Il quadro

Tim-Open Fiber, aumentano le voci di un ritorno della rete unica

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Si fanno sempre più insistenti le voci di una ripresa dei negoziati per un accordo che sembra più vicino fra Tim e Open Fiber sul progetto di rete unica. Crollo in borsa alla vigilia del Cda su conti e scorporo.

L’eterno ritorno del progetto rete unica. Tim e Cdp, in qualità di socio di maggioranza di Open Fiber, sarebbero a un passo dalla firma di un nuovo Memorandum of understanding (Mou) per dar vita alla rete unica.

Lo scrivono tanto il Corriere della Sera quanto la Repubblica, precisando che si tratta del progetto di rete unica, che già in passato Cdp e Tim, durante la gestione di Luigi Gubitosi, avevano firmato nell’agosto 2020. Ma questa volta il perimetro della rete unica sarebbe stato ampliato e l’iter Antitrust sarebbe agevolato dal prossimo scorporo della rete dai servizi di Tim, con la nascita di una NetCo e di una ServiceCo che potrebbe essere deliberata già nel cda di domani, insieme con il nuovo piano industriale 2022-2024. Intanto, crollo in borsa del titolo alla vigilia del Cda su conti e scorporo.

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Il nuovo Memorandum

Secondo fonti finanziarie, il Mou è già stato condiviso nei contorni di massima con azionisti come il fondo australiano Macquarie (40% di Open Fiber) e quello Usa Kkr (37,5% di Fibercop), e potrebbe essere sottoposto all’approvazione del cda di Tim nei prossimi giorni; difficile che ciò avvenga già domani insieme ai conti 2021, al piano industriale 2022-2024 e al progetto di scorporo dei servizi (ServiceCo) dalla rete (NetCo).

Tutte operazioni che sono peraltro propedeutiche ad una svolta finale verso la rete unica.

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Il perimetro di NetCo

Nel Mou ci sarebbe il perimetro della futura rete unica, l’impegno di Tim e Cdp a mettere in atto una serie di attività e una dettagliata tempistica su come procedere. Nella futura società della rete unica Tim dovrebbe quindi apportare i cavi sottomarini di Sparkle, la rete primaria (che dalle centrali collega gli armadietti) e quella secondaria di Fibercop (che dagli armadietti entra nelle case degli italiani), infrastrutture che dovrebbero intrecciarsi con la rete di Open Fiber.

Non è chiaro come verrebbe ridisegnata la governance e la compagine azionaria della  nuova società, che per non incorrere in rischi antitrust a Bruxelles dovrà tenere conto degli orientamenti della Commissione Ue sul controllo della rete.

Non è chiaro nemmeno quanti dipendenti sarebbero caricati su NetCo e su ServiceCo e quale quota di debito andrebbe sulle due nuove società.

Accordo per condividere le reti esistenti

A breve il Cda del gruppo guidato da Mauro Rossetti dovrebbe poi firmare l’accordo commerciale con Tim, che viaggia in parallelo, e punta a condividere tutte le infrastrutture esistenti, come pali e canaline, tramite un affitto permanente detto Iru (Indefeasible right of use ).

Anche se ai bandi per le aree grigie, in scadenza il 16 marzo, Tim e Open Fiber gareggeranno da rivali. La società guidata da Pietro Labriola sembra determinata ad andare avanti con la separazione dei servizi fissi, mobili Cloud (Noovle) e Ict, da quelli di rete. Tuttavia dato che l’Italia è più indietro di altri Paesi Ue sulla fibra (per l’indice Desi è al 20° posto su 27), i sostenitori della rete unica sono fiduciosi di incassare il via libera dall’Europa, nonostante la strada si preannunci lunga e tortuosa.

Bruxelles guarderà molto da vicino il dossier

Fonti finanziarie stimano, che una volta effettuato lo scorporo di ServiCo da NetCo, salvo intoppi dell’Antitrust, la rete unica potrebbe nascere entro 12-18 mesi.

Nel frattempo, attorno alla manifestazione d’interesse del fondo Usa KKR per il 100% di Tim a 0,51 euro per azione è calato il silenzio. Il consiglio non ha mai risposto alla richiesta di due diligence preliminare di quattro settimane richiesta dal fondo Usa prima di lanciare (eventualmente) una Opa vera e propria.

Silenzio sull’offerta di KKR

KKR continua a seguire la situazione, in particolare sul fronte della rete per via delle presenza in FiberCop, la società della rete secondaria di Tim di cui ha il 37%. Per il momento il fondo Usa non è al tavolo di discussione con i soci di Open Fiber per definire il memorandum su cui avviare la trattativa sulla rete unica. La discussione impegna direttamente Tim. A Labriola servirà comunque il via libera del board per firmare il memorandum of understanding. Potrebbe avvenire questa settimana o in un board successivo, ma sarebbe questo il percorso previsto.

Intanto, oggi alle 11,30 il titolo Tim in borsa cedeva l’1,32% a 0,37 euro, sempre più lontano da quota 0,51 euro avanzata nella sua offerta da KKR ormai più di tre mesi fa.  

Nel pomeriggio rosso sempre più ampio, con una flessione del 6,5% a 0,35 euro alle 14.45 e in asta di volatilità dopo un ulteriore calo fino al 9% a 0,34 euro in chiusura, mentre il Ftse Mib perdeva il 2,7%. Secondo l’agenzia Bloomberg, Tim sta cercando di convincere KKR a rinunciare all’Opa, per coinvolgere il fondo americano nel piano per scorporare la rete fissa in NetCo, vista la sua partecipazione in Fibercop.

Sul sito della società è stato pubblicato il consensus degli analisti: ricavi annuali a 15,371 miliardi di euro (-1,6% rispetto al 2020), EBITDA Organic After Lease a 5,44 miliardi di euro (-11%), ENDING NET DEBT (After Lease) a 17,629 miliardi (da 18,594 miliardi di fine 2020). Secondo fonti raccolte da Mf Dowjones il possibile memorandum d’intesa sulla rete unica tra Tim e CDP potrebbe andare sotto la lente d’ingrandimento dell’antitrust.

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