I trend

Smart cities nel mondo, i driver principali per il 2016

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Internet delle Cose, mobilità sostenibile, autostrade dell’informazione, sharing economy, crowdsourcing: ecco i fattori chiave per lo sviluppo delle città intelligenti durante il prossimo anno secondo IDC. Il 90% delle città globali, nel 2016, farà uso di big data, droni, sensori, servizi M2M e soluzioni IoT.

Cercare di immaginare cosa potrebbe accadere nel panorama mondiale delle città intelligenti, nei prossimi anni, serve per fornire informazioni utili alle amministrazioni pubbliche, le aziende e le semplici associazioni di cittadini nel processo di innovazione degli ambienti urbani, nel miglioramento della qualità della vita di chi ci abita e nella promozione di nuovi modelli di business rispettosi dell’ambiente e basati su soluzioni di efficienza energetica.

A questo servono le stime che ogni anno IDC pubblica sotto il nome di ‘predictions’, documenti che cercano di tracciare la strada dell’innovazione dei progetti smart city ralizzati in ogni parte del mondo. Il Rapporto “IDC futurescape: worldwide smart city 2016 predictions” prova ad illustrare il probabile sviluppo delle iniziative smart city per l’anno nuovo, in diversi Paesi, a partire dai dati degli anni passati e dalle novità che durante gli ultimi 12 mesi sono uscite sul mercato.

Secondo IDC, il 15% delle città di tutto il mondo è pronto per la trasformazione in chiave smart cities. All’interno di questo trend le soluzioni Internet of Things per città intelligenti genereranno un giro di affari di 270 miliardi circa. Almeno un quinto del mercato IT sarà rappresentato da tecnologie e servizi basati sul cloud per città sostenibili (green cities). Il 45% di tale mercato sarà costituito da servizi e big data, orientato al settore finanziario, della sicurezza pubblica e dei trasporti pubblici urbani.

Tre gli elementi innovativi su cui bisognerà soffermarsi nei prossimi mesi:

  • il ruolo dell’Internet of Things nello sviluppo delle imprese e delle comunicazioni mobili M2M, dai droni alle tecnologie indossabili (wearables), fino alle automobili connesse in rete (connected cars);
  • la crescente rilevanza a livello di diffusione delle informazioni in ambito urbano, di social media, piattaforme crowdsourcing e modelli di sharing economy:
  • la conferma di una crescente attenzione del mondo della politica al tema smart cities (nei discorsi, nei programmi, negli annunci, nelle nuove misure).

IDC nel suo Rapporto ha individuato 16 diverse aree di intervento per la smart city, dai trasporti alla mobilità, dai servizi egovernment alla telemedicina, dall’innovazione sociale all’edilizia di nuova generazione, dall’efficienza energetica alla lotta all’inquinamento, per comprendere in che modo, in diverse città del mondo, tali progetti sono portati avanti da amministrazioni pubbliche e imprese.

Alla lista vanno aggiunte anche startup e pmi innovative, che subiscono la forza attrattiva di alcuni centri urbani in base a determinati fattori chiave, come il costo degli affitti degli uffici, la disponibilità di personale competente, incentivi fiscali, una comunità di investitori e altro ancora.

Nel 2016, secondo IDC, il 90% delle città di tutto il mondo farà uso di droni, sensori, piattaforme M2M per l’automazione e l’interconnessione di oggetti ‘intelligenti’, da cui raccogliere in tempo reale dati da elaborare e trasformare in informazioni.

Da questo scenario derivano due diverse situazioni: una in cui la sicurezza delle reti e delle infrastrutture urbane diventa di massima rilevanza, un’altra in cui la privacy dovrà essere regolamentata diversamente per assicurare a tutti riservatezza e allo stesso tempo accesso alle informazioni (utili poi a sviluppare servizi a cittadini e imprese).

Molte delle informazioni che viaggeranno nelle grandi autostrade per i big data proverranno proprio dai social media, dalle centinaia di milioni di mobile apps in uso ogni giorno, dalle piattaforme di servizi, dal crowdsourcing e altro ancora.