Il punto

Tim, KKR chiede l’accesso ai conti prima di qualsiasi Opa

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KKR ha inviato ieri sera una lettera a Tim  per ribadire che senza l’accesso ai conti della compagnia nell’ambito di una due diligence l’ipotesi di un’Opa si allontana sempre di più.

KKR ha inviato ieri sera una lettera a Tim  per ribadire che senza l’accesso ai conti della compagnia nell’ambito di una due diligence l’ipotesi di un’Opa si allontana sempre di più.

Il titolo Tim in borsa cede oggi l’1,11% a 0,31 euro alle 10.00, per virare in terreno positivo nel pomeriggio: gli investitori temono a questo punto che KKR possa rinunciare all’offerta su Tim in caso le venga negato l’accesso ai conti.

Una richiesta che il fondo americano ha avanzato dallo scorso mese di novembre, quando per la prime volta si fece avanti con un’offerta amichevole per il 100% di Tim a 10,8 miliardi di euro.

Due diligence sì, ma soltanto confirmatoria

A metà marzo Tim aveva indicato che avrebbe accordato soltanto una “due diligence di natura puramente confirmatoria”, che dovrebbe essere anticipata da un’offerta formale e avvenire prima di un’Opa ufficiale come richiesto da KKR.

Tim aveva concesso al fondo americano fino a lunedì sera per dettagliare le condizioni e il prezzo della sua proposta non vincolante avanzata a novembre.

Condizioni di mercato cambiate da novembre

Come detto, all’epoca KKR aveva avanzato un’offerta informale di 10,8 miliardi di euro per l’acquisizione totalitaria di Tim, pari a 0,505 euro per azione, ma non ha confermato questa cifra nella nuova missiva all’operatore. Le condizioni di mercato da novembre sono cambiate.

Com’è noto, l’offerta di 10,8 miliardi di euro, benché superiore ai valori di borsa, era stata giudicata insufficiente dal primo azionista di Tim, vale a dire Vivendi, entrato nel capitale della compagnia nel 2015 ad un prezzo medio d’acquisto di 1,071 euro per azione.

Giovedì prossimo nuovo Cda

Il prossimo consiglio di amministrazione, in programma giovedì, sarà l’occasione per esaminare la lettera di KKR, ma anche per esaminare un’altra offerta sul tavolo del Cda, vale a dire quella del fondo britannico CVC Capitale Partners.

Sul tavolo anche l’offerta CVC

CVC vorrebbe rilevare una quota minoritaria del 49% nella futura società dei servizi, frutto di una eventuale scissione di Tim. Le mire del fondo sono concentrate sui grandi clienti pubblici e privati.

Questa offerta è considerata amichevole per Tim, visto che riguarda una quota di minoranza, e la gestione e il controllo resterebbero in mano a Tim.

Secondo fonti di stampa, CVC ha stimato in circa 6 miliardi di euro il valore delle attività alle quali è interessata, mentre alcuni analisti sono giunti a valutare questa porzione di business fino a 10,5 miliardi.

Accordo con CDP su avvio negoziati rete unica

Nel frattempo, Tim ha annunciato sabato scorso di aver siglato con CDP un accordo finalizzato ad avviare i negoziati per la fusione della sua rete con quella di Open Fiber, di cui CDP controlla il 60%.

Il progetto di rete unica è stato rilanciato a marzo dal nuovo ad di Tim Pietro Labriola che punta ad una scissione della rete fissa dai servizi.