L'emergenza

Stefano Pileri (Italtel) ‘La rete regge. Grandi risposte da smart working e scuola digitale’

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Stefano Pileri, amministratore delegato di Italtel: 'Le reti stanno tenendo bene all’aumento del traffico dovuto alla molteplicità di applicazioni attivate da casa in questo periodo di quarantena forzata'.

La tenuta delle reti in questo periodo di emergenza dovuta al virus. Cosa cambia con l’uso di massa dello smart working e della scuola a distanza nelle nostre vite e nel traffico di rete. In che modo l’emergenza virus impatta sulla realizzazione delle nuove reti 5G. Come cambia la dieta digitale degli Italiani. Un bilancio del piano BUL, alla luce del nuovo scenario del paese in piena paralisi sanitaria. Il ruolo delle tower company nello sviluppo del 5G. Sono questi i temi più caldi che riguardano il mondo delle telecomunicazioni, ne abbiamo parlato con Stefano Pileri, amministratore delegato di Italtel.

Key4biz. Cominciamo con le reti sotto pressione. C’è un rischio blackout per la crescita del traffico dovuta al virus?

 Stefano Pileri. Le reti stanno tenendo bene all’aumento del traffico dovuto alla molteplicità di applicazioni attivate da casa in questo periodo di quarantena forzata. Se pensiamo alla rete caratterizzata da tre segmenti principali: l’accesso, l’aggregazione (backhauling) e la dorsale (il backbone), quello che sperimenta la maggiore pressione e stress si registra nel backhauling, dalle 10mila centrali locali della rete dove parte il backbone, la dorsale.

Key4biz. Quanto sta crescendo il traffico?

Stefano Pileri. La punta di traffico istantaneo sta crescendo in media del 50%. Il traffico istantaneo di rete è paragonabile alla quantità di litri che passano in un tubo in un secondo. Sta quindi crescendo l’intensità di utilizzo, che è aumentata del 50%, pari a 20 terabit al secondo, pari a 20mila gigabit al secondo nel backbone fra diversi operatori. Ovviamente cresce anche il volume totale del traffico. Ma le reti stanno reggendo perché ogni collegamento è organizzato almeno con un collegamento principale e uno di backup, che di solito vengono utilizzati sotto il 50% della loro capacità. Se si rompe uno dei link, il traffico passa interamente in uno dei due collegamenti. Oggi, per far fronte all’aumento di traffico, le percentuali sono state aumentate fino al 70% – 75% per un periodo breve che ha dato la possibilità di incrementare la capacità alla nuova situazione. Quindi oggi il flusso di traffico è stato ridistribuito consentendo agli operatori di riorganizzare la capacità primaria e di backup in base alle nuove esigenze.

Key4biz. Gli operatori stanno aumentando la capacità delle reti come richiesto dall’Agcom per fronteggiare l’emergenza virus?

Stefano Pileri. Certamente. In qualità di fornitori di tecnologie e sistemi di networking per gli operatori, stiamo vedendo che le telco stanno adeguando la loro capacità di rete dal 25%-35% fino al 50%-60%. Ora le reti sono più capaci, non possono andare in tilt, hanno molta capacità aggiuntiva rispetto alla fase precedente al Covid-19. Questa nuova capacità di servizio e di backup ha ridisegnato le reti potenziandole.

Key4biz. Quando si raggiunge la punta del traffico?

Stefano Pileri. La punta del traffico si raggiunge di sera, fra le 20,30 e le 22,30.

Key4biz. Da cosa è composto?

Stefano Pileri. E’ composto da tipologia di traffico streaming originato dal video. Si tratta di entertainment originato dalla fruizione di Netflix, Amazon, RaiPaly, Timvision, Sky e altri content providers.  Il picco serale occupa il 100% dell’intensità massima di rete.

Key4biz. Come è distribuito il flusso del traffico nelle altre fasce orarie?

Stefano Pileri. Tra le 4,00 e le 6,00 di mattina c’è il minimo utilizzo della rete, ma viene comunque usato il 25% della capacità. Tra le 8,00 e le 12,00 la media di utilizzo è del 50% della capacità complessiva della rete. Nelle ore pomeridiane la percentuale di utilizzo è del 75% della intensità massima.

Key4biz. Lo smart working è l’attività che pesa di più sulla rete?

Stefano Pileri. E’ vero che lo smart working è aumentato molto, ma non è quello l’uso principale che si fa della rete. Possiamo suddividere in 5 categorie i principali utilizzi della rete:

  1. Streaming (principalmente video entertainment)
  2. Navigazione sul WEB
  3. Messaggi e chiamate oggi con molto utilizzo del video
  4. Download (usato anche molto nello smart working, nelle email e per le APPs)
  5. Gaming

In volumi di traffico, lo Streaming rappresenta il 50% del totale, la Navigazione il 25%, Chiamate e messaggi il 5%, il Download il 10%, il Gaming il 10%.

