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Streaming illegale per il 25% dei giovani Ue. Italia sotto la media

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La pirateria continua a rappresentare una minaccia per l’industria audiovisiva. Internet ha reso tutto a portata di mouse e se, da un lato, questo ha permesso una maggiore distribuzione delle opere, dall’altro, assistiamo al prolificarsi di piattaforme che consentono agli utenti, specie i più giovani smanettoni, di reperire facilmente opere illegali in spregio del diritto d’autore e della fatica dell’industria che ci sta dietro. Tanti sono spesso ignari dei rischi nei quali potrebbero incorrere, di contribuire ad alimentare un sottobosco di illegalità e minare al lavoro di chi contribuisce a questo settore.

La Ue è al lavoro per riformare le direttive sul copyright e rendere più certe le norme contro la pirateria.

In Italia l’Agcom con il suo Regolamento sul diritto d’autore online sta facendo un grande lavoro. Il nostro Paese è da due anni fuori dalla Watch List USA.

Ma tanto resta ancora da fare.

L’ultimo Report dell’Ufficio Ue per la proprietà intellettuale (European Union Intellectual Property Office – EUIPO) conferma questa preoccupante tendenza.

Dai dati emerge che il 25% dei cittadini Ue di età compresa tra i 15 e i 24 anni ha ammesso che nell’ultimo anno ha usato fonti illegali per accedere ai contenuti online.

Percentuale che sale al 34% in Francia, al 33% in Spagna mentre si riduce al 21% per l’Italia e al 19% per il Regno Unito.

Qual è la ragione?

La gratuità e la facilità d’accesso.

L’EUIPO ha raccolto i dati nei 28 Paesi Ue, per analizzare il comportamento dei cittadini europei su internet e capire quali potrebbero essere gli ostacoli agli acquisti di contenuti digitali o fisici legali.

I più piratati sono film e serie tv seguiti da musica e giochi. Uno su quattro circa crede di non aver fatto nulla di male ad accedere a contenuti online attraverso fonti illegali per uso personale.

Un terzo ritiene che i contenuti provenienti da fonti illegali siano più facili da trovare e l’accesso sia più veloce rispetto alle offerte legali.

Il 60% degli europei sostiene che sarebbe disposto a smettere di ricorrere alla pirateria se i contenuti legali fossero più facilmente accessibili e disponibili.

Atteggiamento diverso tra i giovani per quanto riguarda l’acquisto online di prodotti contraffatti.

Solo il 12% dichiara di averne comprato negli ultimi 12 mesi e di averlo fatto essenzialmente per risparmiare.

Lo shopping riguarda soprattutto vestiti, accessori e scarpe.

La maggior parte dei giovani preferisce non ricorrere alle compere taroccate. Più della metà dichiara, infatti, di non fidarsi dei siti che vendono merci contraffatte e il 20% dice d’aver paura del furto dei propri dati.

António Campinos, Direttore esecutivo dell’EUIPO, ha dichiarato che lo Studio aiuta nella comprensione degli atteggiamenti dei nativi digitali, analizzando i comportamenti online con l’obiettivo di cambiarli.

“Sono convinto – ha ribadito Campions – che sosterrà gli sforzi collettivi per sviluppare iniziative di educazione e sensibilizzazione sulla proprietà intellettuale rivolte ai giovani europei, oltre a fornire preziose informazioni per i decisori politici”.

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