Il David di Donatello 2016

Schermo&Schermo, quest’anno il David sia meno ‘snob’

di Carlo Macchitella, produttore televisivo |

Il cinema italiano non deve essere solo una sorta di turris eburnea per i soliti autori, ma anche qualcosa in cui tutti coloro i quali vanno al cinema si possano identificare e possano amarlo.

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I giurati del David si apprestano a formare in questi giorni la cinquina di nomi da cui poi, al termine di un ulteriore round di votazioni, verranno scelti i vincitori dei David di Donatello 2016.

Non sta certo a me in questa sede fare pronostici, previsioni, emettere giudizi o sentenze. Vorrei solamente delineare una speranza per il futuro, non tanto del prestigioso premio che Gianluigi Rondi gestisce da tanti decenni, ma per il cinema italiano stesso. La giuria del David, in questi anni, ha molto spesso premiato film belli, molto amati dalla critica, o da certa parte della critica, premiati a Festival, ma mai, o quasi mai, ha introdotto tra le variabili utili, se non necessarie, a vincere, il successo al botteghino.

Difficile cioè che una commedia o un film comico che abbiano ottenuto dei grandi risultati al box office e al passa parola tra il pubblico, abbiano raggiunto l’onore di alcune statuette. Molte volte si è preferito scegliere la strada sicura e tranquillizzante di premiare ad oltranza la stessa attrice o lo stesso attore, a prescindere dall’effettivo valore della loro interpretazione nel film per cui venivano premiati, piuttosto che avventurarsi a dare un riconoscimento ad un attore o un’attrice capaci di portare in sala milioni di spettatori. Nell’anno in cui però un film comico come Quo Vado raggiunge il top degli incassi della storia del cinema italiano ed una commedia come Perfetti Sconosciuti registra, non solo un incasso box office molto alto e il plauso del pubblico, ma anche il consenso quasi unanime della critica nei confronti della sceneggiatura, della regia e degli attori apparirebbe non solo utile, ma forse necessario per il futuro dell’industria del cinema italiano che il David si accorgesse di film come questi. Che premiasse non tanto e non solo il valore del film in sé, ma anche il significato che questi film possono avere, hanno avuto e hanno in prospettiva per il mercato, per l’immagine internazionale in termini di vendita, ma soprattutto per rafforzare il rapporto con il pubblico. Che il David cioè non solo e non tanto continui a premiare gli autori, ma che si soffermi anche su quei film che, senza per questo non essere di buona qualità, si rivolgono al mercato e al pubblico. Riaffermando la necessità che il cinema italiano non deve essere solo una sorta di turris eburnea per i soliti autori, ma anche qualcosa in cui tutti coloro i quali vanno al cinema si possano identificare e possano amarlo.