Key4biz. Ma quanto sono cresciute queste attività di rete oggi rispetto a prima dell’emergenza virus?

Stefano Pileri. Lo streaming è aumentato di circa il 45%, la navigazione del 45%, i messaggi e le chiamate sono schizzate del 500%, il download è aumentato del 55% e il Gaming del 115%. Spicca quini la grande necessità di interagire e comunicare delle persone a causa delle misure di distanziamento sociale in vigore, con la crescita del 500% di chiamate, messaggi e videochiamate.

Le nostre case sono diventate iperconnesse, con 4 o 5 membri di una famiglia costantemente in rete per le attività più disparate e in contemporanea. Si vedono manager in video conference dal lavandino in cucina, ragazzini a lezione in salotto col fratello che gioca di là a Fortnite e la fruizione di video è in grande crescita.

Key4biz. E lo smart working?

Stefano Pileri. Lo smart working ha contribuito all’uso della capacità di rete non tanto quanto l’entertainment, dato che delle 5 tipologie di utilizzo indicate prima è basato prevalentemente su navigazione WEB, chiamate e messaggi (anche molto in videoconferenza) e il download con contenuti in cloud, si può stimare un contributo alla crescita del traffico totale per un 30%. Mi lasci dire, che è vero che con lo smart working si lavora molto di più nel senso che sta aumentando la produttività e l’intensità del lavoro. Chiaro che non tutte le attività possono essere svolte con questa modalità. Sono certo che dopo la fine dell’emergenza sanitaria lo smart working sarà utilizzato in modo sempre più flessibile dalle aziende. Noi in Italtel usavamo già da tempo lo smart working una volta alla settimana, in futuro potremo pensare ad ampliarlo. 

Key4biz. Un altro mondo che ha subito un’accelerazione clamorosa nell’emergenza è la scuola digitale. Cosa ne pensa?

Stefano Pileri. E’ vero. Forse qui siamo stati un po’ più impreparati, ma l’e-learning è decollato in tutti gli ordini e gradi della scuola, dalle Primarie, alle Secondarie, all’Università. In molti casi, penso alle Medie, ai Licei, agli Istituti Tecnici, sono stati i ragazzi a trainare gli insegnanti che però da casa sono stati bravissimi a seguirli con le lezioni da casa soprattutto tramite nuove applicazioni disponibili sul WEB e tra le APPs. Ma è chiaro che un conto è erogare la lezione online, un altro è riorganizzare il sistema organizzativo della scuola, basato molto ad esempio sull’interclasse nella Primaria. Più facile invece per le Secondarie e Università. Ma la risosta degli insegnanti è stata estremamente positiva, responsabile e creativa.

Key4biz. Cosa cambierà quindi dopo l’emergenza?

Stefano Pileri. Dobbiamo mettere a sistema queste due esperienze, lo smart working e la scuola digitale. Come dicevo prima, bisogna aggiungere flessibilità allo smart working, consentendo alle aziende di organizzarlo come meglio credono. Per quanto riguarda la scuola e l’università online, l’obiettivo è che dopo il coronavirus il digitale per la didattica venga sistematizzato, con l’introduzione di strumenti digitali per tutti gli studenti e telecamera in aula per registrare le lezioni da mettere a disposizione di tutti di seguire le classi anche a distanza. E anche la possibilità di inviare mail, messaggi, domande, commenti e comunicare a distanza con gli insegnanti.

Dobbiamo accelerare velocemente anche con la Telemedicina, lo diciamo da tanti anni e da anni le tecnologie sono disponibili e sono sempre più a prezzi gestibili per grandi numeri. Dobbiamo diffondere ora queste tecnologie, non dobbiamo aspettare la fine della pandemia, servono ora. I sensori base sono quelli per la misura della temperatura, della saturazione di ossigeno nel sangue e del battito cardiaco. Poi il peso, la pressione, la rilevazione delle cadute, in special modo per i nostri anziani. I dati raccolti vengono elaborati continuamente per apprezzare trend e valori che richiedono attenzione dei medici. Le piattaforme di Telemedicina consentono, e consentiranno ancora di più con il 5G, di abilitare comunicazioni video ad alta definizione tra medico e paziente per assicurare quel contatto che è così fondamentale in queste situazioni. Pensiamo a come sarebbe importante seguire i positivi del coronavirus con sintomi leggeri e poi seguire le persone che escono dagli ospedali con questi protocolli.

