‘Privacy first’

Tim Cook paladino della privacy? Fa marketing per Apple

di |

Il Ceo di Apple continua a richiamare l’attenzione sulla data protection. Gli piace il Gdpr, invoca una legge simile negli Usa e ha proposto una modalità che consenta agli utenti di cancellare online i propri dati nelle mani dei ‘data broker’. In realtà Tim Cook, dimostrandosi ora paladino della privacy, fa solo marketing per la mela morsicata.

‘Privacy first’ è la parola chiave del 2019 per riconquistare la fiducia degli utenti, dopo il 2018 caratterizzato dai grossi e gravi scandali che hanno colpito i giganti del web e messo in evidenza la loro incapacità di mettere in sicurezza i dati degli internauti. Nel ciclone dei Datagate sono finiti soprattutto Facebook e Google, così Apple ha capito che è il momento giusto di fare marketing sulla privacy.

Così, mentre le vendite di iPhone e di conseguenza i fatturati non brillano, al Ces di Las Vegas l’azienda di Cupertino, non presente come suo solito alla kermesse, si è fatto comunque notare con una maxi-pubblicità sul padiglione di Google e sul suo smart speaker Google Home: “Quello che succede sul tuo iPhone resta sul tuo iPhone”, con richiamo al motto “What happens in Vegas, stays in Vegas”.

È da leggere in questo contesto la recente posizione di Tim Cook, che ha iniziato a richiamare pubblicamente l’attenzione sulla data protection degli utenti. A ottobre scorso a Bruxelles, alla Conferenza internazionale sulla protezione dei dati personali, il ceo di Apple ha detto che “è giunto il momento per il resto del mondo incluso il mio Paese”, gli Usa, “di seguire la guida” dell’Ue sulla privacy del regolamento Gdpr, “noi alla Apple sosteniamo pienamente una legge onnicomprensiva sulla privacy negli Stati Uniti”. Un mese dopo Cook ha continuato a cospargersi il capo di cenere e ha dichiarato che “bisogna ammettere quando il libero mercato non funziona” e sulla privacy “non ha funzionato”, per questo un certo livello di regolazione è “inevitabile”.

Fino a questi giorni, in cui l’amministratore delegato della mela morsicata è giunto addirittura a proporre lui, al posto dei governi, la soluzione per la difesa online dei dati degli utenti. Su Time Tim Cook ha scritto che “crediamo che la Federal Trade Commission debba istituire un ‘data-broker clearinghouse’, richiedendo la registrazione di tutti i broker di dati, consentendo ai consumatori di rintracciare le transazioni che hanno raggruppato e venduto i loro dati da un posto all’altro e dando agli utenti il ​​potere: di cancellare i loro dati su richiesta, liberamente, facilmente e online, una volta per tutte’.

Bella idea. Una bell’idea di marketing per posizionare sempre più Apple come una delle aziende più attente alla protezione dei dati degli utenti. Ma presentarsi come paladini della privacy non significa esserlo automaticamente.