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SosTech. La guerra Disney-Netflix, che vuol dire per i consumatori?

di Giordano Rodda |

Disney dopo l'acquisizione della 20th Century Fox per 52 miliardi di dollari dichiara guerra a Netflix in attesa del lancio della propria piattaforma in streaming prevista per il 2019.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

La notizia era nell’aria da qualche tempo, ma l’ufficializzazione è fresca fresca: Disney, per la modica cifra di 52,4 miliardi di dollari, ha comprato nientemeno che la 20th Century Fox, di fatto segnando il congedo di Rupert Murdoch dal mondo dell’entertainment. Un’operazione di questo tipo non si conclude certo in men che non si dica, e dovrà passare al vaglio delle autorità antitrust: non è un caso che il CEO Disney, Bob Iger, abbia rimandato il suo pensionamento (inizialmente previsto per il 2019) al 2021, anche per concludere la maxi-acquisizione. Di fatto, ora il portafoglio di titoli e franchise del colosso è (ancora più) impressionante: ora ci sono anche i diritti della trilogia originale di Star Wars, oltre ad Avatar (il cui secondo episodio è atteso nei prossimi anni), i Simpson, gli X-Men (che potranno finalmente comparire negli altri film Marvel), la serie de L’era glaciale e moltissimo altro. In più, naturalmente, ci sono tutte le serie Fox, da This is us a Modern Family, e ancora diversi canali quali Fx e National Geographic. Qualcosa comunque rimarrà a Fox, come tutto il network Fox TV, in una nuova azienda creata per l’occasione.

La guerra a Netflix

Ma chi è il bersaglio numero uno in questa colossale campagna di acquisizioni? Nient’altro che Netflix, ovviamente, sempre più non soltanto alfiere della tv streaming (su SosTariffe.it potete trovare le offerte più convenienti per chi vuole godersi la televisione da qualsiasi dispositivo) ma produttore in proprio di contenuti. La sfida è aperta, considerando che proprio Netflix ha recentemente arruolato talenti del calibro di Martin Scorsese, Shonda Rhimes – creatrice, tra gli altri, di Grey’s Anatomy, Scandal e Le regole del delitto perfetto, nonché incontrastata signora della tv a stelle e strisce – e David Fincher, che con Mindhunter ha dato vita a uno dei prodotti più interessanti degli ultimi mesi.

Disney, infatti, sta poco per volta ritirando le sue ultime uscite dalla piattaforma di streaming più famosa del mondo in attesa di distribuirle sul proprio servizio che dovrebbe vedere la luce nel 2019. I nuovi Star Wars, tutti i titoli Marvel – che dominano ormai da anni il mercato dei blockbuster – e, naturalmente, i film d’animazione Disney e Pixar potrebbero quindi fare le valigie e costringerci (ancora) a un’ennesima sottoscrizione, già provati dagli abbonamenti multipli a Netflix, NOW TV, Amazon Prime o TIMvision pur di avere accesso a tutti i contenuti più interessanti in un’offerta decisamente frammentata.

Il destino di Hulu

Lo stesso Bob Iger ha confermato l’ipotesi di un ingresso a pieno titolo nel mercato della tv streaming affermando che le nuove acquisizioni, soprattutto in relazione ai network come FX e National Geographic, «rafforzeranno notevolmente la nostra offerta direct-to-consumer, già in crescita». Tra l’altro, l’acquisizione cambierà le cose anche per un altro dei maggiori servizi di streaming USA, ovvero Hulu, che per il 30% era di proprietà di Fox (quote che confluiranno nell’accordo). In quanto concorrente diretto, bisognerà vedere quali saranno le strategie di Disney al riguardo.

Secondo Eric Schiffer, CEO di The Patriarch Organization, «Netflix sta per finire sotto tiro se l’acquisizione si concretizzerà, perché ciò significa una violenta competizione in grado di operare allo stesso livello. Disney ha così a disposizione un’enorme quantità di programmazione per colpire Netflix alla giugulare in un periodo particolarmente rischioso».

Guerre (stellari) all’orizzonte

In altre parole, si aspetta la risposta di Netflix a una situazione potenzialmente in grado di cambiare le carte in tavola nel mondo dei contenuti televisivi. Quando lo scorso novembre Iger ha annunciato il lancio della nuova piattaforma Disney per il 2019, ha – non casualmente – lanciato un grosso sasso nello stagno, annunciando la nuova trilogia di Star Wars curata da Rian Johnson. Ancora, del nuovo palinsesto faranno parte la serie sempre sull’universo di Guerre Stellari e altre su Monsters & Co. e High School Musical. Ancora: un nuovo show Marvel, di cui ancora non si conosce il nome, e almeno 4-5 film originali che saranno esclusivi della piattaforma. Il passaggio da Netflix a Disney coinvolgerà un numero notevole di titoli, circa 500 film e 7.000 episodi di serie tv, per un’offerta di partenza già molto cospicua in un modo dove, ormai, a parità di prezzo tutti guardano i “gioielli della corona” (da noi è stato così di recente con TIMvision, che si è aggiudicata l’esclusiva per uno dei titoli più chiacchierati del 2017, The Handmaid’s Tale).

Come sarà la nuova piattaforma Disney

Per quanto riguarda il costo della futura piattaforma Disney – di cui si sa ancora pochissimo, soprattutto la data dell’eventuale sbarco in Italia – si è ipotizzato un canone intorno ai 7-8 euro al mese. Ma tutta questa varietà fa bene o fa male al mondo dello streaming televisivo? C’è chi ha qualche dubbio, considerando che in Italia, da una situazione di sostanziale monopolio fino a pochi anni fa (quando era Sky ad avere tutti i contenuti seriali più interessanti, insieme a contenuti originali girati con grande larghezza di mezzi, su tutti Gomorra e poi Young Pope), si è arrivati a un vero puzzle – di difficile risoluzione – che dà in qualche caso origine a veri e propri fenomeni, più che di binge watching, di binge subscribing: ci si iscrive per un mese al servizio e si guardano una dopo l’altra tutte le serie (e i film, e i documentari, e gli spettacoli comici e così via) per poi disdire l’abbonamento e passare ad altro nel mese successivo, riniziando poi da capo una volta finito il giro per aggiornarsi con le ultime novità di ciascuna piattaforma.

In più, la scelta di Disney rappresenta un altro pericolo: da un modello in cui si trovava di tutto un po’ ovunque, la strategia di offrire soltanto i propri prodotti, e in esclusiva assoluta, su una piattaforma proprietaria significa una possibile frammentazione molto dannosa per l’utente, che dovrebbe prima di tutto informarsi sulla casa di produzione e di distribuzione del titolo in esame e fare un lungo calcolo dei costi e benefici nella scelta di votarsi a un servizio rispetto a un altro.

Le scommesse sono aperte: rinunceremo a due o tre marche di “prodotto” tv in nome del portafoglio o ci rassegneremo a tornare a pagare come ai tempi della pay tv, almeno una cinquantina di euro al mese per avere un palinsesto completo?

Fonti: http://fortune.com/2017/12/14/disney-fox-hulu/

https://qz.com/1156596/disneys-deal-to-buy-fox-is-all-about-netflix/