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Tim crolla in Borsa dopo conti deludenti e profit warning

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Tim sprofonda in Borsa dopo conti trimestrali sotto le attese (ricavi in calo del 2,1% a 3,82 miliardi di euro) e un profit warning sulla guidance annuale.

Tim sprofonda a Piazza Affari, con una flessione del 5% a 0,32 centesimi in apertura confermata in chiusura, dopo conti trimestrali sotto le attese (ricavi in calo del 2,1% a 3,82 miliardi di euro) e un profit warning sui conti dell’intero anno. Pesa la performance in flessione del mercato domestico, ma anche il mancato decollo in termini di entrate della nuova strategia “Beyond connectivity” che punta su business fuori dal core business della connettività come il Cloud (Noovle) e lo streaming della Serie A con DAZN (Timvision). Il calcio in streaming secondo Tim ha un bacino di 5 milioni di potenziali clienti, ma per ora come abbonati, secondo alcune fonti, ne conterebbe 500-600mila.

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Vivendi delusa

Tim chiude il terzo trimestre del 2021 con risultati inferiori alle attese degli analisti, che secondo quanto riportato dalla Reuters deludono il primo azionista Vivendi (23,8%). I francesi, nonostante il calo dei ricavi e utili ridotti a un terzo rispetto all’anno precedente, confermano il loro impegno nella compagnia. Ma la tensione nel cda fiume di ieri sera è stata palpabile. Il nuovo mandato all’ad Luigi Gubitosi è di tentare nuove strade per risollevare l’azienda, che peraltro ha lanciato un profit warning sui risultati annuali. Pesa soprattutto il calo dei risultati nel mercato Domestic e il mancato decollo degli abbonamenti alla serie A in streaming di DAZN tramite Timvision. I voucher per la banda ultralarga non sono arrivati e anche questo è stato un elemento di debolezza.

I ricavi del terzo trimestre sono diminuiti del 2,1% rispetto a un anno fa a 3,83 miliardi di euro. L’Ebitda è calato del 5,9% e dell’8,3% per quanto riguarda il business domestico. I primi nove mesi al 30 settembre si chiudono con una flessione dello 0,4% (che diventa un -2,2% nel dato contabile) a 11,4 miliardi di euro. L’Ebitda cala del 4,4% (del 14,1% nel dato contabile), l’utile operativo crolla del 39,5% nel dato contabile. Alla fine, l’utile passa da 1,7 miliardi a 22 milioni, che sarebbe pari a 342 milioni senza le partite non ricorrenti (che si confronta con 870 milioni di un anno fa).

Unico dato positivo l’andamento sul fronte del debito, che scende di 1,2 miliardi rispetto ad un anno fa a 22,16 miliardi.

Profit warning   

C’è però un profit warning a peggiorare il quadro, con la revisione della guidance per l’intero 2021: I ricavi organici da servizi sono visti in flessione fra l’1% e il 3% e non più stabili o in leggera discesa come in precedenza. Il margine operativo lordo organico viene previsto in calo tra il 4% e il 6%. Dulcis in fundo, i ricavi domestici non sono più visti stabili o in leggera decrescita ma in flessione tra l’1% e il 3%.

Vivendi non l’ha presa bene, pur confermando il suo impegno di investitore di lungo termine. Il Cda fiume ha discusso animatamente su come reagire in vista di un piano strategico di “possibili iniziative di riorganizzazione del gruppo che mirino a valorizzare gli asset e business aziendali”. Secondo quanto è trapelato, Tim potrebbe trasformarsi in una holding cui dovrebbero fare capo società autonome pronte per la quotazione e valorizzazione in borsa. Tra queste, Telsy specializzata in cybersecurity; la società dei cavi sottomarini Sparkle; Olivetti, che si sta trasformando in società di pagamenti digitali e IoT; e Noovle, coinvolta nel cloud nazionale considerato il vero driver di una possibile ripresa del gruppo. Il modello da seguire sarebbe quello di INWIT, la società delle torri del gruppo scorporata e quotata con successo in borsa.

