dossier

Salvini: eliminare il canone Rai. Letta commenta “Lega portavoce degli interessi Mediaset”

di |

Poca e superficiale attenzione al tema “cultura” nei programmi elettorali, ma rimozione totale sul futuro del servizio pubblico radiotelevisivo.

Edizione di giovedì 22 settembre del monitoraggio dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale IsICult per il quotidiano online “Key4biz” sul tema “cultura” nei programmi elettorali: oggi non si segnalano iniziative o sortite particolari, e si conferma la totale assenza – sui giornali non vicini al centrodestra – di ricaduta mediale dell’affollato incontro elettorale romano alla Sala Umberto di ieri l’altro martedì 20, di cui abbiamo riferito ampiamente ieri su queste colonne (vedi “Key4biz” del 21 settembre 2022: “Dossier “Cultura” nei programmi elettorali: altra puntata del monitoraggio IsICult”).

Alcuni lettori ci hanno segnalato che questa rimozione (totale) dell’iniziativa promossa dalla rivista destrorsa “CulturaIdentità”, dal suo direttore Edoardo Sylos Labini e da Giampaolo Rossi (ex membro del Cda Rai), confermerebbe come il sistema della comunicazione italico sia affetto da partigianeria: testate “mainstream” come il “Corriere della Sera” o “la Repubblica” possono ignorare completamente una simile iniziativa?! Riteniamo che queste dinamiche di “distrazione” ovvero “rimozione” non dovrebbero caratterizzare un sistema mediale equilibrato e testate che si fanno vanto di ampio pluralismo. In fondo, queste distrazioni / rimozioni finiscono per confermare le tesi del centrodestra sulla “egemonia” della sinistra a livello ideologico, nelle dinamiche di potere e di comunicazione…

Va segnalato – a cavallo tra “cultura” e “media” – che nelle tesi degli esponenti del centrodestra, emerge a chiare lettere una critica allo strapotere delle piattaforme, sia in termini economici (il famoso “value gap”, processo che trasferisce ricchezza sottraendola agli autori) sia in termini culturali (“l’idea che rifacciano ‘Il Gattopardo” in inglese mi fa rabbrividire… perché abdicare e dare le nostre tasse solo alle multinazionali straniere, che hanno a cuore un altro core business e una narrazione che non è la nostra?”, ha sostenuto martedì alla Sala Umberto Luca Barbareschi). È interessante osservare che una simile critica non sembra emergere in modo altrettanto netto nell’ambito del centrosinistra.

Estendendo il “perimetro” della nostra attenzione dalla “cultura” (intesa in senso stretto) al sistema dei “media” (che sempre “cultura” sono…), va segnalato che il leader della Lega Matteo Salvini ha deciso di cavalcare la battaglia demagogica contro il “canone Rai”: se prima ha sostenuto che andava eliminato dalla bolletta elettrica, ieri ha alzato il tiro ed ha dichiarato che va eliminato del tutto. Ha scritto su Facebook: “i comizi di sinistra sulla tv pubblica non debbono essere pagati dai contribuenti”. Indubbio il riferimento all’intervista di Marco Damilano, nel suo programma “Il Cavallo e la Torre”, andato in onda martedì sera su Rai3, al filosofo francese Henry Levi (che ha evocato il fascismo rispetto alle tesi del centrodestra), priva di contraddittorio, rispetto alla quale è insorto Maurizio Gasparri (Forza Italia): “l’Agcom deve esercitare il suo ruolo e intervenire per fermare la palese violazione della par condicio da parte del servizio pubblico. La sinistra televisiva considera la Rai una sua dependance, e questo è ormai intollerabile… Invece di attingere a professionalità interne, è stato dato l’incarico per la conduzione di un programma a un giornalista smaccatamente di parte. Quanto accaduto era prevedibile, ora spetta all’Autorità di vigilanza intervenire“, ha proseguito Gasparri, per il quale l’impopolarità del canone è colpa della stessa Rai, “che delegittima il canone mettendo in campo una realtà di parte, facendo pagare ai cittadini conduttori di sinistra”. “La Rai deve essere inclusiva e aperta a tutte le culture – ha aggiunto Gasparri – rimanendo sotto il controllo del Parlamento. che è la rappresentanza di tutti i pensieri, evitando di diventare una estrinsecazione dei governi che invece sono espressione di una parte”. Ieri Agcom ha reagito: il Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha esaminato le segnalazioni relative alla puntata, e ha ritenuto sussistente, con il voto contrario della commissaria Elisa Giomi, la violazione dei principi di correttezza e imparzialità sanciti dalle disposizioni in materia di par condicio. Ritenendo insufficiente per riequilibrare e sanare le violazioni riscontrate la messa in onda della puntata del 20 settembre, ha ordinato alla Rai di trasmettere, in apertura della prima puntata utile del programma, un messaggio in cui il conduttore comunichi che nella trasmissione del 19 settembre non sono stati rispettati i principi di pluralismo, obiettività, completezza, correttezza, lealtà e imparzialità dell’informazione…

