La vertenza

Scissione Tim, sindacati all’attacco: ‘A rischio 10mila dipendenti, effetto domino su indotto’

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I sindacati compatti contro il piano presentato dall'amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola, che prevede lo scorporo della rete dai servizi e la creazione di due entità: NetCo e ServCo.

I sindacati delle telecomunicazioni sono compatti contro il piano presentato dall’amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola, che prevede lo scorporo della rete dai servizi e la creazione di due entità: NetCo e ServCo.

I sindacati temono pesanti ricadute occupazionali nel settore delle tlc, che tra il gruppo Tim e l’indotto coinvolge 83.000 lavoratori, con un effetto domino a cascata.

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Contrari a piano industriale Tim

“Siamo contrari al progetto del piano industriale di Tim perché segna un definitivo smantellamento dell’operatore nazionale delle tlc. Ma in un momento nel quale in tutta Europa c’è un riassetto delle tlc, l’Italia si presenterà all’appuntamento non avendo un campione nazionale quindi giocherà un ruolo di rimessa nella partita”, ha detto Giorgio Serao, della segreteria nazionale Fistel Cisl, durante un’audizione alla Camera sulla situazione di Tim e sui suoi riflessi sulla realizzazione dell’infrastruttura nazionale di rete in fibra.

“Dobbiamo guardare all’interesse nazionale e la separazione della rete non è detto che vada in questa direzione. Separare la rete dai servizi non è la soluzione dei problemi”, ha sottolineato il sindacalista. In queste settimane il Parlamento è orientato a percorrere la strada della separazione della rete dai servizi ma “crediamo che sia sbagliata e che si possa coinvolgere Cdp in un progetto che tenga conto non soltanto della separazione della rete ma anche dei servizi, creando una separazione tra servizi e rete sotto Cdp”, ha suggerito.

In gioco migliaia di posti di lavoro

I sindacati delle Tlc sono convinti che “con l’operazione di divisione che si sta prospettando si sta per consumare un dramma sociale: sono in gioco decine di migliaia di posti di lavoro” intorno ai 10 mila dipendenti e “a cascata con un effetto domino su tutto l’indotto. Il progetto di Tim porta a una riduzione dell’organico in tutte le tlc. un dato che i sindacati non vogliono far passare nell’assoluto silenzio della politica e del Governo che ha deciso di non coinvolgerli. La separazione della rete non risolve il problema del digital divide anzi lo amplierà perché in moltissime aree del paese avremo cittadini di serie B collegati con una velocità molto bassa”.

Insomma, “l’Italia rischia di restare fanalino di coda dei paesi Ue in termini di tlc”, ha puntualizzato. Slc Cigl è molto preocupato perché ritiene che “il piano industriale di Tim che prevede lo scorporo della rete dal resto dell’azienda sia sbagliato dal lato sindacale perché prefigura la nascita di un’azienda privata di tutta l’intelligenza” di ultima generazione, ha dichiarato Riccardo Saccone di Slc-Cgil, durante l’audizione.

Come sarà ripartito il debito?

Guardando il progetto che è stato presentato agli azionisti i sindacati hanno rilevato che “rimane la parte ‘inerte’, dove sicuramente ci saranno da fare ingentissimi investimenti ma soprattutto bisognerà capire, quando la scissione sarà operativa, come sarà allocato il debito molto ingente, circa 22 miliardi, di Tim” per evitare che ricada sulla collettività.

I sindacati hanno bocciato anche il modello wholesale only. Anche Uilcom Uil è perplessa sul piano e ha dubbi su Servco. “Abbiamo grande perplessità per il piano strategico presentato da Labriola, non lo approviamo perché non lo comprendiamo: in realtà internazionali come Germania e Francia l’ex monopolista e’ rimasto insieme, non è stato spezzettato”, ha detto Luciano Savant Levra di Uilcom-Uil, durante un’audizione alla Camera. L’altra preoccupazione del sindacato riguarda la rete che “spezzettandola e realizzando una rete a ‘macchia di leopardo’, dove si privilegiano alcune aree a discapito di altre, il digital divide non si risolve ma si acuisce”.

“Nella Servco rimarrebbero circa 15mila dipendenti, i concorrenti come Vodafone e Wind sono intorno a 6 mila. Come sta sul mercato un’azienda da 16 mila dipendenti potenziali rispetto ai concorrenti. Questo è un tema che si può ribaltare sul livello occupazione” e sull’indotto: “se viene spezzettato il gruppo Tim a cascata può cadere anche il resto”, ha avvertito. Di fronte a questo scenario, i sindacati chiedono che “vengano utilizzati nel migliore dei modi i fondi del Pnrr, senza essere frammentati e che venga aperto un confronto nell’ambito della presidenza del Consiglio” per salvaguardare un settore strategico e fondamentale per lo sviluppo e la digitalizzazione del Paese.