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Tim, il Cda prende tempo sull’offerta KKR (a borse aperte)

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L'offerta di KKR per NetCo non rispecchia il valore dell'asset, secondo il Cda di Tim riunito oggi, che prende tempo fino al 31 marzo per un'offerta migliorativa, senza esclusiva.

Come previsto, Cda interlocutorio di Tim oggi, riunito per esaminare l’offerta non vincolante del fondo americano KKR per la NetCo. Obiettivo primario, prendere tempo e rimandare il più possibile ogni decisione. La situazione è confusa e la comunicazione del Cda di mettere ogni decisione in stand by arriva a borse aperte, con il titolo che a Piazza Affari viaggia in area positiva sopra quota 0,30 euro.

Ogni decisione sull’offerta è rimandata a fine marzo, in attesa di capire le prossime mosse di Cdp. Se ci saranno.

La Cassa farà o no una contro offerta?

O lascerà spazio ad un altro soggetto pubblico, per spegnere i timori antitrust che aleggiano sul deal?

Il Cda di Tim oggi ha esaminato “l’offerta non vincolante presentata da KKR in data 1 febbraio 2023 per l’acquisto di una partecipazione in una costituenda società della rete, NetCo, cui farebbe sostanzialmente capo il perimetro gestionale e infrastrutturale della rete fissa, inclusi gli asset e le attività di FiberCop, nonché la partecipazione in Sparkle, si legge in una nota.

Leggi anche: Rete Tim, attesa per l’offerta di CDP. E se non arrivasse?

Proposta di acquisto per una partecipazione

Interessante verificare, dalla nota, che la proposta di KKR riguarda “l’acquisto di una partecipazione” e non la totalità di NetCo, lasciando così la partita aperta per altri player.

Com’è noto, aggiunge la nota, “il Consiglio di Amministrazione è impegnato a perseguire gli obiettivi strategici definiti in occasione del Consiglio di Amministrazione del 6 luglio 2022 ed enunciati in occasione del Capital Market Day del 7 luglio 2022. In tale quadro, ha esaminato il contenuto della NBO, nonché della lettera di proroga pervenuta in data 21 febbraio 2023, anche con l’ausilio delle analisi e degli approfondimenti svolti dal management con il supporto degli advisor”.

Apprezzamento, ma non è abbastanza

Alla luce delle informazioni ricevute, il Consiglio ha molto apprezzato l’interesse espresso nella suddetta NBO (Non Binding Offer ndr), pur considerando che la stessa non riflette pienamente il valore dell’asset e le aspettative di TIM, anche in termini di sostenibilità della società risultante dall’operazione ivi contemplata”, prosegue la nota. Al netto dell’apprezzamento, quindi, Tim fa sapere a KKR che l’offerta non rispecchia appieno il valore attribuito all’asset della rete e alle aspettative dell’azienda. Resta da capire se l’offerta di KKR, si parla di un’offerta intorno ai 18 miliardi più 2 miliardi di earn out in caso di fusione postuma con Open Fiber, sia ritenuta insufficiente da tutti gli azionisti considerato che Vivendi, non presente però nel Cda, valuta la rete 31 miliardi.

Esame approfondito, ma senza esclusiva

“Pertanto, per favorire l’allineamento delle condizioni dell’operazione proposta rispetto al quadro strategico rilevante per TIM, il Consiglio ha deliberato di mettere a disposizione di KKR – non in esclusiva – alcuni specifici elementi informativi e di richiedere le ulteriori indicazioni necessarie per comprendere a pieno gli assunti e gli economics della proposta”, si legge ancora. Ciò significa, fra le righe, che Tim ha dato il suo assenso ad un approfondimento per il fondo americano (ma non solo a questo, nella speranza che arrivi qualche altro pretendente) per consentire un’analisi più dettagliata degli elementi in gioco.

Obiettivo di Tim un’offerta migliore

“Quanto sopra, con l’obiettivo di ricevere un’offerta migliorativa, in esito ai suddetti scambi informativi ed entro il termine del 31 marzo 2023”, chiude la nota. Il che significa che c’è ancora più di un mese perché KKR possa presentare un’ulteriore offerta più consistente per rispondere ai desiderata di Tim (Vivendi?). Resta poi da capire se CDP insieme a Macquarie intende a sua volta fare una contro offerta entro il 31 marzo o se subentrerà un qualche altro soggetto pubblico per raffreddare i rischi antitrust connessi all’operazione.