Audiovisivo

Svizzera al voto sulla “Lex Netflix”. Come l’Europa tassa i big dello streaming

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Referendum del 15 maggio sulla “Lex Netflix”, in caso di vittoria tutte le grandi piattaforme di streaming dovranno versare una tassa del 4% nelle casse dell’industria audiovisiva elvetica per produrre nuovi contenuti cinematografici e televisivi. Come si comportano gli altri Paesi europei, tra cui l’Italia.

Il referendum elvetico sulla “Lex Netflix”

A metà maggio di quest’anno i cittadini svizzeri saranno chiamati al voto per decidere se modificare o meno la legge federale sulla produzione di contenuti audiovisivi per il cinema e la televisione. Obiettivo dell’iniziativa referendaria è decidere se tassare o meno le grandi piattaforme di streaming online, come accade in altri Paesi europei, tra cui certamente Netflix.

La legge, nota ormai come “Lex Netflix”, consentirà al Governo di Berna di tassare del 4% i giganti globali dello streaming e reinvestire le risorse proprio nella produzione di film, programmi e serie tv nazionali.

Più risorse per film e tv grazie alla tassazione delle piattaforme streaming

Dovrebbero entrare nelle casse dell’industria audiovisiva svizzera non meno di 20-30 milioni di franchi all’anno, secondo stime ufficiali dell’Ufficio federale della cultura (UFC) e del Parlamento, quasi un terzo delle risorse di cui gode il settore per legge ogni anno (105 milioni circa di franchi svizzeri).

In caso in cui Netflix si rifiutasse di pagare il dovuto, spiega euronews.com, lo Stato potrà applicare una sanzione sempre del 4% del fatturato sul territorio svizzero, con il rischio di oscuramento per gli utenti nazionali.

Come detto, la tassa non è su misura per Netflix (anche se è la piattaforma streaming più seguita nel Paese e che costa di più per gli abbonati svizzeri), ma si applicherà a tutte le atre grandi piattaforme streaming come Amazon Prime, Apple TV, Disney + e HBO, solo per citarne alcune.

Come l’Europa tassa Netflix

Una misura che altri Paesi europei hanno già preso, o lo stanno per fare, come nel caso del Portogallo, dove Netflix deve versare una tassa dell’1% all’industria audiovisiva nazionale, o della Danimarca, con il 2%, della Spagna, con il 5%, dell’Italia, con il 12,5% (che salirà al 20% entro il 2025, ovviamente da reinvestire nell’industria cinematografica nazionale).

In Francia la tassa è al 4%, ma Netflix qui ha già accettato di versare un ulteriore 20% nelle casse dell’industria audiovisiva locale.

Anche in Germania c’è una tassazione simile sulle grandi piattaforme di streaming internazionale, che dovranno versare all’industria audiovisiva tedesca l’1,8% o il 2,5% dei propri introiti a seconda che le entrate nel Paese siano state superiore o inferiori a 20 milioni di euro.

Tassa che in questo caso Netflix non ha voluto pagare dal 2014 al 2019 con la motivazione ufficiale che la piattaforma non era presente in maniera significativa in Germania (notizia non confermata da Comparitech, secondo cui la Germania con 5 milioni di utenti era il primo Paese in Europa per numero di spettatori Netflix nel 2018 e al sesto nel mondo per ricavi annuali, oltre 577 milioni di dollari).