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SpaceX, il test fallito a gennaio mise in pericolo tre aerei e la vita di 450 persone

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Che cosa è successo nei cieli dei Caraibi il 16 gennaio 2025? Ce lo racconta il Wall Street Journal, che ha visionato dei documenti interni dell’Autorità americana che sovrintende la sicurezza dei voli nazionali (FAA). Il test fallito da SpaceX mise in pericolo più di un volo e centinaia di persone.

SpaceX mise in serio pericolo tre voli aerei e centinaia di passeggeri. Il racconto dell’Autorità USA che sovrintende la sicurezza dei voli

Il 16 gennaio scorso, nei cieli dei Caraibi, la frontiera tra spazio e aviazione civile si è fatta improvvisamente sottile, fragile, pericolosa. Un test della navicella Starship di SpaceX, conclusosi con un’esplosione pochi minuti dopo il decollo dal Texas, ha generato una pioggia di detriti incandescenti che ha messo in serio pericolo tre voli civili e la vita di circa 450 persone a bordo.

A raccontarlo, con dettagli che vanno ben oltre quanto emerso inizialmente, sono documenti interni della Federal Aviation Administration (FAA) visionati dal Wall Street Journal. Ne emerge un quadro allarmante, che solleva interrogativi profondi sulla sicurezza dei lanci spaziali commerciali e sulla loro convivenza con il traffico aereo di linea.

La sera del 16 gennaio, un Airbus A320 di JetBlue era in rotta verso San Juan, Porto Rico, quando i piloti ricevettero un messaggio inquietante dal controllo del traffico aereo: davanti a loro si stava formando una zona di pericolo. Non per maltempo o attività militari, ma per i resti di un razzo SpaceX appena esploso.

I controllori furono espliciti: “Se volete andare a San Juan, è a vostro rischio”, dissero all’equipaggio. Il JetBlue entrò inizialmente in standby, ma il tempo passava, il carburante diminuiva e sotto l’aereo c’era solo mare.

Nella stessa situazione finirono un volo Iberia e un jet privato. Tutti e tre gli aerei si trovarono di fronte a una scelta drammatica: attraversare una possibile nube di detriti spaziali oppure rischiare l’esaurimento del carburante. Due equipaggi dichiararono emergenza carburante e attraversarono la zona temporaneamente interdetta al volo. Tutti atterrarono sani e salvi. Ma fu, come si dice in aviazione, una near miss di proporzioni enormi.

Detriti incandescenti sopra rotte commerciali

Secondo la FAA, l’esplosione della Starship – avvenuta poco più di otto minuti dopo il lancio – ha disperso frammenti infuocati per circa 50 minuti su un’ampia area dei Caraibi. Un singolo impatto con un aereo di linea, sottolineano i documenti, avrebbe potuto avere conseguenze catastrofiche.

Alcuni piloti videro i detriti a occhio nudo. José Rodriguez, in quel periodo comandante di un volo Silver Airways diretto a San Juan, riferì al controllo di “pezzi di detriti e fuoco intenso” davanti al proprio aereo. Un controllore gli spiegò che si trattava di “un lancio spaziale non andato a buon fine”.

Anche i passeggeri se ne accorsero. Bob Beresh, fotografo professionista a bordo di un volo Delta da Barbados ad Atlanta, descrisse la scena come “straordinaria”, salvo poi porsi la domanda chiave: “cosa sarebbe successo se fossimo stati più vicini?”

FAA sotto pressione, SpaceX in ritardo

Il ruolo della FAA è centrale in questa storia e allo stesso tempo controverso. I documenti rivelano che SpaceX non informò immediatamente l’agenzia dell’esplosione tramite la linea ufficiale prevista in caso di fallimento di un lancio. Un ritardo grave, perché sono proprio quelle informazioni a permettere ai controllori di delimitare rapidamente le aree a rischio.

Le zone di interdizione al volo furono attivate solo quattro minuti dopo la perdita di telemetria del veicolo, e la conferma ufficiale della disintegrazione arrivò 15 minuti più tardi. Nel frattempo, i controllori di Miami seppero dell’esplosione dai piloti, non da SpaceX. Altri funzionari FAA ne vennero a conoscenza tramite chat interne.

Il caos operativo aumentò il carico di lavoro dei controllori e generò, secondo un rapporto FAA di New York, un “potenziale rischio estremo per la sicurezza”. In almeno un caso, due aerei arrivarono a volare pericolosamente vicini, rendendo necessario un intervento urgente.

Un ulteriore problema emerse nella pianificazione: le aree di sicurezza predisposte prima del lancio coprivano solo lo spazio aereo statunitense dotato di radar, lasciando scoperte porzioni di spazio aereo internazionale ugualmente esposte alla caduta dei detriti.

Le versioni ufficiali

JetBlue ha dichiarato di essere “fiduciosa che i propri voli abbiano evitato tutte le aree in cui erano segnalati o osservati detriti”. Iberia ha sostenuto che il suo aereo abbia attraversato la zona “quando i detriti erano già caduti, senza rischi per la sicurezza”.

SpaceX inizialmente ha rifiutato di commentare. Dopo la pubblicazione dell’inchiesta del WSJ, l’azienda ha parlato di “informazioni incomplete”, ribadendo su X che “la sicurezza pubblica è sempre stata la massima priorità» e che «nessun aereo è stato messo in pericolo”.

Dichiarazioni che però contrastano con il contenuto dei rapporti FAA e con le decisioni successive dell’agenzia, che in febbraio aveva avviato una revisione straordinaria dei rischi legati ai detriti spaziali. Revisione poi sospesa in agosto, nonostante le criticità emerse. Una scelta definita “insolita” da fonti interne, visto che le stesse regole FAA impongono di completare queste analisi prima di archiviarle.

Elon Musk

Voli spaziali sempre più numerosi: ogni fallimento un pericolo anche per le linee aree civili

Starship è il razzo più potente mai costruito, alto oltre 120 metri, destinato a diventare il pilastro delle ambizioni spaziali di Elon Musk. Ma proprio la sua scala e la crescente frequenza dei lanci pongono un problema sistemico: lo Spazio non è più separato dal traffico aereo e ogni fallimento può avere effetti immediati su voli civili.

SpaceX rivendica un approccio basato su test aggressivi e apprendimento dagli errori. “Il successo sta in ciò che impariamo”, disse l’azienda dopo un precedente fallimento nel 2023. Ma quando sotto le traiettorie di prova transitano aerei pieni di passeggeri, il margine di errore si riduce drasticamente.

Shana Diez, dirigente SpaceX, ha parlato della possibilità di trattare i lanci come eventi meteorologici, con tracciamento in tempo reale dei veicoli e dei detriti. Tecnicamente possibile, ha detto. Ma non ancora realtà.

Chi governa davvero i cieli?

L’incidente del 16 gennaio non ha causato vittime. Ma ha mostrato quanto il sistema sia vicino al limite. I livelli di sicurezza sono elevati, ma non ancora sufficienti a garantire che la sperimentazione spaziale non si trasformi in una tragedia aerea.

Con l’aumento esponenziale dei lanci e l’ingresso di razzi sempre più grandi e complessi, la domanda non è più teorica: chi governa davvero i cieli?
Elon Musk si crede il padrone dello Spazio. Ma lo spazio, oggi, passa sopra le teste di centinaia di milioni di passeggeri. E la sicurezza, in cielo come oltre l’atmosfera, non può essere lasciata alla logica del “fail fast”.

La sera del 16 gennaio, nei cieli dei Caraibi, è andata bene. La prossima volta, potremmo non essere altrettanto fortunati.

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