveva subito una perdita netta abissale di 8,65 miliardi di euro nel 2021, a causa di importanti svalutazioni di asset, annuncio che aveva fatto precipitare il titolo alla Borsa di Milano all’inizio di marzo.

Contestualmente ai conti, il nuovo amministratore delegato del gruppo, Pietro Labriola, aveva presentato un piano strategico percepito dai mercati come una soluzione alternativa all’OPA di KKR, ovvero la scissione tra la rete fissa e le attività di servizio.

Il fondo di investimento americano si è dichiarato a novembre pronto a pagare 10,8 miliardi di euro per l’acquisizione di tutta Tim. Ma ad aprile gli è stato negato l’accesso ai conti dell’operatore che aveva richiesto per un’eventuale OPA.

Come dettagliato nella Relazione Finanziaria 2021, “nell’ambito della definizione del Piano strategico 2022 – 2024 sono state aggiornate le ipotesi di business plan relative ad alcuni contratti per l’offerta di contenuti multimedia. Tali analisi hanno evidenziato un margine negativo connesso ad alcune partnership in essere, fra cui quella fra TIM e DAZN, e hanno comportato la necessità di effettuare nel bilancio 2021 un accantonamento per complessivi 548 milioni di euro per l’iscrizione di un Fondo Rischi contrattuali per contratti onerosi”. L’ad di Tim ha detto che l’obiettivo per quanto riguarda Timvision è rinunciare all’esclusività.

Barclays, KPI domestici calati più del previsto

“Notiamo anche un deterioramento più forte del previsto dei KPI domestici”, sostengono gli analisti di Barclays, secondo cui nel complesso, “mentre il titolo potrebbe reagire positivamente a breve termine al 1° trimestre migliore del previsto, le tendenze rimangono sfidanti e non vediamo un cambiamento su un caso di investimento che risiede interamente, a nostro avviso, sulla potenziale creazione di valore attraverso la separazione dei attività domestiche in una NetCo/ServCo e la capacità di attrarre investitori esterni e assicurarsi un accordo con Open Fiber“.
In quanto tale, Tim resta in una “situazione speciale”.