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Tim in crisi, sindacati delusi dopo l’incontro. Ugliarolo (Uilcom Uil) ‘Proposte dell’azienda irricevibili’

Tim incontra i sindacati e per tagliare i costi parla di abolizione dei buoni pasto, smart working contingentato per alcune figure professionali e geolocalizzazione dei tecnici sul campo. Nulla invece sul nuovo perimetro aziendale e men che meno sul numero di esuberi previsto dal piano di scissione (si parla di migliaia di tagli, fino a 10mila). Le parole “ammortizzatori sociali” non sono state nemmeno nominate. Un atteggiamento, quello del management, che ha suscitato grande preoccupazione nei sindacati delle Tlc Slc-Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil. Erano altre, e più sostanziali, le aspettative dall’incontro di due giorni fa con i vertici di Tim sulle linee guida del nuovo piano industriale, ma l’esito del confronto sul “Percorso di ottimizzazione” proposto dall’azienda è stato “molto deludente” e le proposte avanzate “irricevibili”. I sindacati, in una nota, hanno subito bocciato la linea del nuovo ad Pietro Labriola, definendo il suo piano “distruttore”, “un Piano che supera l’integrità verticale dell’azienda con la complicità di CDP e del Governo”, si legge.

Salvo Ugliarolo (Uilcom Uil): ‘Esito dell’incontro insoddisfacente’

“L’esito dell’incontro è stato totalmente insoddisfacente da parte nostra – ha detto Salvo Ugliarolo, segretario generale della Uilcom Uil – l’azienda ha confermato il piano che noi, continuiamo a ripetere, non condividiamo perché un’operazione di smembramento dell’azienda così come la conosciamo non porta una risoluzione, non dà una visione industriale, ma è una operazione puramente finanziaria per dare risposta all’azionista di riferimento, che sono i francesi di Vivendi”.  

Una serie di ragionamenti, quelli dell’azienda, considerati provocatori, tutt’altro che costruttivi, dalle sigle. Tim vuole levare il buono pasto per chi lavora da casa, vogliono introdurre la geolocalizzazione dei tecnici sul campo, vogliono abolire lo smart working ad alcune figure professionali. “La Tim dell’era Labriola sta andando indietro, rispetto al lavoro che si era fatto in questi anni – dice il sindacalista – e mentre nel mondo ci si interroga su quale caratura e ruolo dare allo smart working, una pratica ormai normale, un’azienda come Tim fa venti passi indietro”.

Considerata provocatoria, ragionano i sindacati, anche la proposta di introdurre la geolocalizzazione dei tecnici, dopo gli ultimi due anni e mezzo in cui le “giubbe rosse” di Tim hanno continuato a lavorare a casa dei clienti, attivando connessioni e facendo in pieno la loro parte anche in piena pandemia. Nei 26 mesi di pandemia lavoratori elogiati per la loro abnegazione, ora che (fatti i debiti scongiuri) il virus è meno aggressivo si vuole introdurre la geolocalizzazione. Una proposta considerata provocatoria.

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Nessun dettaglio su numeri (quanti esuberi?) e perimetro del nuovo piano

Il piano industriale illustrato ai sindacati prevederebbe uno smembramento di Tim in tre aziende separate, più una quarta realtà in Sud America:

Per i sindacati, “Tim sta perseguendo una strada sbagliata per la difesa dell’occupazione del gruppo e per il superamento del digital divide del paese”, si legge nella nota.

La società della rete così concepita non convince i sindacati, secondo cui la nuova entità non farà altro che replicare i ritardi accumulati finora. Quella che si profila, aggiungono le sigle, è una “mera operazione finanziaria, che permetterà la “socializzazione delle perdite e la privatizzazione degli utili” a tutto vantaggio dell’attuale socio francese (Vivendi ndr).

Contenimento dei costi

Per quanto riguarda il contenimento dei costi, l’azienda ha “dato il meglio di sé”, scrivono i sindacati: “per non usare la parola ‘ammortizzatore sociale’ l’azienda ha invece usato l’espressione ‘strumenti di gestione in continuità’ e paventato soluzioni urgenti, a dir loro di sicuro impatto:

  1. Lavoro agile (da eliminare in toto a determinate aree di lavoratori non precisate)
  2. Buoni pasto (da eliminare durante le ore di lavoro agile)
  3. Geolocalizzazione Tof (tecnici sul campo geolocalizzati e attivazione di una chat in diretta, tra cliente e tecnico con il fine di visualizzare in tempo reale il tracciamento della lavorazione in atto).

Nulla di preciso è stato detto da parte dell’azienda sul perimetro aziendale previsto dal piano industriale, “di quale sarà l’allocazione delle lavoratrici e dei lavoratori, del debito che graverà sulle singole aziende e quali soggetti saranno eventualmente coinvolti e con quali progetti”, si legge. Intanto, il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha convocato le sigle sindacali al Mise il 24 maggio per discutere della crisi del settore. La speranza è che si possa aprire un tavolo permanente di confronto.

Tim: sindacati chiudono a proposte taglio costi. Il 24 incontro con Giorgetti, ‘così non si va da nessuna parte’

I sindacati chiudono a “strumenti di gestione in continuità” e paventato soluzioni urgenti, a dir loro di forte impatto economico, esplicitate attraverso i seguenti titoli: lavoro agile che vuole togliere ad alcuni così come i buoni pasto e geolocalizzazione Tof. Secondo le segreterie nazionali di Slc-Fistel-Uilcom siamo in una ” fase di rottura delle relazioni industriali” e il piano industriale è “decisamente contestato dal Sindacato Confederale insieme alle Rsu”. “Inequivocabile, di conseguenza, in mancanza di basi di ragionamento solide, che le soluzioni proposte non stanno in piedi e quindi siano irricevibili. A tutto questo va necessariamente aggiunto un dato incontrovertibile: Tim sta chiedendo un accordo di gestione del conto economico e, ancora di più, del perimetro aziendale in presenza di un Piano Industriale che li stravolgerà” scrivono i sindacati. “Su questa strada non si va da nessuna parte, invitiamo Tim ad una significativa riflessione in quanto con questo schema non siamo e non saremo disponibili” e preannunciano che il prossimo 24 maggio incontreranno il Governo, nella persona del ministro dello Sviluppo Economico, Onorevole Giorgetti. “Non accetteremo risposte sommarie o slogan vuoti ma esigeremo riscontri tangibili perché riteniamo inaccettabile che alla fine il tutto possa andare a ripercuotersi sulle lavoratrici e lavoratori ed a tendere, su tutto il settore”, concludono.

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