“Sparata” di Salvini sull’abolizione del canone Rai, ma deserto di idee sui futuri possibili della Rai

In occasione di un comizio a Sassuolo (Modena) ieri pomeriggio Salvini ha dichiarato: “sulla bolletta della luce, grazie a Renzi, pagate un’altra tassa, il canone Rai”, e la Lega prende l’impegno di abolirlo “anche perché di pagare coi soldi di tutti i comizi di conduttori radical chic di sinistra come Fazio ne ho le scatole piene… Per qualcuno, 90 euro vuol dire fare un pranzo o una cena in più…”. Salvini ha anche annunciato una raccolta di firme online: “per sostenere l’abolizione del canone… Facciamo sentire la nostra voce“, chiede il leader della Lega, che ha lanciato la proposta domenica scorsa a Pontida.

Commenta ironicamente Marco Antonellis nell’edizione odierna di “Italia Oggi”: “non sapendo che cosa dire di nuovo, Salvini e Letta litigano anche sull’abolizione del canone tv della Rai”.

Secondo la ricostruzione di Carmelo Caruso su “il Foglio” di oggi, pochi minuti dopo la rinnovata sortita di Salvini, sarebbe scattato un “piano di allarme” a Cologno, promosso da Fedele Confalonieri e dalla sua fiduciaria Gina Nieri (soprannominata “Nostra Signora Televisione Privata”), che si sarebbe concretizzato anche con una telefonata di Silvio Berlusconi a Igor De Biasio (consigliere di amministrazione Rai “in quota Lega”).

In effetti, se è vero che Enrico Letta ha reagito con un “Salvini è portavoce degli interessi Mediaset” (ed anche Nicola Fratoianni dell’Alleanza Verdi Sinistra si è espresso sostanzialmente in modo simile), non si deve essere titolari di un master in scienze della comunicazione per comprendere che una ipotetica eliminazione del canone Rai, ed il rafforzamento delle chance di raccolta pubblicitaria di Viale Mazzini determinerebbero una alterazione profonda dall’attuale assetto del mercato italiano. Non a vantaggio del Gruppo Mediaset.

Insomma, sbaglia proprio, il Segretario del Partito Democratico, nel sostenere una simile tesi, totalmente infondata alla luce dell’attuale economia del sistema mediale italiano.

Anzi, paradossalmente, la proposta di Salvini va contro gli interessi Mediaset. Ed il chiarimento parrebbe ci sia stato, tra Lega e Cologno: quella di Salvini sarebbe stata soltanto una “sparata” (anzi, una… “salvinata”). Una sortita elettorale insomma, semplicemente per acchiappar voti.

Matteo Renzi ha sostenuto: “abolire il canone Rai? Salvini spara boutades… ne spara una al giorno”.

Il senatore Roberto Calderoli, Vice Presidente del Senato, ha commentato: “sulla Rai, il vero e unico conflitto d’interessi è quello del Pd, con tutti i suoi conduttori e funzionari che scambiano il servizio pubblico con una tv di partito… Caro Letta, per la serie un ‘bel tacer…’”.  

Sempre effervescente la reazione di Michele Anzaldi, deputato di Italia Viva (che non è stato ricandidato al Parlamento) e Segretario della Commissione di Vigilanza Rai: “Salvini lancia la petizione per abolire il canone Rai? Allora dimostri che non è una semplice sparata elettorale a 3 giorni dal voto: dica cosa vuole tagliare, dove vuole ridurre gli sprechi. Partiamo dai direttori dei tg. La Rai è l’unica tv al mondo con 8 testate giornalistiche: quali verranno tagliate o accorpate? Salvini è d’accordo con la Newsroom unica che farebbe risparmiare 70 milioni? I direttori, secondo Storace quasi tutti riconducibili al centrodestra, Salvini vuole tagliarli? Sangiuliano al Tg2, Petrecca a Rainews Casarin al Tgr, Mariella a Isoradio, Preziosi a Rai Parlamento, Maggioni al Tg1, Orfeo al Tg3, Vianello al Gr: Salvini è pronto a nominarne solo uno invece di otto? In questi 5 anni, la Lega è stata sempre in maggioranza in Rai, ha avuto il presidente con Foa, ha guidato la commissione Trasporti competente sulla tv con Morelli promosso anche a Viceministro, ha avuto un folto gruppo in Vigilanza guidato da due parlamentari esperti come Tiramani e Capitanio: perché non ha mai neanche lontanamente sfiorato la questione del taglio al canone? Quali tagli agli sprechi sono stati fatti? Quante assunzioni esterne, invece, sono state fatte proprio in quota Lega?”.

