Situazione energetica

Spesa energetica delle famiglie +5% nel 2017. Crescono le rinnovabili

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Rapporto del Ministero dello Sviluppo: l’incidenza delle rinnovabili sul consumo di energia elettrica è stimata attorno al 34,2%. Grazie a misure per l’efficienza energetica abbiamo risparmiato 13,4 milioni di tep all’anno di energia, 3,5 miliardi di euro l’anno risparmiati in bolletta.

Nel sistema energetico nazionale le fonti rinnovabili si confermano ormai una componente centrale nello sviluppo sostenibile del sistema economico, con l’energia pulita e l’efficienza energetica elevati a fattori centrali delle politiche relative alla Strategia energetica nazionale (SEN).

Il nuovo Rapporto sulla “La situazione energetica nazionale nel 2017, pubblicato dalla Direzione generale per la sicurezza dell’approvvigionamento e le infrastrutture energetiche del Ministero dello sviluppo economico, ha stimato che nel 2017 le fonti energetiche rinnovabili (Fer) abbiano coperto il 17,7% dei consumi finali lordi di energia, il valore più elevato mai registrato e che risulta al di sopra degli obiettivi europei al 2020.

Riferendosi al solo settore elettrico, l’incidenza delle Fer sul consumo interno lordo di energia elettrica è stimata pari al 34,2%, in lieve aumento rispetto al dato 2016 (34,0%).

In termini di posti di lavoro, nel 2017, si sono registrati 70.000 unità di lavoro permanenti e 44.000 temporanee nelle attività di realizzazione e gestione di nuovi impianti alimentati da rinnovabili.

Gli investimenti in Fer hanno superato 1,9 miliardi di euro durante l’anno passato.

Per quanto riguarda l’efficienza energetica, l’indice ODEX dell’economia italiana (indici sintetici di efficienza energetica depurati dagli effetti dei cambiamenti strutturali come la crisi economica) è stato calcolato pari a 92,7.

L’intensità energetica del PIL si è attestata intorno 106,7 tonnellate equivalenti di petrolio (tep) per milione di euro, con un decremento complessivo pari al 4,9% rispetto al 2013, uno dei valori più bassi dei paesi dell’area OCSE.

Tale miglioramento, si legge nella relazione del Ministero, è conseguenza dell’adozione di nuovi strumenti di promozione (dalle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, al nuovo Conto Termico, ai Titoli di efficienza energetica), che hanno portato a rilevanti risparmi di energia e, conseguentemente, alla riduzione delle emissioni: “complessivamente, nel periodo 2005-2017, si stima che con le misure per l’efficienza energetica siano stati risparmiati 13,4 milioni di tep all’anno di energia primaria e oltre 3,5 miliardi di euro l’anno di mancate importazioni che hanno alleggerito la bolletta energetica del paese”.

Grazie alla “maggior incidenza delle rinnovabili” e alla “riduzione progressiva dell’intensità energetica”, è stato evidenziato nel documento, il nostro Paese è riuscito a diminuire sensibilmente la dipendenza energetica dall’estero: “La quota di fabbisogno energetico nazionale soddisfatta da importazioni nette rimane elevata (pari al 76,5%) ma più bassa di circa 6 punti percentuali rispetto al 2010”.

Nel 2017 la domanda finale di energia è aumentata dell’1,7% rispetto all’anno precedente attestandosi intorno ai 126 Mtep, proseguendo la tendenza positiva manifestatasi negli ultimi tre anni.

L’aumento ha riguardato, in particolare, l’agricoltura con +5,2%, i bunkeraggi +4,9%, gli usi civili +3,3%, l’industria +1,9% e gli usi non energetici +0,5%. Segna invece un decremento dello 0,6% il settore dei trasporti.

Nel 2017 le fonti di energia che fanno segnare un aumento, rispetto all’anno precedente, sono le fonti rinnovabili +16,1 %, il gas +2,9% e l’energia elettrica +1,7%. Diminuiscono il petrolio dello 0,4% e i solidi del 12%.

I punti di debolezza del sistema energetico italiano sono ancora diversi, primo fra tutti il costante ricorrere al petrolio per soddisfare ancora un terzo della domanda primaria di energia, quindi l’aumento di consumo di gas naturale (che assieme al petrolio incide drammaticamente sulle emissioni di CO2 e di altri inquinanti) e i costi energetici troppo elevati.

A causa di questi ultimi, infatti, il divario con l’Europa rimane ancora ampio a tutto svantaggio della nostra economia, perché la differenza tra i prezzi dei prodotti energetici in Italia e nell’Unione europea rimane troppo positiva (pur in presenza di un processo di convergenza).

Le ricadute negative di questo dato relativo al costo dell’energia le ritroviamo nei consumi finali dei prodotti energetici da parte delle famiglie, che aumentano e costano di più: “Tra il 2016 e il 2017 la quantità di energia complessivamente utilizzata dalle famiglie per uso domestico (riscaldamento/raffrescamento, acqua calda, uso cucina e elettrodomestici) e per trasporto in conto proprio aumenta dello 0,8%”, ne consegue che “la spesa sostenuta per l’acquisto di energia aumenta del 5,1% (interrompendo il trend a ribasso degli ultimi 4 anni), per effetto della forte ripresa dei prezzi (in discesa dal 2013)”.