Il dibattito

Spettro Ue, la Gsma in scia all’Agcom: rinnovi non onerosi alle telco in cambio di 30 miliardi per il 5G standalone

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Secondo la Gsma una gestione diversa dello spettro radio porterebbe risparmi complessivi per 30 miliardi di euro che potrebbero essere reinvestiti dalle telco per realizzare il 5G standalone, fermo al 2% nel Vecchio Continente. La proposta ricalca quella al vaglio della consultazione Agcom in corso in Italia.

La Gsma (Global System for Mobile Communications Association), l’associazione che raccoglie le principali telco a livello globale, lancia il cuore oltre l’ostacolo per promuovere lo sviluppo del vero 5G in Europa. In un nuovo report appena pubblicato, l’associazione indica la necessità di cambiare registro sulla gestione dello spettro in Europa e delinea una nuova politica continentale che cambia alla radice la gestione dello spettro radio. Basta rinnovi onerosi e aste che rimpinguano le casse dello Stato ma svenano gli operatori, in cambio di impegni di investimento in nuove tecnologie da parte delle telco. In particolare, impegni cogenti di investimenti in reti 5G standalone, terreno sul quale il Vecchio Continente è indietro rispetto a Usa e Cina.

Il nuovo report della Gsma

E’ questo il succo del nuovo studio Spectrum pricing and renewals in Europe (scarica il report in PDF) della Gsma, secondo cui cambiando i processi di rinnovamento delle licenze si potrebbero lasciare nelle tasche delle telco europee qualcosa come 30 miliardi di euro di risparmi. Un capitale che potrebbe poi essere investito “nel rollout del 5G standalone, aumentando così il peso economico del continente”, sottolinea la Gsma.

La posizione della Gsma come quella dell’Agcom e del Governo italiano

La posizione della Gsma rispecchia di fatto quella aperturista del Governo italiano, dall’Asstel e dell’Agcom, che sta predisponendo il regolamento per frequenze in scadenza nel 2029 e che ha messo a consultazione un’ipotesi di rinnovo non oneroso in cambio di investimenti vincolanti in 5G standalone da parte delle telco.

La Gsma suggerisce che questi risparmi potrebbero “colmare in parte l’attuale deficit di investimenti in Europa. Se 20 o 30 miliardi di euro fossero sbloccati da politiche di rinnovo dello spettro più intelligenti, gli operatori sarebbero potenzialmente in grado di coprire il lavoro necessario per aggiornare tutte le reti 5G esistenti al 5G SA, portando a velocità maggiori fino al 23% e generando fino a 75 miliardi di euro di PIL aggiuntivo nel prossimo decennio”, ha detto. “Ma per ottenere questi risparmi saranno necessarie riforme politiche e un approccio europeo unificato in materia di licenze e rinnovi”, ha aggiunto.

Riforma cercasi

Una riforma delle norme sulle licenze dello spettro, così come regole più flessibili in materia di fusioni e acquisizioni, sono alcuni dei cambiamenti per cui le principali compagnie telefoniche europee hanno fatto pressioni negli ultimi cinque anni almeno, e affermare che le modifiche normative potrebbero migliorare l’infrastruttura digitale europea è un buon modo per catturare l’attenzione dei politici regionali, dato che la questione dei servizi sovrani sta diventando sempre più importante.

John Giusti, responsabile della regolamentazione della GSMA, ha detto: “Fornire connettività di alta qualità ai cittadini europei e migliorare la competitività del continente richiede ingenti investimenti che molti operatori faticano a reperire o giustificare. Una riforma intelligente della politica europea in materia di spettro avrà un impatto immediato e duraturo. In particolare, i costi di rinnovo rappresentano una chiara opportunità per essere più intelligenti nell’allocazione dei fondi del settore. Piuttosto che continuare a utilizzare lo spettro come un’opportunità inaspettata, i responsabili politici dovrebbero adottare un approccio più ambizioso ai rinnovi e consentire che questi fondi vengano destinati a sostenere gli obiettivi digitali attuali dell’Europa”.

I dati

Secondo i dati della Gsma, i costi totali dello spettro sono aumentati notevolmente negli ultimi dieci anni, rappresentando ora l’8% dei ricavi ricorrenti degli operatori di telefonia mobile.

Soltanto il 2% dei cittadini europei utilizza oggi i servizi 5G SA, rispetto al 77% in Cina e a circa un 25% negli Stati Uniti. “Con il Digital Networks Act in vigore, l’Europa ha l’opportunità di cambiare rotta al momento opportuno”, sostiene la Gsma.

L’associazione precisa che in Europa “Oltre 500 licenze per lo spettro radio dovranno essere rinnovate nei prossimi dieci anni. Queste licenze sono fondamentali per la copertura e i servizi esistenti, coprendo in gran parte le reti 3G e 4G che continuano a servire i 470 milioni di utenti di Internet mobile in Europa, e potrebbero rappresentare una leva importante per sbloccare investimenti critici”.

“Con le politiche attuali e ai prezzi attuali, si prevede che gli operatori dovranno sostenere costi per lo spettro radio pari a 105 miliardi di euro entro il 2035. Riformare gli approcci di rinnovo potrebbe ridurre questa cifra fino a 30 miliardi di euro, e anche adeguamenti moderati potrebbero comunque generare risparmi di circa 20 miliardi di euro”, aggiunge.

Insomma, i risparmi sul rinnovo delle licenze verrebbero investiti in vece nell’upgrade delle reti 5G per realizzare il vero 5G che in Europa non c’è anche grazie a durate delle licenze più lunghe.

La strada verso il 6G: servono 2GHz di spettro

Secondo il report, le politiche odierne sullo spettro avranno un impatto anche sullo sviluppo del 6G. Mentre l’Europa continua a essere in ritardo nel suo percorso verso il 5G, le decisioni prese ora in materia di spettro avranno un impatto diretto anche sul lancio e la crescita della prossima generazione di connettività negli anni ’30, il 6G.

Il report della Gsma parla chiaro: “In base alla domanda prevista, l’Europa deve garantire che gli operatori di telefonia mobile dispongano di almeno 2 GHz di spettro di banda media entro il 2030 per evitare la congestione delle reti, mentre 3 GHz potrebbero essere necessari entro il 2035.

Con prezzi sostenibili dello spettro per l’era del 6G, il ciclo di investimenti può essere rafforzato e consentire all’Europa di allinearsi agli standard di connettività globali. Il rapporto formula le seguenti raccomandazioni affinché i responsabili politici dell’UE tengano in considerazione nel dare priorità al futuro digitale del continente, con il Digital Networks Act del prossimo anno come un’importante opportunità per attuare una riforma significativa:

Le priorità

  • Dare priorità al rafforzamento della certezza e degli incentivi agli investimenti nelle valutazioni di rinnovo
  • Semplificare e ottimizzare il processo di rinnovo applicando proroghe amministrative
  • Rinnovare automaticamente le licenze con durata indefinita
  • Non accantonare spettro per un nuovo entrante o per un utilizzo localizzato
  • Rinnovare le licenze con largo anticipo rispetto alla data di scadenza
  • Collaborare con il settore della telefonia mobile per raggiungere obiettivi di connettività ben definiti e raggiungibili laddove necessari”.

C’è da dire che non tutti, per evidenti motivi di concorrenza, sono d’accordo con un meccanismo di rinnovo automatico delle dotazioni spettrali. Ma su questo saranno evidentemente i singoli Stati che dovranno porre dei correttivi, in base alla situazione particolare di ogni Paese.

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