Quel che è vero è che nessuno (si ribadisce: nessuno) durante questa campagna elettorale che volge al termine ha prestato attenzione al futuro della Rai. Incredibile, ma vero. Tema scabroso?! Confusione strategica? Ignoranza sovrana?!

Da segnalare che anche il grande tema del “diritto d’autore” – così come dei futuri possibili della Siae Società Italiana degli Autori ed Editori – è stato rimosso completamente dalla campagna elettorale.

Mei (Meeting delle Etichette Indipendenti): alcune proposte interessanti per l’agenda politica del Parlamento che verrà

Da segnalare che ieri è apparso sulla scena politico-culturale italiana un interessante documento propositivo, in verità un po’ tardivo rispetto alla campagna elettorale in corso.

Il Meeting delle Etichette Indipendenti (Mei) ha lanciato un appello ai giovani affinché vadano a votare, per poter incidere nei risultati elettorali, ed ha chiesto di aprire un “tavolo di lavoro” immediato col Governo, sui problemi del settore musicale.

Alcune delle istanze del Mei sono stimolanti, e riteniamo opportuno soffermarci su di esse: “per i giovani nel settore musicale serve”:

  • equo compenso di “royalties” e diritti dai grandi monopolisti distributori della musica digitale in Italia (YouTube, Spotify…) ai giovani indipendenti, esordienti ed emergenti: a fronte, infatti, di un aumento di fatturato di tali piattaforme multinazionali, paradossalmente diminuiscono drasticamente gli introiti per i giovani, i piccoli, gli esordienti, inserendo paletti e false concorrenze che impediscono a giovani e piccole realtà di ricavare una minima economia di sostentamento dall’uscita di nuove produzioni, come accadeva invece un tempo con il mercato fisico. Tutto il fatturato resta in mano ai proprietari delle piattaforme che pagano in maniera equa solo i “big”;
  • fondi Pnrr ai giovani per attivare piattaforme digitali culturali “made in Italy” e “made in Europe”, che contrastino le piattaforme multinazionali;
  • Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus): riconoscimento e sostegno dei festival pop e rock all’interno del Fus; vi è oramai su questo un ritardo ultraventennale, che lascia fuori tali realtà, che non riescono ad accedere in modo sistematico e come settore;
  • Ministero della Cultura: attivazione di una Direzione Generale della Musica con un “tavolo di lavoro istituzionale ufficiale” della Musica, con tutte le voci comprese quelle piccole e giovani;
  • Governo: realizzazione di un Ministero dei Giovani, con portafoglio;
  • Riconoscimento di patrimoni popolare musicali a livello Unesco (come il liscio e altri) tornati ad essere fenomeno di interesse anche per i giovani;
  • Rai: fare accordo Governo-Rai per spazi tv radio e web pubblico per artisti totalmente indipendenti oggi produttori dell’80 % della musica in Italia, per lo più realizzata da “under 30”, ma totalmente esclusa da ogni fascia della Rai pubblica;
  • come per il Cinema e il Teatro e gli altri settori, patrocinare una “Vetrina Nazionale delle Nuove Proposte Musicali” provenienti dal mondo dell’autoproduzione, e favorirne l’esportazione all’estero in una sorta di Erasmus musicale;
  • sgravi senza limiti in basso e con limiti in alto (solo aziende nazionali) per sgravi video, “Card 18”, “Art bonus” anche per i festival; “Scia” facilitata;
  • porre i grandi istituti di raccolta di diritti come Siae, Nuovo Imaie e Scf al servizio degli esordienti e delle piccole realtà, fornendo supporti e sostegni anche a coloro che realizzano in avvio un bassissimo fatturato, e per questo va sostenuto con produzioni, tour, festival, estero, etc.  

