È ufficiale, l’Italia è il primo Paese europeo ad adottare una legge quadro sull’economia dello spazio. Con la pubblicazione dell DDL Spazio in Gazzetta Ufficiale, oggi si concretizza un evento storico che segna una svolta epocale non solo per il comparto aerospaziale nazionale, ma per l’intera visione geopolitica e industriale del nostro Paese. Il disegno di legge A.S. 1415, sancisce la nascita di una governance chiara e moderna per le attività spaziali, delineando diritti, doveri, responsabilità e opportunità per tutti gli attori coinvolti, pubblici e privati.
“Un traguardo pionieristico a livello europeo” come lo ha definito il Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Teodoro Valente, in quanto in grado di colmare il vuoto normativo che ostacolava la piena valorizzazione delle eccellenze italiane nel settore, ponendo le basi per la realizzazione di una costellazione satellitare tricolore.
Non un assist, ma una risposta nazionale al monopolio spaziale di Starlink
Il cuore della legge è la creazione di un sistema di autorizzazione, vigilanza e sanzione per le attività spaziali, affidato all’ASI in veste di autorità tecnica nazionale. In pratica, chiunque, Impresa, Università, start-up, voglia operare nello spazio, dovrà ottenere un’autorizzazione, con obblighi ben definiti sul piano della sicurezza, dell’affidabilità tecnica e della responsabilità civile.
Un elemento chiave è quindi l’attenzione all’inclusione dell’impresa privata, un aspetto che in via definitiva sembra tutt’altro che un lasciapassare per Starlink di Elon Musk. La legge promuove esplicitamente l’accesso allo spazio da parte di attori non statali, con un occhio di riguardo a PMI e start-up. Ciò rappresenta un importante cambio di paradigma: lo spazio non è più solo dominio delle grandi agenzie governative, ma si apre all’iniziativa imprenditoriale, sostenuta da strumenti normativi, incentivi economici e un contesto stabile per gli investimenti.
Una costellazione italiana in orbita bassa
Tra le ambizioni più rilevanti della nuova norma c’è lo sviluppo di una costellazione satellitare nazionale in orbita bassa (LEO) per le telecomunicazioni. Questa infrastruttura sarà strategica per la sicurezza nazionale, la gestione delle emergenze, ma anche per lo sviluppo economico e tecnologico interno, grazie a servizi avanzati in ambito connettività, agricoltura di precisione, monitoraggio ambientale e difesa.
Un progetto che guarda alle esperienze già avviate da Stati Uniti, Francia e Regno Unito, ma che l’Italia interpreta con una sua identità, puntando su sovranità tecnologica, sostenibilità e interoperabilità con i sistemi europei ed internazionali.
Il ruolo dell’Italia nella scena globale
“L’Italia indica all’Europa la rotta per lo spazio”, ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. E ha ragione. La legge italiana si inserisce in un contesto globale in piena trasformazione: la governance spaziale è sempre più complessa, divisa tra interessi nazionali, diritto internazionale (ONU, COPUOS, Trattato sullo Spazio) e collaborazioni multilaterali (ESA, UE).
Il DDL affronta proprio questo snodo, integrando la normativa nazionale con gli obblighi internazionali e definendo il ruolo dell’Italia nel coordinamento tra enti come il COMINT e l’Agenzia Spaziale Europea. In questo senso, si tratta di una legge non solo operativa, ma strategica, pensata per rafforzare la presenza italiana nei tavoli che contano.
Un’opportunità per l’industria e la ricerca
Oltre l’impianto giuridico, la nuova legge ha una valenza squisitamente economica. Parliamo di un settore che, secondo stime conservative, potrebbe valere oltre 10 miliardi di euro per l’Italia nei prossimi dieci anni. Grazie a una cornice legislativa solida, l’industria italiana potrà consolidare la sua leadership in ambiti chiave come l’osservazione della Terra, i microsatelliti, i lanciatori, la propulsione elettrica e la robotica spaziale.
Per il mondo accademico e della ricerca, si aprono dunque nuove possibilità di cooperazione, trasferimento tecnologico e progettualità internazionale, con impatti positivi anche sulla formazione di nuove competenze.
Le disposizioni per l’economia dello spazio
Nello specifico, le disposizioni chiave del provvedimento includono un regime di autorizzazione per le attività spaziali, meccanismi di vigilanza e sanzioni, e strumenti di pianificazione economica. Viene inoltre approfondita la governance spaziale internazionale ed europea, con un focus sul ruolo dell’ONU (COPUOS, UNOOSA) e dell’ESA, nonché la struttura e gli obiettivi della politica spaziale italiana attraverso enti come il COMINT e l’ASI. Il documento discute anche gli aspetti della difesa legati allo spazio e compara l’approccio italiano con le legislazioni di altri paesi come Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti, in termini di autorizzazioni, responsabilità e finanziamenti.
