Il rapporto

SosTech. Il web e gli italiani secondo l’Istat

di Giordano Rodda |

Nel 2016 cresce grazie al web la partecipazione degli italiani al dibattito politico, mentre crolla la fruizione culturale e la lettura dei quotidiani cartacei.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

È stato appena pubblicato dall’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica, il Rapporto Annuale 2017: La situazione del Paese, che come ogni anno traccia un bilancio sulla vita in Italia da diversi punti di vista. Visto che Internet fa parte della nostra vita, all’interno del rapporto non sono rari gli accenni alla Rete e al web, che forniscono materiali interessanti sui quali riflettere, a partire da un consumo culturale che si sposta sempre più verso le sue forme online e alla partecipazione politica utilizzando le potenzialità di una comunicazione online.

La partecipazione politica e il web

Uno dei settori dove il web è protagonista in Italia, secondo l’Istat, è quello della partecipazione politica: in particolar modo la partecipazione cosiddetta “invisibile”, quella che, più che di candidature in prima persone, si nutre di informazioni e dibattiti, discussioni (offline e online) e approfondimento.

Per quanto la disaffezione verso la politica sia un fenomeno molto diffuso – e non solo in Italia – la tradizione di partecipazione del nostro Paese non sembra ancora tramontare: più di 40 milioni di persone nel 2016 si sono informate sui fatti della politica italiana o hanno ascoltato dibattiti politici, cioè il 77,2% della popolazione sopra i 14 anni. Notevoli i distacchi tra le diverse classi sociali: il 92,2% della classe dirigente partecipa in forma invisibile al dibattito pubblico, contro il 55,3% delle famiglie a basso reddito con stranieri.

Sono proprio le modalità non convenzionali di approfondimento a risaltare nel rapporto Istat. L’11,2% degli abitanti sopra i 14 anni, nei primi tre mesi del 2016, ha espresso opinioni su temi politici e sociali su siti web, e il 5,2% ha partecipato a consultazioni o votazioni su temi sociali e politici. In totale, il 20,8% della popolazione di 14 anni o più che ha usato Internet negli ultimi tre mesi ha partecipato via web, in particolare categorie che solitamente sono escluse dalla partecipazione politica, cioè le donne e i giovani.

Meno divario di genere, più divario di classe

Il web, quindi, si conferma come uno strumento di grande importanza anche per avvicinare chi di solito o non si intessa alla politica o non trova lo spazio giusto per esprimere le sue opinioni. Come appare più che comprensibile, anche in questo caso la partecipazione è decisamente stratificata: se sono pochissime le famiglie di operai in pensione che partecipano via web (appena il 4,8%), la classe dirigente arriva al 21,4%, seguita a ruota dagli impiegati, al 20,5%. Una partecipazione, in altre parole, che risente fortemente di un divario generazionale e reddituale ma che annulla il divario di genere, addirittura con una leggera prevalenza della partecipazione femminile su quella maschile.

I contenuti culturali e la Rete

Il rapporto – come hanno del resto sottolineato diverse analisi che negli scorsi giorni se ne sono occupate – ha messo in mostra anche un fenomeno preoccupante, quello della riduzione dei consumi culturali mettendo a confronto i dati del 2008 (l’anno dell’inizio della crisi) e il 2016. In particolare c’è stato un vero e proprio crollo per la lettura dei quotidiani cartacei, con una diminuzione della quota di lettori assidui addirittura del 9,5% e del 12,7% di quelli occasionali.

La lettura dei quotidiani online è invece tutt’altro argomento. In Italia ci sono addirittura offerte ADSL e fibra (come quelle di Fastweb o di TIM: su SosTariffe.it si possono trovare le più convenienti) che propongono un accesso semplificato e conveniente ai giornali sul web, ma il fenomeno riguarda all’incirca tutti gli italiani, grazie alla diffusa gratuità dei contenuti e alla loro facilità di diffusione, anche per mezzo dei social. Oggi il 27,8% delle persone legge almeno una volta alla settimana un quotidiano online e il 14,7% lo fa tre volte a settimana, non soltanto contrastando la perdita ma facendo aumentare la platea di lettori. Per quanto riguarda invece gli e-book, di fronte a una diminuzione dei lettori cartacei (soprattutto quelli “deboli”, cioè che leggono solo un libro l’anno), i lettori di libri in formato elettronico salgono al 7,3% nel 2016.

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Il tempo libero dei giovani

I giovani, secondo l’Istat, tra i 3 e i 24 anni d’età hanno a disposizione poco più di cinque ore e mezza al giorno da dedicare alle attività di tempo libero, con un vantaggio di più di mezz’ora per i maschi (più che altro per il minor tempo dedicato alle attività di lavoro familiare).

Il rapporto ha analizzato anche il tempo complessivo dedicato all’uso del PC e della Rete, senza considerarlo in una delle tipologie specifiche di attività proprio perché ormai sono sempre di più le cose che si possono fare navigando sul web, dalla visione di contenuti video all’ascolto di quelli audio, passando per chat, videogiochi, shopping e conversazioni con varie modalità. In media i giovani dedicano 42 minuti del loro tempo a Internet, con percentuali più basse per classi sociali come le famiglie a basso reddito con stranieri ma anche della classe dirigente: ciò viene spiegato anche con la presenza maggiore di bambini di pochi anni in questi gruppi, visto che il tempo dedicato all’uso del PC e della Rete cresce con l’aumentare dell’età.

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Gli acquisti online

Riguardo alla spesa per i consumi culturali effettuata online, l’Istat ha rilevato che sono stati i viaggi a dominare il settore negli ultimi anni, in particolare quelli aerei e ferroviari, insieme ai servizi alberghieri. Meno di una persona su 10 si rivolge invece alla rete per acquistare online libri, giornale e riviste, e ancora più bassa la quota di chi compra film, musica o videogiochi.

Come fa notare l’Istat, sono dati da prendere cum grano salis anche perché l’acquisizione illegale di contenuti via web è una pratica molto diffusa, che fa ridurre l’acquisto ma non il consumo; inoltre esistono non poche alternative legali dove reperire materiali, grazie alla “diffusione di piattaforme per l’accesso temporaneo o parziale gratuito a contenuti musicali, fotografici, cinematografici o video, a opere letterarie o pubblicazioni non più coperte dal diritto d’autore o deliberatamente rese disponibili come beni comuni”. Anche per gli acquisti online la diffusione è maggiore per le classi con un reddito medio equivalente più alto della media.

Fonte: https://www.istat.it/it/files/2017/05/RapportoAnnuale2017.pdf