Il Mei propone anche altri interventi a livello regionale e locale…

Nonostante i “sold out” dei grandi eventi, la reale ripartenza per il settore dei piccoli e medi eventi musicali indipendenti si preannuncia ancora più dura e difficile del previsto. Vengono offerti da Mei alcuni dati (la cui fonte non viene precisata né la metodologia adottata per le stime): il settore “live” registrerebbe un calo del 30 % a livello di operatori, artisti e lavoratori in regola, rispetto a 3 anni fa; la chiusura di 1 club dal vivo su 2; la non ripartenza di almeno 1 festival e “contest” ogni 3; un calo di introito fino a meno del 70 per cento per quanto riguarda i piccoli editori e produttori musicali indipendenti italiani, con il rischio chiusura per 1 su 3; un minore incasso dei “live” fino a una media del meno 90 per cento per tantissimi operatori e promoter indipendenti…

Ci si domanda perché queste proposte, e dati e tesi non siano state sottoposte qualche settimana fa, ad inizio della campagna elettorale, ai vari candidati delle coalizioni partitiche.

“Lettera aperta” dell’Adei (Associazione degli Editori Indipendenti Italiani)

Ed è anche curiosa un’altra sortita… “last minute”: questa mattina Marco Zapparoli, Presidente di Adei Associazione degli Editori Indipendenti Italiani, ha pubblicato una “lettera aperta” alla futura Ministra o Ministro della Cultura e al futuro Governo, nella quale sottolinea l’importanza di non disperdere il lavoro svolto per il Disegno di legge sul libro, provvedimento necessario per la vitalità e la sopravvivenza di un settore, quello editoriale, di primaria importanza culturale, sociale ed economica. In particolare, si evidenzia che “tutti gli editori, non solo gli ‘indipendenti’, sono consapevoli che senza un intervento organico e urgente da parte dello Stato non si può garantire solidità al comparto”. Per questo, è necessario “non disperdere il prezioso lavoro svolto e giungere presto a una Legge è decisivo e, ripetiamo, molto urgente per chi ha a cuore il futuro della cultura in questo PaeseMi rivolgo a voi a nome di quella parte di editoria libraria italiana che negli ultimi anni ha contribuito in modo decisivo alla crescita del settore, in termini di innovazione, ricerca, creatività. L’editoria ‘di progetto e innovazione’, per usare un’espressione più diffusa l’editoria indipendente, che non fa parte di grandi gruppi vale ormai la metà del mercato del libro: ed è rappresentata da Adei, Associazione degli Editori indipendenti. Segnala Zapparoli: “quella del libro è l’industria che genera maggior fatturato, di riflesso maggior lavoro – diretto e indotto – in tutto il comparto della cultura. Cinque volte il valore del settore musicale, sette quello del cinema, solo per fare due esempi” (anche su queste stime, IsICult manifesta perplessità, ma si tornerà presto sull’argomento).

Da osservare il silenzio totale da parte di altri “stakeholder” del sistema culturale italiano: dall’Agis all’Anica all’Apa

Di fatto, l’unico documento propositivo da parte degli “attori” del sistema è quello promosso da ArtLab (di cui abbiamo ben riferito su queste colonne).

Insomma, va riconosciuto: se è vero che “la politica” non si è mostrata particolarmente sensibile al tema “cultura”, è altrettanto vero che gli stessi esponenti del sistema culturale italiano non si siano granché dati da fare per presentare loro piattaforme di istanze ai parlamentari che verranno…

Candidati ed esclusi eccellenti (già membri delle Commissioni Cultura di Camera e Senato)

Infine, una segnalazione su chi verosimilmente entrerà in Parlamento: si prevedono “commissioni Cultura”, a Montecitorio ed a Palazzo Madama, ben diverse rispetto a quelle precedenti.

Molti i nomi illustri (ed i parlamentari appassionati sul tema “cultura”) che sono stati esclusi dalle liste: abbiamo già segnalato che inspiegabilmente non ci saranno esponenti ben attivi del Partito Democratico, come Flavia Nardelli Piccoli (già Presidente della Commissione Cultura della Camera) e Valeria Fedeli (già Ministro dell’Istruzione e impegnata anche in materia Rai); altresì dicasi per l’altra “dem” Rosa Maria Di Giorgi; per Riccardo Nencini del Partito Socialista; per Francesco Giro di Forza Italia; per Michela Montevecchi del Movimento 5 Stelle; per Michele Anzaldi di Italia Viva…

A fronte dell’incontestabile impegno di questi parlamentari, è veramente incomprensibile che la loro esperienza venga dispersa, ma – come è noto – “i giochi” della partitocrazia italica non brillano né per meritocrazia né per trasparenza.

L’agenzia stampa specializzata AgCult ha elaborato un quadro di sintesi, che qui riproduciamo opportunamente:

Commissione Cultura della Camera

Commissione Cultura del Senato

Le precedenti “puntate” del dossier curato da IsICult per “Key4biz”, sul tema “cultura” nei programmi elettorali:

21 settembre 2022

20 settembre 2022

19 settembre 2022

16 settembre 2022

1° settembre 2022

12 agosto 2022