Il DDL si articola in cinque Titoli:
Titolo I – Disposizioni generali (artt. 1-2)
Stabilisce finalità e definizioni fondamentali. L’art. 1 chiarisce che la legge intende regolare l’accesso allo spazio, riconosciuto come settore strategico, promuovendo la competitività nazionale nella New Space Economy, la ricerca scientifica, lo sviluppo delle competenze e l’uso delle tecnologie spaziali per la gestione dei rischi.
L’art. 2 definisce i concetti chiave: “attività spaziale”, “oggetto spaziale”, “operatore spaziale”, “autorizzazione”, “autorità responsabile”, “ASI”, “COMINT”, “costellazione satellitare”, “Stato di lancio”, tra gli altri.
Titolo II – Esercizio delle attività spaziali (artt. 3-14)
Ambito di applicazione e autorizzazioni
Le norme si applicano sia ad attività spaziali svolte in Italia, sia da soggetti italiani all’estero. Ogni attività richiede un’autorizzazione specifica (art. 4), che può essere rilasciata anche per intere costellazioni satellitari. È possibile il riconoscimento di autorizzazioni estere, in presenza di trattati o criteri equivalenti.
Requisiti e procedimento autorizzativo
Gli articoli 5 e 6 disciplinano i requisiti oggettivi (sicurezza, resilienza, sostenibilità) e soggettivi (condotta, capacità tecniche, solidità finanziaria, assicurazione, sistema anticollisione).
Il procedimento (art. 7) prevede una valutazione da parte dell’ASI entro 60 giorni e una decisione finale da parte dell’Autorità responsabile entro 120 giorni.
Modifiche, vigilanza e sanzioni
L’autorizzazione può essere modificata, sospesa o revocata (artt. 8-9).
Il trasferimento di attività è subordinato a nuova autorizzazione (art. 10).
L’ASI esercita la vigilanza (art. 11), anche con ispezioni e richiesta di documentazione. Sono previste sanzioni amministrative (fino a 500.000 euro) e penali (fino a sei anni) per violazioni (art. 12).
Le modalità attuative sono demandate a decreti del Presidente del Consiglio (art. 13).
L’ASI assume inoltre il ruolo di regolatore tecnico unico del settore (art. 14).
Titolo III – Immatricolazione degli oggetti spaziali (artt. 15-17)
Prevede l’istituzione di un registro nazionale per gli oggetti spaziali lanciati sotto responsabilità italiana (art. 15), gestito dall’ASI.
L’operatore è tenuto a fornire informazioni dettagliate sull’oggetto da immatricolare (art. 16).
Un registro complementare raccoglie dati su oggetti spaziali non immatricolati in Italia ma di proprietà o gestione italiana (art. 17).
Titolo IV – Responsabilità e assicurazioni (artt. 18-21)
Responsabilità degli operatori
L’art. 18 introduce una responsabilità oggettiva degli operatori per danni a terzi sulla Terra e in volo. La responsabilità resta anche in caso di dolo o colpa grave, salvo rare eccezioni.
Responsabilità internazionale e assicurazioni
L’art. 20 stabilisce che in caso di danni da parte di Stati stranieri, le vittime italiane possono ottenere il risarcimento dallo Stato italiano, che ha obbligo di azione.
L’art. 21 impone agli operatori una copertura assicurativa minima di 100 milioni di euro per sinistro, con possibilità di soglie ridotte per le start-up o attività a basso rischio.
Titolo V – Misure per l’economia dello spazio (artt. 22-31)
Piano nazionale e strumenti di sostegno
Il Piano nazionale per l’economia dello spazio (art. 22), aggiornato ogni due anni, definisce obiettivi strategici, sinergie pubblico-private, investimenti e formazione.
Il Fondo per l’economia dello spazio (art. 23), istituito presso il MIMIT, sostiene l’innovazione con contributi a fondo perduto fino al 70%.
Sviluppo infrastrutturale e mercato
Lo Stato promuove infrastrutture in orbita bassa, favorendo l’accesso non discriminatorio a dati e servizi (art. 24). È prevista, inoltre, una riserva nazionale di capacità satellitare per esigenze critiche (art. 25), gestita da soggetti UE o NATO. Si promuove poi, un uso efficiente dello spettro radio (art. 26).
Appalti, golden power e norme finali
L’art. 27 introduce misure per favorire la partecipazione di PMI e start-up negli appalti spaziali, come subappalti obbligatori e anticipazioni di pagamento.
L’art. 28 ribadisce la prevalenza delle norme sul golden power.
L’art. 29 abroga norme obsolete.
L’art. 30 chiarisce che gli oggetti spaziali immatricolati in Italia sono considerati territorio nazionale anche all’estero.