Tim, si legge nella nota, “prosegue il suo piano per la digitalizzazione del Paese e, con l’obiettivo di rispondere fattivamente alle esigenze emerse con la pandemia di Covid-19, porta avanti ulteriori iniziative a supporto di cittadini, aziende e istituzioni. Di seguito le principali azioni che sono proseguite nei primi nove mesi dell’anno”.

I conti trimestrali nel dettaglio

 I ricavi di Telecom Italia nel terzo trimestre si sono attestati a EUR3,8 miliardi, in calo del 2,1% su base annua.

I ricavi da servizi sono stati pari a EUR3,5 miliardi di euro, con un trend rispetto all’anno precedente negativo dell’1,4% ma in miglioramento rispetto al trimestre precedente, quando sono calati dell’1,7% su base annua.

L’Ebitda organico di gruppo nel trimestre si è attestato a EUR1,7 miliardi, in calo del 5,9%, quello della business unit Domestic a EUR1,3 miliardi, giù dell’8,3% sull’anno e quello di Tim Brasil a EUR300 milioni, su del 4,4%. Tali valori sono stati condizionati dai costi di start up nei mercati adiacenti e dal confronto con il terzo trimestre 2020. che aveva beneficiato di una serie di risparmi di costo legati al Covid-19.

Il risultato netto attribuibile ai soci della controllante si è attestato a EUR200 milioni nel trimestre.

I conti dei primi nove mesi: utile netto diminuisce di tre volte

Per i primi nove mesi, invece, i ricavi calano del 2,2% a EUR11,40 miliardi da EUR11,66 miliardi. La variazione organica dei ricavi consolidati di Gruppo è calcolata escludendo l’effetto negativo delle variazioni dei tassi di cambio di EUR243 milioni, le variazioni del perimetro di consolidamento di EUR3 milioni nonché le componenti non ricorrenti. In particolare, i primi nove mesi del 2020 scontavano rettifiche di ricavi non ricorrenti per EUR38 milioni connesse alle iniziative commerciali di TIM a supporto della clientela per il contrasto dell’emergenza Covid-19.

L’Ebitda del gruppo TIM dei primi nove mesi del 2021 è pari a EUR4,40 miliardi da EUR5,19 miliardi dei primi nove mesi del 2020 e l’utile netto dei primi nove mesi del 2021 attribuibile ai soci della controllante si attesta a EUR22 milioni da EUR1,18 miliardi dei primi nove mesi del 2020; escludendo l’impatto delle partite non ricorrenti, l’utile netto dei primi nove mesi del 2021 è pari a EUR342 milioni da EUR870 milioni dei primi nove mesi del 2020.

Questo risultato è significativamente inferiore alle aspettative degli analisti che si aspettavano un utile netto di 287 milioni di euro.

L’indebitamento finanziario netto rettificato ammonta a EUR22,16 miliardi al 30 settembre 2021, in diminuzione di EUR1,16 miliardi rispetto al 31 dicembre 2020, quando era di EUR23,33 miliardi.

Come spiega l’ex monopolista, la riduzione indotta dalla generazione di cassa operativa, ottenuta anche con ottimizzazione del capitale circolante, e dalla conclusione dell’acquisto da parte di KKR Infrastructure del 37,5% di FiberCop da TIM per un controvalore di EUR1,76 miliardi, è stata parzialmente contenuta dai pagamenti dei dividendi per EUR354 milion, della sanzione per EUR116 milioni connessa al procedimento Antitrust A514, dell’imposta sostitutiva del valore allineato dell’attivo per EUR231 milioni e per la proroga dei diritti d’uso delle frequenze in banda 2100 Mhz per EUR240 milioni nonché della rata afferente alla licenza 5G per EUR55 milioni.

TIM ha riaggiornato la guidance, stimando ricavi del 2021 in crescita di una sola cifra ma nell’intorno del 10% tra il 2022 e il 2023, un flusso di classa di EUR4,0 miliardi e un floor dividend di almeno EUR0,01 per tutti e tre gli anni.