In questo senso devo dire molto bene la “First Call” di Innova per l’Italia su Telemedicina e Data Analysis promossa da MID, MISE e MUR. E’ la direzione giusta. Però è essenziale che una volta per tutte la Telemedicina entri nei livelli essenziali di assistenza, sia riconosciuta dal nostro sistema sanitario. Facciamolo.

Key4biz. Cosa pensa dell’attuazione del piano BUL (Banda ultralarga) arrivato al suo quinto anniversario? Ne aveva parlato in un’intervista a Key4biz 4 anni fa. Si è fatto abbastanza in questi anni?

Stefano Pileri. L’emergenza virus ci insegna che la connettività con la fibra fino a casa diventa fondamentale quando ci sono famiglie di 4 o 5 utilizzatori forti che convivono sotto lo stesso tetto. La fibra fin dentro al palazzo è ancor più importante soprattutto nelle zone periferiche del paese.

Il concetto di città intelligente, nel nostro Paese, è soprattutto quello dei piccoli centri, dei borghi, che devono essere connessi in fibra per dare ai giovani pari opportunità rispetto alle grandi città. Dobbiamo fare tutto il possibile per portare a termine il piano BUL, senza piani alternativi. Personalmente, non mi piace il dibattito tecnologico meglio l’FTTCab (la fibra fino all’armadietto sul marciapiede e poi il rame) o meglio l’FTTH, perché in ogni caso l’FTTCab è presente oggi quasi ovunque e quindi può dare una risposta immediata e poi, velocemente, si dovrà completare l’upgrade all’FTTH che è molto più performante. Sono tecnologie che possono andare a braccetto. La cosa importante soprattutto in questo momento, lo ripeto, è usare subito quello che c’è, la tecnologia disponibile oggi, e in parallelo completare al più presto il cablaggio di tutti i distretti industriali e di tutti i siti della PA, scuole comprese, e quindi delle abitazioni.

Il 5G e anche le tecnologie FWA (Fixed Wireless Access) ci danno la possibilità di evitare di portare la fibra in zone davvero difficili e quindi economicamente impossibili per il cablaggio. Ci vorranno ancora due anni? Evitiamo le polemiche. Basta, andiamo avanti. Acceleriamo i permessi. Dobbiamo arrivare alla fine. Quindi bene il piano BUL.

Key4biz. E per quanto riguarda il 5G, c’è il rischio di un rallentamento nel roll out delle nuove reti con l’emergenza virus?

Stefano Pileri. La realizzazione del piano BUL è congeniale alla realizzazione delle nuove reti 5G. Il 5G moltiplicherà per 10 il numero di nuove antenne sul territorio, in particolare microantenne (small cells). Oggi in Italia oggi ci sono più di 80mila macroantenne per le reti mobili, grandi aziende come TIM e Vodafone, Cellnex ma anche Wind Tre hanno creato e stanno creando delle tower company di statura europea per realizzare i nuovi siti, le small cells necessarie per il roll out dei nuovi network 5G, portando così il numero complessivo di antenne sul territorio nel lungo termine a circa 800mila. Non ci sarà alcun problema sul fronte delle emissioni elettromagnetiche, perché in Italia sono in vigore i limiti più bassi d’Europa. La l’intensità del campo elettromagnetico resta sempre nei limiti, pari a 6 v/m, quasi un decimo in meno della media Ue.

Lo sviluppo del 5G va di pari passo con la diffusione della fibra e le small cells saranno tutte connesse in fibra. Non vedo rischi di rallentamento.

Key4biz. Cosa cambierà dal punto di vista tecnico con il 5G?

Stefano Pileri. Avremo reti ad altissima velocità (fino a 10 gigabit al secondo sulle celle radio), caratterizzate da tempi di risposta istantanei (meno di 1 millisecondo ossia molte decine di volte più reattive di oggi) e in grado di raccogliere dati da oltre un milione di oggetti intelligenti al chilometro quadrato.

Con le reti 5G le funzioni di routing e di computing si distribuiranno fino all’estrema periferia. Quindi assisteremo all’ennesimo cambio di prospettiva nell’Information Technology: dai grandi cloud pubblici centralizzati in pochi siti nel mondo, che è lo scenario di oggi, a milioni di piccoli data center di prossimità (edge computing) che analizzano prima possibile i dati raccolti da oggetti intelligenti.

Con il 5G la network security diventerà ancora più importante di oggi perché affideremo alla rete il monitoraggio e controllo di molti dei nostri processi produttivi.

 Il 5G, infine, ha il merito di armonizzare il WIFI con le frequenze licenziate. Il core network 5G armonizza queste due tecnologie. Quando l’utente è collegato in WIFI può mantenere lo stesso profilo che ha andando in mobilità perché il 5G consentirà le stesse caratteristiche di quando si naviga in WIFI e in copertura pubblica.