Tech Trend 2019

Smart city, il futuro della città passa per le persone e la capacità connettiva del territorio

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I 10 trend tecnologici e culturali per facilitare lo sviluppo delle smart city: puntare su connettività, soluzioni human-centric, sicurezza delle infrastrutture e più efficaci piattaforme per la gestione dei big data.

Le soluzioni tecnologiche per l’innovazione informatica e digitale delle nostre città cambieranno in maniera definitiva il nostro modo di vivere la quotidianità, il lavoro, il tempo libero, il relax casalingo, ma anche le nostre abitudini personali e la possibilità di esprimere tutte le possibili declinazioni della urban life. Articolo tratto dall’eBook gratuito di key4biz ’Tech Trend 2019‘.

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Grazie alla diffusione dei big data, delle piattaforme e dei servizi mobile e delle tecnologie analytics, nel 2018 sono state diverse le sperimentazioni portate avanti da pubblico e privato in partnership. Ora ci si attende che dal 2019 in poi le tecnologie smart city riescano ad affermarsi con maggiore decisione, entrando nelle agende digitali di Stati ed amministrazioni cittadine.

Non sarà semplice, perché non è solo una questione tecnologica, ma di governance, di competenze e di sicurezza. Fondamentale, in questo caso, è il ruolo dei decisori politici e delle autorità regolatorie, che in accordo con le amministrazioni locali, dovranno gettare le linee guida per pianificare ed integrare soluzioni tecnologiche e domanda di servizi.

Proprio dai servizi pubblici, dai trasporti alla sicurezza, passando per le utilities, le amministrazioni cittadine possono partire per realizzare la trasformazione digitale del tessuto urbano, focalizzandosi da subito sui big data e la condivisione in tempo reale delle informazioni (“real-time video/information sharing”).

In gioco c’è non solo la qualità della vita dei cittadini in un contesto metropolitano, ma la sicurezza fisica e virtuale delle infrastrutture, la salute dell’ambiente, la crescita e la competitività delle imprese e di un’intera città.

In quest’ottica, le tecnologie smart city su cui è più vantaggioso puntare, in termini di costi, sostenibilità, facilità d’uso e sicurezza, sono diverse. Kenn Dodson ne ha elencate alcune sul blog di Cisco.

Partendo proprio dai dati, dai big data, che rivestono ormai un ruolo centrale per la progettazione e lo sviluppo di nuove applicazioni dedicate ai cittadini e le aziende, un posto di primo piano ce l’hanno le piattaforme digitali, o “city-wide digital platforms”, che consentono di raccogliere, aggregare ed esaminare i dati provenienti da una pluralità di fonti (sensori).

Altro elemento chiave è la connettività. I punti di intersezione di questa capacità connettiva del territorio (connected intersection), che poi sono anche degli snodi per grandi flussi di dati, potrebbero divenire degli hub per il lancio di futuri servizi smart city.

L’edge computing tenderà col tempo a soppiantare il cloud computing, o comunque ad esso sarà frequentemente affiancato, con la possibilità di elaborare direttamente i dati raccolti “sul campo”, quindi avvicinandosi agli eventi stessi, quasi in real time, e alle tecnologie che monitorano l’ambiente (sensori, smart meters, smart device, telecamere, soluzioni M2M e molto altro).

Poi ci sono gli urban data, che confluiscono nei big data, e che, grazie alle tecnologie e le tecniche di analytics, ci consentono di realizzare mappe e cartografie del territorio urbano. Si tratta delle soluzioni GIS o Geographic Information System, che ci offrono la possibilità di analizzare una entità geografica sia per la sua completa natura geometrica (e simbolica) sia per il suo totale contenuto informativo.

Esempio ne è il progetto della Harvard Kennedy School “Data Smart city solutions”.

Le strade stesse devono essere una rete su cui circolano nuovi modelli di veicoli per la sicurezza pubblica, come ambulanze, auto della Polizia, mezzi dei vigili del fuoco e della protezione civile, dei veri e propri hub digitali, connessi in rete, dotati di dispositivi smart in grado di intervenire sul posto e da lì coordinare tutti gli altri interventi grazie proprio alla condivisione in tempo reale di video e informazioni con gli altri centri operativi.

Propedeutico a quest’ultimo punto è il concetto di connected vehicles, cioè dei veicoli connessi in rete. Qui fondamentale è lo sviluppo e l’utilizzo della tecnologia di connessione vehicle-to-vehicle (o V2V), per la comunicazione tra mezzi di trasporto e di intervento.

Al concetto di auto connessa si integra ormai quello di auto a guida autonoma, due idee di mobilità e trasporto che in futuro permetteranno alle amministrazioni locali e ai Governi di monitorare al meglio il traffico e la sicurezza sulle strade (degli automobilisti, dei motociclisti, di chi va piedi o in bicicletta, del veicolo stesso).

La capacità di comunicazione ed interazione deve inoltre svilupparsi tra i cittadini e la Pubblica Amministrazione (PA). In questo caso, la differenza la faranno le nuove reti di comunicazione, i device per la data e l’info sharing e le applicazioni per l’accesso ai servizi avanzati offerta dalla PA e dalle imprese collegate.

I veicoli connessi in rete si dovranno poi connettere, oltre che tra loro, anche con le infrastrutture pubbliche, ad esempio le strade (smart roads o smart highways), per dare la possibilità alle amministrazioni locali di raccogliere dati e informazioni, di intervenire sulle criticità in tempo reale e progettare miglioramenti strutturali.

Sviluppare un maggior senso di fiducia, appartenenza e collaborazione nei confronti delle piattaforme amministrative e i servizi offerti, soprattutto per quel che riguarda la raccolta dati, con la massima rilevanza del problema privacy.

Servono infine dei requisiti minimi per il passaggio da città tradizionale a smart city: dal numero degli alberi necessari al raggiungimento di un livello di sostenibilità ambientale accettabile al numero di chilometri di piste ciclabili, passando per il numero di punti di accesso WiFi e l’estensione delle aree pedonali.

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