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SIAE in cerca di futuro. Sotto attacco dal M5S e in attesa delle decisioni dell’Antitrust

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La SIAE al centro di uno scontro che coinvolge oggi politica, imprese, pubblica opinione. È di pochi giorni fa la presa di posizione del M5S contro le condizioni di monopolio di fatto della società degli autori ed editori e intanto si aspetta il provvedimento dell’Antitrust, atteso per il prossimo 30 aprile.

La SIAE è da molti anni al centro di uno scontro tra conservatori, che intendono mantenere lo stato attuale di monopolio di fatto della Società, e innovatori, che ritengono sia più coerente avere un regime di mercato tra varie società di collecting (si chiama così l’attività di raccolta dei proventi da diritto d’autore e diritti connessi). Il ruolo in questione è un ruolo delicato, quello di intermediare il rapporto tra autori ed editori da un lato e utilizzatori commerciali dall’altro (TV, radio, cinema, musica dal vivo, per citare i settori di maggior evidenza).

Si è trattato, sino ad ora, di uno scontro il cui esito è stato sempre quello di riconoscimento del ruolo “forte” della SIAE, capace di una straordinaria resistenza ad ogni cambiamento strutturale del sistema, un’attitudine dorotea che ha assicurato lo sviluppo dell’ente al riparo da ogni dinamica di mercato o di competizione con altre collecting, come accade in tutto il resto d’Europa. Per citare alcuni esempi, in Germania operano 12 società di collecting e servizi, in Francia 22, in Belgio una molteplicità di società di gestione specializzate secondo la natura dell’opera da proteggere, in Ungheria 8 società. Unica eccezione l’Austria, che ha una sola società, con una condizione del tutto simile al caso Italiano.

Abolire il monopolio o riformare la SIAE?

In Italia l’attività della SIAE ha radici antiche in una legge del 1941. Insomma, tutto fermo e congelato per ¾ di secolo? Non proprio. Vi sono stati malumori e pressioni di cambiamento nel corso dei decenni, ma tutti morti sul nascere. Solo negli ultimi mesi si è aperto uno spiraglio. Si è aperta una falla con l’articolo 19 del decreto fiscale collegato alla Legge di Stabilità 2018, una soluzione che rappresenta una risposta all’Unione europea (anticipando possibili sanzioni), ma anche, forse, una prima liberalizzazione del settore. Ma con la tecnica del detto e del non detto. Da un lato afferma che la raccolta dei diritti non spetta più in forma esclusiva alla SIAE. Ma dall’altra apre solo a società che non abbiano scopo di lucro. Una soluzione di compromesso ispirata dal ministro Dario Franceschini, passato dal convincimento sulla necessità della rottura del monopolio alla utilità di una riforma della SIAE e del suo sistema.

Secondo alcuni la misura prevista in Legge di Stabilità è il solito contentino che con accorte gestioni esecutive può far riprendere a SIAE il terreno formalmente perduto solo per rispondere alle pressioni della UE. I fatti diranno se ciò corrisponda al vero o meno. Intanto volano stracci.

Oggi vi è infatti, sul mercato italiano, un altro soggetto del tutto minoritario LEA, non profit, che gestisce il catalogo di Soundreef, una collecting a cui si sono affidati circa 11.000 autori, tra cui Fedez, Gigi D’alessio, Enrico Ruggeri, J-Ax, 99 Posse ed altri.

La SIAE definisce LEA un’organizzazione telecomandata da una società a scopo di lucro che non rispetta la trasparenza, i controlli e gli obblighi imposti dalla legge… Sul versante opposto si ribatte… chi si permette di dire che LEA non è indipendente ne risponderà nelle sedi opportune…

Ma la vicenda non rimane chiusa nel perimetro dei soggetti di settore.

Si apre anche un fronte tra SIAE e SKY ITALIA, in cui la prima accusa la seconda di non onorare gli importi dovuti, specificando che in tal modo assume un atteggiamento conflittuale del tutto differente anche dalla stessa società in Germania, dove SKY avrebbe invece onorato ogni somma dovuta.

Verrebbe voglia di considerare perché mai in Germania tutto si sia svolto con tale millimetrica precisione teutonica, tenuto conto che in quel paese operano ben 12 società di collecting in competizione tra loro e non un unico soggetto monopolistico come in Italia. E allora se ne dovrebbe concludere che la condizione di monopolio non è quella attraverso cui si raggiunge la maggior efficienza nelle relazioni industriali e commerciali tra le parti.

Infine, come se non bastasse, lo scorso 10 aprile, ancor prima dell’avvio dei lavori della nuova legislatura, il deputato Sergio Battelli del M5S (ma anche tesoriere dell’organizzazione) deposita una proposta di legge per migliorare e liberalizzare il settore del diritto d’autore. “…Con questa proposta di legge –  ha dichiarato Battelli – ci proponiamo di concedere finalmente agli artisti la libertà di scegliere a chi e a quali condizioni concedere la tutela dei propri diritti…”. Secondo la proposta di Battelli, la SIAE dovrebbe essere trasformata in organo pubblico di controllo e vigilanza sulla corretta applicazione del diritto d’autore, abbandonando l’equivoca definizione statutaria di “ente pubblico economico a base associativa”, e Batelli non esita a definire la propria iniziativa come l’avvio di un percorso teso a dare una definitiva scrollata anche “…alle modifiche della scorsa legislatura che non hanno scalfito minimamente il monopolio della SIAE”.

E ora l’Antitrust

Ma l’intera vicenda potrebbe subire una definitiva sterzata in base alle ormai prossime risultanze dell’istruttoria aperta dall’Antitrust per verificare due eventuali condotte abusive:

  1. L’abuso di posizione dominante volto ad escludere gli operatori nuovi entranti dal complesso dei mercati della gestione e intermediazione del diritto d’autore;
  2. L’intesa anticoncorrenziale da parte dell’associazione AssoMusica nel mercato della concessione agli utilizzatori di licenze per i diritti di esecuzione pubblica di opere musicali allo scopo di boicottare le collecting diverse da SIAE e così mantenere le condizioni economiche esistenti a loro favore.

L’Antitrust ha deciso di avviare l’istruttoria valutando che “… i comportamenti della SIAE consistenti nell’offerta congiunta di servizi, così da includere servizi diversi da quelli rispetto ai quali può esser fatta valere una riserva ai sensi della normativa sul diritto d’autore, appaiono volti a preservare la posizione dominante detenuta dalla stessa, attraverso una interpretazione estensiva dell’art. 180 della legge sul diritto d’autore. Allo stesso modo, le condotte nei confronti delle collecting estere appaiono ricadere nel medesimo quadro di strategia di estensione della riserva legale ad aree che esulano dalla stessa. La stessa configurazione dei predetti mercati, quindi, è influenzata, allo stato, dallo specifico quadro normativo italiano e dalle condotte abusive poste in essere da SIAE…”.

Il procedimento è stato avviato a seguito di segnalazioni di alcune imprese che offrono in Italia servizi innovativi alternativi a quelli dell’incumbent nazionale, con l’obiettivo di verificare se le condotte di SIAE abbiano l’effetto di escludere ogni concorrenza dai mercati di indagine, ostacolando l’attività di nuovi entranti e riducendo nel contempo la libertà degli autori di scegliere a quale collecting affidare la tutela delle proprie opere o a cui chiedere servizi anche solo di carattere accessorio.

Il termine di chiusura dell’istruttoria AGCM è fissata al prossimo 30 aprile.

Vedremo come andrà a finire.

Ma nell’attesa si può però trarre qualche considerazione.

Il mondo è cambiato radicalmente, ma SIAE è sempre lì, con la sua anomala configurazione giuridica, uno strabordante personale, una consolidata cultura dorotea e un antico rapporto con la politica che ne ha fatto le sue fortune ma che oggi, alla luce di un cambiamento radicale dei tradizionali riferimenti, potrebbe riservare non poche sorprese.

Chi vuole schierarsi può farlo, oggi ha l’imbarazzo della scelta rispetto al passato.

Lo scontro è come sempre tra innovazione e conservazione, tra monopolio e competizione, tra provincialismo e mente aperta al confronto internazionale. E il risultato, quando non acquisibile sul campo perché qualcuno nasconde il pallone, può essere affidato alle autorità regolatorie e alla loro saggezza istituzionale.